Un mondo al nucleare
Sulle armi nucleari si sta giocando un gioco vergognoso, alle spalle dell’opinione pubblica mondiale e con la totale complicità dei mass media. Per un verso, infatti, esse vengono utilizzate da Washington come pretesto, o come ariete, contro quelli che unilateralmente definisce rogue states, per attuare il proprio terrorismo con il pretesto del terrorismo (le vittime in Afghanistan e in Iraq superano enormemente quelle delle Twin Towers); mentre invece l’arsenale (nucleare, chimico, batteriologico, missilistico) di Israele costituisce un tabù (un “segreto di Pulcinella”, anche se le informazioni importanti sono top secret) che nessuno al mondo è disposto a smascherare e denunciare, e lo stesso segreto copre i piani nucleari statunitensi, che mirano a perpetuare la minaccia delle armi nucleari e a cancellare la fondamentale demarcazione tra guerra “nucleare” e “convenzionale”.
D’altra parte lo spettacolare movimento per la pace,
Nel corso della missione a Teheran dei Ministri degli Esteri di Francia, Gran Bretagna e Germania per tentare di risolvere la crisi internazionale scatenata dal programma nucleare iraniano, l’Iran è sembrato disponibile a firmare il cosiddetto protocollo aggiuntivo al Trattato di Non Proliferazione nucleare, che consente controlli più stringenti e senza preavviso sui siti nucleare sospettati di attività militari non dichiarate.
Alcuni diplomatici hanno riferito che in cambio della collaborazione iraniana con l’AIEA, i ministri della Ue offriranno all’Iran assistenza per lo sviluppo di un programma di energia nucleare a scopi civili.
Il discorso è molto complesso, e un’informazione completa coinvolge molteplici piani: l’aspetto “tecnico” del nucleare (che lega indissolubilmente il cosiddetto “civile” e il “militare”); lo stato attuale (per quanto è dato saperne) degli arsenali e dei progetti mondiali; la storia del nucleare, dal “Trinity Test” del 1945 (che fece esclamare a Oppenheimer “La fisica ha conosciuto il peccato”) ai loschi affari, in gran parte ancora da scoprire (e classified), che hanno portato alla effettiva proliferazione planetaria; nonché i trattati internazionali che, se hanno effettivamente ridotto l’assurda consistenza degli arsenali strategici della Guerra Fredda (quella logica delirante dell’“equilibrio del terrore” e della “distruzione mutua assicurata”: che peraltro ci salvò dall’olocausto nucleare), mantengono un carattere ambivalente, che lascia ampio spazio a un esasperato sviluppo di testate assai più pericolose.
Del resto, il Trattato più importante, di Non Proliferazione (TNP), è un trattato assurdo, che legittima le bombe degli Stati “nucleari”, mentre vieta a coloro che non le hanno di farsele: a ogni scadenza quinquennale di riconferma del trattato questi ultimi infatti si irrigidiscono e pretendono solenni dichiarazioni dell’impegno a eliminare gradualmente ma definitivamente queste armi, che vengono regolarmente disattese dalle potenze nucleari (e alla proliferazione “verticale” di queste si somma quella “orizzontale”, ad altri Stati; Israele, India e Pakistan non aderiscono comunque al TNP).
Quei loschi intrecci
Nel dopoguerra gli Usa hanno promosso (direttamente o tramite Stati intermediari, soprattutto la Francia, per aggirare veti del Congresso e le leggi federali) programmi nucleari militari in tutto il mondo, per vincolare altri Stati alla loro
C’è chi sostiene che i test pakistani del 1998 testarono anche una testata iraniana (e quelli indiani una israeliana). Il primo Paese a cui Washington nel dopoguerra volle dare la bomba fu Israele, che aveva le capacità tecniche (i fisici ebrei erano stati fondamentali nella realizzazione dell’atomica americana) ma non quelle industriali: così fece in modo che gli Israeliani realizzassero la bomba francese, poi Parigi realizzò negli anni ‘60 il centro di Dimona e l’arsenale israeliano; che indubbiamente è stato poi alimentato con le testate più moderne. Nel 1973 Israele giocò apertamente il ricatto nucleare. In queste iniziative di Washington (dirette o attraverso triangolazioni) moltissimi Stati hanno acquisito capacità nucleari: anche se non detengono materialmente testate (come la Germania), le hanno costruite in altri Paesi. Documenti ufficiali dell’Onu riconoscono che ben 44 Paesi dispongono delle capacità tecniche per sviluppare armi nucleari (cfr. box).
Gli USA sono stati quindi i principali responsabili della proliferazione nucleare.
Occorre fare una precisazione. Nel caso delle grandi potenze, si contano solo gli arsenali strategici, dotati cioè di missili balistici a largo raggio, capaci di arrivare sul territorio nemico (intercontinentali). Le armi nucleari tattiche (a medio raggio) – che avevano costituito un contenzioso fin dalla crisi dei missili a Cuba del 1962, poiché quelle statunitensi basate in Turchia potevano colpire il territorio sovietico – furono rimosse (“Euromissili”) con il Trattato INF (Intermediate Nuclear Forces): però questo trattato, a differenza dei successivi trattati START per la riduzione delle armi strategiche, non prevedeva la distruzione delle testate. Sia la Russia che gli USA conservano quindi sicuramente un numero imprecisato di testate tattiche che all’occorrenza possono essere rimontate. Gli arsenali delle nuove potenze nucleari (India, Pakistan) comprendono per ora missili balistici a medio raggio: ma la missilistica sta facendo progressi rapidissimi ovunque, alimentati dal commercio incontrollato di armi e di tecnologie militari.
Note
Università di FirenzeLa riflessione del prof. Baracca proseguirà nel prossimo numero di dicembre di Mosaico di pace, dicembre 2003.