ULTIMA TESSERA

A che punto è la notte

Cosa sappiamo della guerra in Siria?
Poco, forse pochissimo.
Ma la luce all’orizzonte appare ancora lontana.
E il popolo della pace si interroga: quale verità?
Franco Dinelli

Prima di Natale in una scuola superiore in autogestione si è ripetuta una scena che ho vissuto più volte. Della Siria si sa molto poco o quasi nulla. Al punto che gli studenti mi chiedono di fornirgli delle nozioni generali sul conflitto. Ma come, ribatto io, siete in autogestione e mi chiedete di darvi quello che state contestando?

La verità è che non posso dargli tutti i torti. Quando ascolto i media italiani, sforzandomi di dimenticare ciò che già so, faccio una fatica tremenda a capirci qualcosa. I servizi fanno vedere scene caotiche con morti e distruzione ma oltre a quello non si capisce molto. Le sigle in lotta si susseguono senza spiegazioni o con spiegazioni sommarie. Le aree conquistate da una fazione o dall’altra non accendono le menti delle persone. La geografia è diventata una materia ostica e leggere le mappe è cosa aliena ai più.

Non parliamo poi delle contraddizioni evidenti a distanza di tempo. Ad esempio, poche settimane fa, mentre Aleppo era al centro di una battaglia sanguinosa, il TG5 ha sostenuto che l’ISIS si sia spostata nella antica città di Palmira per non coinvolgere i civili nelle battaglie con le forze governative di Assad. Ricordate forse, durante la precedente occupazione di Palmira poi ripresa dai governativi, quale scalpore fecero le immagini di decapitazioni di massa proprio nel teatro romano della città antica. Inoltre, la parte est di Aleppo, del tutto ignorata per anni come anche la parte ovest, è stata riconquistata dalle forze del governo legittimo a gruppi jihadisti che appartengono ad Al Qaeda. Proprio quella Al Qaeda che fino a un paio di anni fa era lo spauracchio del mondo con il suo famigerato capo Bin Laden.

Tutto è quindi lontano e difficile da capire. Anche gli appelli all’ONU affinché intervenga non sono che flebili segnali che tradiscono più che altro il fastidio. Di fronte a questa situazione, mi sento molto imbarazzato. Come si può affrontare il tema esponendo le proprie informazioni e le proprie idee senza un contraddittorio? Il rischio che quello che penso sia accettato acriticamente è forte. La verità è di per sé complessa anche quando si tratta di dirimere una controversia fra moglie e marito, come dice il proverbio. Figuriamoci quando in gioco ci sono milioni di persone, interessi economici e politici fra i più vari. 

L’ipotesi che una persona seppur illuminata e imparziale possa afferrare tutto è ovviamente da scartare. Come si può allora conoscere la realtà dei fatti? Mostrando immagini senza una spiegazione di chi fa cosa? No, non così certamente. Kafka, in un racconto breve, ci ha fatto capire che, se all’improvviso vediamo una persona in fuga e una che la insegue, non possiamo decidere con certezza come dobbiamo intervenire. Chi fugge può aver commesso un reato oppure essere in pericolo.

Come hanno sostenuto grandi giornalisti, per avvicinarci alla realtà bisogna conoscere i fatti e questi si possono conoscere tramite testimoni oculari e persone che hanno esperienza nel collegarli fra loro. In realtà, tutto ciò che sappiamo dalle TV italiane è purtroppo mediato da altri. Infatti, i pochi inviati sul luogo non sono giornalisti televisivi e scrivono spesso per pochi lettori su testate sconosciute o specialistiche. Molto più spesso i servizi si basano su veline di cui non ci sono verifiche sul luogo e che vengono poi rilanciate da fonti spesso di parte, come ad esempio l’Osservatorio Siriano che ha base a Londra ed è portavoce di ribelli. Inoltre, abbiamo fiducia, apparentemente, in TV straniere come Al Jazeera e Al Arabyia che sono controllate da Qatar e Arabia Saudita. Questi due Paesi sono da più parti indicati come alleati di Al Qaeda e ISIS, fornendo armi e guerriglieri jihadisti. Infine, ci sono anche notizie che continuano ad essere rilanciate anche dopo essere state smentite; ad esempio l’uso di armi chimiche da parte delle forze governative.

In tutto questo, un vuoto televisivo mi appare assordante in tutta la sua portata. Questo vuoto riguarda le testimonianze dei cristiani di Aleppo. Eppure in Italia abbiamo avuto visite di vescovi cristiani da Aleppo stessa. Il Papa stesso si tiene informato grazie ad essi e a molti altri missionari, come i padri Maristi, che non hanno lasciato quei luoghi seppur sotto pericolo per la loro vita. Queste testimonianze si trovano su siti in varie lingue come quello in italiano “OraProSiria”. La fine delle ostilità ad Aleppo è stata vissuta come una liberazione e Natale è stato finalmente festeggiato dopo anni.

Allora proviamo ad ascoltarli. Cerchiamo le loro voci e chiediamo ai nostri media di mostrarceli con tutto quello che hanno da dirci per esperienza diretta e testimonianza oculare. Allora scopriremo che essi ci chiedono cose semplici come quella che ho scelto per chiudere questo articolo: “Tutto ciò che chiedo agli Occidentali è di cercare la verità. Non sto chiedendo loro di parlare in favore del governo o dello Stato siriano. Chiedo loro di parlare in favore della verità. Vi prego, non date un’informazione se non sapete che è davvero quello che sta accadendo. Oserei dire che i grandi media hanno giocato un ruolo molto negativo nella nostra vita. Hanno causato morte e distruzione in Siria, semplicemente trasmettendo storie totalmente infondate su ciò che sta accadendo e fatte apparire come vere. Quindi, per favore, siate prudenti e pensateci due volte prima di dire o scrivere qualcosa sulla Siria. Grazie” (Bouthaina Shaaban, consigliera del presidente siriano). 

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