Nel silenzio dell’ultima nota
Idealità, ragione, progetti, volontà, entusiasmo. Questo era il maestro Claudio Abbado che si arrabbiava quando lo chiamavano “Maestro”. S’indispettiva perché il tratto più spiccato del suo porgersi era una franca amicizia che rendeva i rapporti delicati, tenui, pur nella volgarità di un mondo sempre più teso a uno sfrenato edonismo. Era affabile, sorridente, con un sorriso quasi da bambino, ingenuo ma determinato nel perseguire progetti difficili da un punto di vista organizzativo. Non solo musica, ma l’organizzazione della musica, la sua diffusione tra i ceti più umili perché era convinto che nella cultura, qualunque essa fosse, stesse la chiave di volta dell’esistenza di ciascun uomo, della crescita delle sue sensibilità, del senso di tolleranza, di abnegazione nel perseguire sentimenti di armonia e di pace. Certo può apparire retorica quando il mondo corre negando i valori sui quali dovrebbero essere costruiti il rispetto e la stima, il progresso nel capire i diversi. Tutto nella cultura è diverso, nella musica, nella letteratura, nella pittura, nell’architettura e nel confronto senza preconcetti di situazioni e di pensieri, ma Claudio voleva dare dignità all’uomo, il più marginale degli uomini, quello che non conosce scrittura, che non sa di pentagrammi, che perfino il leggere sembra impossibile; quell’uomo che vive immerso nella violenza, che porta la fame e te la getta addosso, con sguardi disperati. La cultura doveva essere per Claudio il coraggio di scrutare l’altro, per capirlo, per aiutarlo, per accarezzarlo e amarlo. Questo era per lui il compito vitale della cultura e della musica. Così come non ricordare la passione nel fondare la European Union Youth Orchestra e poi nel 1987 la Gustav Mahler Jugend Orchester e ancora nel 1999 l’Accademia Gustav Mahler, scuola di alto perfezionamento musicale più volte insignita delle medaglie di riconoscimento dal Presidente della Repubblica? E poi i progetti in Venezuela, per i giovani dei barrios di Caracas, la raccolta di fondi per fornire le partiture e gli strumenti ai giovani musicisti cubani. Guadagnare in sensibilità era per lui dare una chance di crescita all’uomo. Non importava di che colore, di che estrazione, ma uomini uguali nella volontà di un abbraccio infinito che vorremmo accompagnasse per sempre l’insegnamento e la grandezza umana di Claudio Abbado. Era una persona schiva, timida, refrattaria alla superficialità, dolce ma severo con se stesso e, nella musica, anche con gli altri. Conosceva le partiture a memoria con un senso del dettaglio e una visione d’insieme rarissime. Sfumature abbinate al ritmo. A tratti ineguagliabile. E lui si scherniva. Fidatevi di Arturo Toscanini e di Wilhelm Furtwängler, così diversi, asciutto e stringato il primo, dilatato nei tempi il secondo. Ma come era possibile? In queste letture stava la grande capacità del maestro di coniugare forza e dolcezza, così lui diceva, con emozioni che prorompevano con vitalità senza mai cadere nel dolciastro di una retorica d’effetto. Provava a lungo, discuteva con i giovani, spiegava, li guidava con lo sguardo, con un gesto che lasciava intuire gli attacchi con il dovuto anticipo, elegante. Un equilibrato senso del tempo e una meticolosa ricerca del carattere della partitura. Non si accontentava. Esigeva il massimo. Almeno per quanto fosse possibile.
Fratellanza e ricerca. Questo voleva. la musica è uno strumento al servizio dell’uomo per fare comprendere quanto si dovrebbe già sapere. Così pensava e così agiva. Mai a sufficienza. Programmi musicali che spaziavano dal barocco all’avanguardia più estrema. L’orecchio è strumento non per ascoltare ma per saper ascoltare la voce degli altri, col senso critico di chi approfondisce ed entra nel profondo dell’essere. Studiare, studiare e studiare, non conosceva altro mezzo per capire, capire e ancora capire. Con umiltà e modestia. L’ambizione di sapere possedendo la consapevolezza dell’infinito piccolo dell’uomo di fronte a un universo di sapienza imperscrutabile, di cui ancora non conosciamo le leggi nella sua interezza. La morte di Abbado è avvenuta nell’intimità dei suoi cari. Un lungo addio, come il finale della nona sinfonia di Mahler quando, nell’ultima nota, si assorbe il silenzio per divenire, come lui diceva, esso stesso suono. Lo spegnersi era il prolungamento di una emozione, di un sentimento, della grandezza del vivere, che ha un inizio e una fine. Si è addentrato nel silenzio infinito e misterioso della sua nuova vita. Come la musica. L’importante, diceva, è interpretarla bene, mettendoci impegno, studio, serietà e passione. Grazie Claudio, grazie “maestro”.
Note
Claudio AbbadoNato a Milano nel 1933 e figlio del violinista Michelangelo Abbado. Studia al Conservatorio di Milano fino al 1955 e lavora con l’Orchestra d’archi del padre. Sono gli anni in cui nasce il suo legame con Vienna dove si reca, tra il 1956 e il 1958, vincitore di due borse di studio insieme a Zubin Mehta, e dove assiste al lavoro di maestri che vanno da Bruno Walter a Herbert von Karajan. Subito dopo vince il premio Koussevitzky e viene invitato in America, ma decide di tornare in Europa per debuttare nel 1959 a Trieste. A dargli comunque fama internazionale nel 1960 è il suo debutto alla Scala a 27 anni, teatro di cui diverrà direttore musicale dal 1968 al 1986, contribuendo in maniera sostanziale ad ampliarne il repertorio, aprendolo alla modernità, dai classici come Stravinski, Berg, Bartok, Schomberg. È la stessa cosa che farà quando sarà scelto nel 1989 dai musicisti dell’orchestra più prestigiosa del mondo, i Berliner Philarmoniker come direttore stabile, sino al 2002. Dal 1986 al 1991 è stato anche direttore musicale della Staatsoper di Vienna e General musik direktor della città dal1987, fondandovi, l’anno dopo, il Festival Wien Modern dedicato alla musica contemporanea. Dal 1994 è anche direttore artistico del Festival di Pasqua di Salisburg. Il 30 agosto scorso era stato nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. A dicembre aveva rinunciato allo stipendio da parlamentare, devolvendolo alla scuola di Musica di Fiesole per finanziare borse di studiodei giovani musicisti.