ULTIMA TESSERA

Un costruttore di ponti

Un ricordo del cardinal König recentemente scomparso. Il suo impegno per il dialogo e l’ecumenismo.
Luigi Bettazzi

È morto il cardinal Franz König, già Arcivescovo di Vienna. Avrebbe compiuto 99 anni. Era quasi il Decano dei Cardinali, nominato ancora – nel 1958 – da papa Giovanni XXIII. Era stato Presidente internazionale di Pax Christi.
In realtà nel 1985, quando lasciai quella Presidenza, erano tempi non facili per Pax Christi. Fino al 1978, alle dimissioni del cardinal Alfrink, si era sempre scelto un Presidente internazionale tra i Presidenti nazionali. Dopo la Missione in America Centrale del 1981 e la pubblicazione dei rapporti conclusivi, sorsero tensioni da parte del CELAM e di conseguenza del Vaticano. Per questo nel 1985 si cercò una persona autorevole al di fuori del Movimento, trovando ancora molti rifiuti. La sezione austriaca propose il cardinal König che entrò in ballottaggio con il vescovo presidente della sezione americana, forse non molto gradito al Vaticano per le sue posizioni avanzate. Il cardinal König al contrario era ben visto; si diceva che fosse stato lui, al secondo Conclave del 1978, ad avanzare la candidatura del cardinale Woytila, poi incoraggiata definitivamente dal cardinale Pellegrino. Me ne resi conto quando, raggiunta sia pur faticosamente la maggioranza per la sua elezione al Consiglio internazionale di Bruges, lo comunicai a Roma al cardinale Casaroli, raccogliendo subito la soddisfazione del Vaticano.
Data la posizione dell’Austria, l’Arcivescovo di Vienna, anche per l’autorevolezza dell’uomo di grande cultura e l’esperienza delle lingue (parlava anche il russo), costituiva lo strumento naturale di contatto tra Est e Ovest. Lo ha puntualizzato anche Giovanni Paolo II nel telegramma di cordoglio, definendo il cardinal König “costruttore di ponti”. Quando venne rilasciato il cardinal Mindsenty, costretto, dopo il tentativo di rivoluzione ungherese del 1956, a vivere per anni nell’ambasciata americana di Budapest, venne accolto a Vienna. E forse per questo, quando nel novembre del 1985 si tenne in Russia l’incontro biennale tra Pax Christi internazionale e il Patriarcato della Chiesa Ortodossa, il cardinal König, appena diventato Presidente, fu indicato come “non gradito”, e chiese a me di presiedere la delegazione di Pax Christi, come avevo già fatto altre volte da Presidente. Fu un gesto di gentilezza e di amicizia che continuava l’incontro di Costabissara, presso Vicenza, dove nel maggio 1986 avevamo organizzato il Consiglio Internazionale, a cui egli partecipava per la prima volta come Presidente.
Mi permetto riportare l’indirizzo ch’egli mi rivolse, forse eccessivo come elogio (parlava anche lui di “ponti”), ma soprattutto significativo della sua cordialità:
Monsignore,
durante sette anni – cifra biblica per eccellenza – Lei è stato il ‘pontefice’ di Pax Christi, il ‘costruttore di ponti’ tra continenti, sezioni, dirigenti, anche tra opzioni qualche volta un po’ divergenti. Lei l’ha fatto con molto entusiasmo e con impegno totale. Questo coraggio ha, senza dubbio, implicato delle sofferenze. Tutti non hanno sempre capito il suo idealismo. Ma in mezzo alle tensioni lei non ha mai perso il suo bel sorriso, prova che nel suo cuore la gioia è il fiore della pace.
A nome di tutti i membri del nostro Consiglio internazionale e di tutte le sezioni, a nome di tutti i giovani e i meno giovani che sono incoraggiati dal suo impegno in favore dei diritti dell’uomo e delle relazioni Nord-Sud, nel lavoro di Pax Christi e che vi trovano una ragione di vivere e una sorgente di speranza, La ringrazio per avere tanto pagato di persona al servizio del nostro Movimento. In segno di gratitudine, il Comitato direttivo ha deciso di consegnarLe la piccola statua, simbolo del premio che l’UNESCO ha assegnato a Pax Christi. Per tutta la vita ne sarà il custode fedele a nome di Pax Christi. Che questa statua La ispiri nel suo lavoro di pastore e di animatore. Ch’Ella sia anche il segno visibile del sacramento della nostra durevole amicizia”.

Lo invitai, alcuni anni dopo a venire a Ivrea; al momento opportuno dovette disdire per motivi di salute. Non osai più ripetere l’invito, data anche la sua età.
La Chiesa gli deve essere grata.
Fu lui a proporre una Commissione per il dialogo con i non-credenti, che poi presiedette per molti anni. Condivideva fino in fondo il Concilio; ma avrebbe voluto una ulteriore insistenza sull’ecumenismo e una maggiore decentralizzazione della Chiesa.
Anch’io gli sono personalmente grato. In tanti pregheremo per lui.

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