Fuori da Guantanamo?
Con vecchi detenuti e nuove reclusioni.
La denuncia di Amnesty International.
“Is death the only way out?”. È la morte l’unica via d’uscita da Guantanamo? Su 166 prigionieri rimasti, un centinaio hanno intrapreso negli ultimi due mesi lo sciopero della fame – circa 30 sono sottoposti ad alimentazione forzata – per protestare contro l’incubo immobile di una “detenzione indefinita”, che dura da più di 11 anni, nella quasi totalità dei casi senza motivazione dichiarata e senza processo. E vissuta in condizioni disumane di isolamento, costrizioni fisiche, privazioni e clima di violenza costanti e con numerosi casi di tortura accertati nel tempo. Vulnus senza precedenti nella storia del diritto occidentale, questo supercarcere speciale extraterritoriale e extragiudiziale ha visto arrivare, dopo l’11 settembre, 799 persone arrestate in vario modo in Afghanistan, ma non tutti afghani, che sono stati trattenuti in spregio ad ogni procedura giuridica corretta: non “prigionieri di guerra” sotto la Convenzione di Ginevra, non accusati formalmente di terrorismo e quindi da processare, ma “nemici combattenti”, qualifica inventata per loro, per giustificare l’arbitrio assoluto. Si è scoperto nell’aprile 2011, grazie alla pubblicazione dei file riservati diffusi da fonti anonime – e anche Wikileaks – che molti erano contadini, professionisti, presi casualmente in una retata. C’erano anche un vecchio di 89 anni e una ventina di minori. (The Guantanamo Dockets è il titolo del dossier del New York Times, consultabile onlline).
Guantanamo è la grande promessa tradita di Obama. Le sue dichiarazioni e l’ordine di chiusura da lui firmato nel 2009 si sono sempre risolti con un nulla di fatto: per l’opposizione del Congresso, a suo dire. In questi anni sono stati trasferiti circa una settantina di detenuti – 500 sotto Bush – ma per 86 di quelli rimasti era già pronto il decreto ed è stato bloccato. Intanto c’è stato un altro decesso –sono 9 in tutto i morti accertati. Nell’ultimo, attesissimo discorso di fine maggio, Obama ha ribadito la sua volontà di chiudere Guantanamo – “non è necessario alla sicurezza degli Usa, è il contrario di quello che noi siamo”, aveva detto già il 30 aprile – ma nell’ambito di un discorso sul controterrorismo che presenta aperture insieme a gravi conferme della linea secondo la quale per la sicurezza tutto è lecito.