Finanziaria: cooperazione addio?
Anche quest’anno la Legge Finanziaria disegnata dal nostro Governo sembra confermare la tendenza a un continuo abbassamento dei fondi destinati alla cooperazione internazionale.
Innanzitutto viene inclusa la proposta di tagliare del 15% i fondi destinati all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo (APS) rispetto allo stanziamento per l’anno 2003 riducendo a 518 milioni i già esigui fondi per la cooperazione. Inoltre, ancora una volta questo stanziamento è gonfiato dalla contabilizzazione dei 100 milioni di Euro per il Fondo alla lotta all’AIDS e dei fondi destinati alla cancellazione del debito. Contemporaneamente viene prevista l’istituzione di un Fondo di riserva di 1.200 milioni di Euro per provvedere a eventuali esigenze connesse con la proroga delle missioni internazionali di pace: ciò che avevamo evitato a luglio, bloccando lo storno di fondi destinati alla cooperazione per finanziare la missione in Iraq, viene dunque riproposto in questa Finanziaria con uno stanziamento di 4 volte superiore.
Il Governo giustifica il mancato aumento delle risorse con la difficile congiuntura economica attualmente in atto, eppure la situazione economica internazionale non era certo migliore quando a Monterrey l’Italia si era impegnata a stanziare nel 2004 lo 0,27 del PIL a favore dell’APS. È una mancanza di serietà verso di noi italiani, ma anche nei confronti dei partner internazionali, una gravissima marcia indietro, attuata per di più durante il semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea. E poi, altri Paesi europei hanno addirittura aumentato i fondi destinati alla cooperazione internazionale.
Ai parlamentari è stato chiesto di promuovere una serie di emendamenti alla legge Finanziaria. In particolare abbiamo chiesto che:
i fondi destinati all’Aiuto Pubblico allo Sviluppo vengano portati da 0,19 a 0,27% del PIL,
venga abolito il Fondo di riserva di 1.200 milioni di Euro destinato alle cosiddette missioni internazionali di pace,
vengano inserite misure di defiscalizzazione per i volontari impegnati in progetti di ONG e nei progetti di Servizio Civile,
il meccanismo della cosiddetta de-tax venga sostituito dall’introduzione della defiscalizzazione delle donazioni in favore delle ONG fino al 10% del reddito imponibile,
le risorse necessarie per gli impegni di cui sopra vengano reperite con meccanismi quali la tassazione sulle speculazioni finanziarie (la Tobin Tax), riguardo alla quale alcuni disegni di legge sono già stati depositati in Parlamento.
A tutto ciò si aggiunge il fatto che il Governo ha previsto di creare un fondo ex novo di 160 milioni di Euro provenienti dagli stanziamenti per la cooperazione internazionale non spesi negli ultimi tre anni. Una somma resasi disponibile, secondo il Vice Ministro al Commercio Estero Urso, in seguito alla scadenza della legge triennale che prevede che una percentuale dei fondi (il 20%) non utilizzati dalla cooperazione per lo sviluppo possa essere “riutilizzata”, e che sembra destinata ad aumentare dal 25 al 49% il sostegno della Sace alle iniziative imprenditoriali italiane, in particolare nei Balcani e in Cina.
A questo punto sentiamo di subire, oltre il danno, anche la beffa: come ONG non solo non abbiamo ricevuto i fondi stanziati per la cooperazione, ma non possiamo nemmeno fare affidamento su queste risorse per i prossimi anni. È in atto una progressiva commercializzazione della cooperazione e il concetto sempre più dominante del “legamento degli aiuti” va a sommarsi al disimpegno manifestato per le tematiche della cooperazione. La cooperazione internazionale sembra dunque sempre più estromessa dalla politica italiana e a farne le spese saranno, ancora una volta, i poveri del Sud del mondo.
Presidente Associazione ONG Italiane