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Un abile per la pace

Massimo Toschi testimone della nonviolenza possibile, dalla politica alla cooperazione percorre le strade difficili della costruzione della pace oggi. E le narra in un libro.
Maria Rosaria Salvini (Punto Pace Pax Christi Milano)

Al convegno della Reatech in Fiera Milano City, su Accessibilità Inclusione Autonomia (10-12 ottobre 2013), in un angolo, era allestita un’area chiamata “Agorà”, che della piazza, a parte la copertura, ha proprio tutto: la transitorietà, l’occasionalità, e, soprattutto, il rumore. In questo spazio, Massimo Toschi ha presentato il suo ultimo libro: Un “Abile per la Pace” (ed. Jaka Book).

Dalla piccola pedana il professore esordisce dicendo che i disabili oggi sono molto visibili e possono fare tutto, anche lo sport, però la politica per loro è ancora un tabù. La sua esperienza, invece, risiede proprio là, in politica in cui coniuga il suo storico impegno per la pace. Racconta al pubblico la sua storia personale, la scuola fequentata senza alcun privilegio o attenzione particolare, il liceo e gli anni universitari.

E poi la politica, la collaborazione con la regione Toscana come consigliere alla Presidenza regionale, e il suo impegno per la pace ben compreso e favorito dalla visione aperta e impegnata di un presidente come Claudio Martini.

All’inizio del suo percorso c’è l’Algeria, la tragica guerra civile degli anni Novanta, con la strage dei monaci di Tibhirine. Massimo Toschi vi si reca, per la sua regione, e lì incontra Ranì, un ragazzo musulmano con una gamba amputata da una mina. Così si attiva per fargli avere una protesi. E tramite la regione Toscana aiuta altri 20 ragazzi nelle stesse condizioni. E, con Gino Strada, contribuisce alla nascita di un centro di riabilitazione in Algeria.

Con il suo incarico per la cooperazione internazionale, compie circa 150 viaggi in luoghi inquinati dalla violenza: Palestina, Sierra Leone, Libano, Sudafrica, Kenya, Balcani, Estremo Oriente...

Nel suo libro non mancano storie e racconti, da Milani a episodi autobiografici all’intensa relazione con la moglie Piera e la figlia Sara; emerge una visione chiara e organica della storia italiana, dal dopoguerra in poi sono evidenziati incontri particolari con figure di riferimento, tra cui Giuseppe Dossetti: a lui e alla sua area culturale, Toschi deve la formazione ideale e politica. 

Bello pensare che, nell’Italia di oggi, c’è una regione che agisce come un cuore pulsante di solidarietà internazionale, che tiene alta la fiaccola di una politica di alto profilo, aperta e generosa, con la stessa prospettiva che aveva Giorgio La Pira.

Nella copertina del libro è ripresa la colomba della pace di Picasso, accanto alla quale è inserito un segno grafico nuovo: una carrozzina da disabili con un omino seduto. Splendida rappresentazione delle possibilità di volare alto per la pace, anche per i disabili, proprio come dice il titolo! 

Il linguaggio è narrativo, scorrevole, ma anche conciso ed essenziale, concreto, denso di vissuto. Sarebbe piaciuto a don Milani.

A quale genere ascrivere questa sua opera? Non è propriamente un’autobiografia, non un saggio di storia, non un trattato di politica, pur essendo un po’ di tutto ciò.

Nel libro, dietro l’oggettività discorsiva, si possono individuare note diverse: - l’indignazione contro le prevaricazioni, nel modo di trattare i disabili, con pregiudizi radicati o inconsci; - l’idillio che traspare nei riferimenti familiari, con un legame forte e indissolubile; - un’analisi storico-politica della seconda metà del Novecento e di questo scorcio di ventunesimo secolo; - l’ineffabile leggera ironia, nel racconto delle proprie disavventure; - l’incandescente passione politica per l’umanità sofferente, che si fa prassi concreta e operosa.

Caro Massimo, forse hai scritto, (a tua insaputa!) una Sinfonia, declinando tutte le note dell’Amore! Grazie! 

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