EDITORIALE

Una splendida giornata!

Alex Zanotelli

Che splendida giornata abbiamo vissuto lo scorso 20 marzo a Roma! Quanta gente e che forza ha assunto la manifestazione per la pace! Abbiamo avuto modo di rivivere e di rafforzare il sogno di pace che ci ha visto insieme lo scorso 15 febbraio, in tutto il mondo. Pur avendola vissuta come vera e propria grazia, ho trovato incredibile il modo in cui, il giorno dopo, la stampa aveva riportato questo straordinario evento. Come è possibile ridurre un evento simile, che ha coinvolto solo in Italia più di 1 milione di persone, a un mero episodio che coinvolge Fassino? Anche noi abbiamo condannato ciò che è accaduto, ma non si può trasformare una manifestazione imponente, una richiesta unanime di ritiro delle truppe dall’Iraq, in un bisticcio urbano…
Credo che questo modo di riportare le informazioni risponda a una precisa volontà di trascurare che 1 milione di persone hanno pacificamente colorato Roma per dire no alla guerra. E i partiti? Forse si sono comportati ancora peggio della stampa. Anche le forze d’opposizione. Non hanno colto il significato importante e immenso della manifestazione. Non hanno recepito il senso profondo dell’invocazione popolare di pace. Porto dentro questa ferita che mi addolora e, soprattutto, mi interroga sul valore di simili manifestazioni se le forze politiche di un Paese non hanno la capacità di leggere la storia, di capire la gente, di ascoltare coloro che rappresentano, di cogliere la bellezza di un sogno collettivo.
Questo conferma – come ho già avuto modo di esprimere in altre circostanze – la necessità di costruire una società civile organizzata che sia soggetto politico. È tempo di riflettere e di costruire. Tempo di agire. Come può essere realizzata questa nuova forza politica libera dalle logiche di partito? Come può agire collettivamente? Con quali strumenti? Come può esprimersi?
La società civile non è partito, né può diventarlo. I partiti ci sono e si assumono la responsabilità e l’onere delle decisioni forti. Ma la politica compete anche ad altri soggetti, e oggi, in primis, alla società civile che sempre più è in grado di esprimere la sua forza e il suo pensiero, anche qualora questo sia dissonante rispetto ai rappresentanti istituzionali. Proprio come nel caso della guerra. È necessario, quindi, non demordere proprio ora. Continuiamo la riflessione, soprattutto nei prossimi mesi, su queste priorità:
- Andiamo avanti con le nostre pressioni, dal basso, contro la guerra e continuiamo incessantemente a dire, a voce alta: Fuori l’Italia dall’Iraq. Non è in corso una missione di pace. Non ci sono missioni di pace. Ma siamo parte di una guerra criminale e immorale. Invochiamo con più forza l’Onu per la risoluzione del conflitto in atto, chiediamo il coinvolgimento della Lega Araba per la ricerca di una via di pace alternativa alla violenza e alla forza militare.
- Prepariamoci con grande serietà e responsabilità al voto per le elezioni europee. Non possiamo votare né un partito né un singolo candidato che abbia voluto questa guerra, che abbia votato a favore dei finanziamenti per l’occupazione militare dell’Iraq o per la prosecuzione della permanenza delle nostre truppe. Rinnovo l’invito a convocare in piccoli gruppi i candidati alle prossime elezioni europee per chiedere loro di esprimersi su queste questioni e di assumere impegni espliciti per la pace e il disarmo.
- Si è costituito in Italia il Comitato per la Difesa Popolare Nonviolenta (cfr. articolo pagg 4/5), proposto nel corso della scorsa legislazione: abbiamo chiesto al Presidente della Repubblica di accogliere benevolmente il ruolo di tutore di questa forma di difesa non armata. Credo che questa sia una occasione propizia per poter destinare a questa ricerca la percentuale di tasse che annualmente ciascun cittadino versa per la difesa.
- Nel contesto delle elezioni europee è importante anche il rilancio del ControllArmi Rete Italiana per il disarmo, recentemente costituito tra oltre trenta associazioni. Sarebbe auspicabile un maggiore impegno collettivo per rilanciare la legge 185 sull’export degli armamenti – recentemente modificata in Italia nonostante le numerose nostre proteste – perché i principi in essa contenuti siano recepiti dal Parlamento Europeo.
Non scoraggiamoci, dunque, perché il nostro impegno può condurre lontano i nostri sogni.

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