Un profeta postmoderno
Un libro che ci accompagna alla conoscenza di un filosofo in difesa delle fasce più deboli della popolazione.
Ivan Illich (1926 – 2002) si forma come sacerdote cattolico in contatto con il circolo romano del filosofo Maritain. Attivo nell’apostolato delle Chiese nordamericane e latinoamericane, viene pian piano maturando una radicale critica di quelle che sono le istituzioni più significative dell’era moderna: la scuola, il sistema sanitario, l’economia…
Uno dei testi più “scandalosi” di quello che diventerà il “caso” Illich è il Lato oscuro della carità, una riflessione al vetriolo sui forti legami esistenti tra la politica nordamericana e la presenza della Chiesa nell’America latina. Gli uomini e il denaro inviati per motivi missonari sono, nello stesso tempo, portatori di una visione cristiana e di un messaggio politico stranieri.
Quali le conseguenze negative, per la Chiesa latinoamericana, di questo “aiuto”?
Se consideriamo che una delle fonti più importanti per la raccolta dei fondi da destinare all’attività missionaria proviene dalle imprese private nordamericane, possiamo facilmente dedurne che esse si assicurano, in tal modo, un duplice bonus: pubblicità e indottrinamento dei poveri allo stile di vita nordamericano. In questo modo, la Chiesa, spesso, ha cessato di parlare in nome dei poveri, divenendo l’agenzia “ufficiale” di un certo progresso sociale. I campesinos sono diventati dei consumatori da soddisfare, affievolendone così le speranze e rafforzandone le aspettative. Ed è proprio a questa trasformazione antropologica che il saggio Rinascita dell’uomo epimeteico è dedicato: la speranza indica una fede ottimistica nella bontà della natura e concentra il desiderio su una persona dalla quale attendiamo un dono; l’aspettativa, invece, è contare sui risultati programmati e controllati dall’uomo attendendo la soddisfazione da un processo prevedibile. L’uomo contemporaneo tenta di creare il mondo a propria immagine, di costruire un ambiente prodotto totalmente da se stesso, accorgendosi, poi, che può farlo solo se continuamente muta se stesso per adattarsi al proprio mondo artificiale.
Ed è qui che entrano in funzione le moderne istituzioni sociali, che tutto programmano, persino i desideri e le paure.
Nei saggi Il mito dell’istruzione, la Sfera educativa e Testo e Università, il nostro autore sostiene e motiva l’assurdità dell’istruzione obbligatoria. La scuola pubblica obbligatoria per tutti ha fallito in quello che doveva essere il suo obiettivo principale, cioè l’emancipazione delle classi più deboli. Non solo gli appartenenti alle classi più povere della società mediamente conseguono titoli di studio inferiori rispetto ai ricchi, ma a ciò si è aggiunta la loro colpevolizzazione, e il loro crescente senso di inadeguatezza e, in ultimo, di emarginazione. Masse ocea-niche di individui allevati nel mito dell’uguaglianza che, alla fine, scoprono con amarezza che si trattava, appunto, di un mito, e che “l’ascensore sociale-scuola” non funziona. Non solo le disuguaglianze sociali restano intatte, ma a chi rimane indietro viene insegnato che ciò è dipeso da lui!
[…] L’alternativa più radicale alla scuola dell’obbligo sarebbe una rete, o un servizio, che offrisse a ciascuno la stessa possibilità di mettere in comune ciò che lo interessa in quel momento con altri che condividono il suo stesso interesse. Con le sue provocatorie riflessioni Illich vuole scuotere le coscienze, nella consapevolezza che non si può cambiare il mondo senza cambiare le coscienze: la società conviviale, alternativa all’attuale società consumistica, richiede di rinunciare ai bisogni indotti dalla attuale struttura economica consumistica. Illich non ci invita a sperare in un mondo migliore, ma a ragionare sui mali della società industriale per intraprendere un cammino di liberazione dal dominio dei falsi bisogni.