FEDI E FINANZA

Il debito nella Bibbia

Il percorso su Fedi e Finanza prosegue. Dal debito al bene comune: una riflessione su tutto ciò che incatena il pieno sviluppo delle persone e delle comunità. Dio libera l’uomo da pesi iniqui. E noi?
Hebert Anders (Pastore Battista )

Esiste un debito, un debito essenziale, insito nella struttura dell’esistenza vita. Negli antichi poemi vedici, il dio della morte risulta essere ossessivamente vicino al debitore. I commenti dei Brahmana asseriscono: Un uomo, per il solo fatto di nascere, è in debito; di per sé è nato per la Morte e solo quando compie un sacrificio si redime dalla Morte.

Gli antichi codici barbari disponevano di tabelle di classificazioni precise con i rimborsi per un occhio perso o per un dito tagliato. Stabilivano quanta “parte del corpo” del debitore poteva essere reclamata dal creditore. Una strada netta verso la schiavitù.

Ma anche nel mondo occidentale, lo scrittore naturalista canadese Ernest Thompson Seton, al suo 25esimo compleanno, si vide presentare uno strano conto. Si trattava di un registro, tenuto da suo padre, delle spese relative all’infanzia e alla giovinezza di Ernest, compresa la parcella del medico che lo aveva assistito alla nascita. Fatto ancora più bizzarro, si dice che Ernest l’avesse saldato. Secondo il Protestantesimo, il debito essenziale non è nei confronti di Dio. Non esiste un debito che ci sia stato messo nella culla. Il debito in questione non è il debito verso la madre (impagabile, secondo la tradizione indiana) o la cambiale che abbiamo dovuto firmare per il diritto di venire al mondo, e neanche il pegno per poter esser immersi nel creato o per poter sfruttare le risorse della natura. 

Non si tratta di un debito nei confronti di Dio.

Non si tratta di un debito nei confronti della nostra esistenza. Si tratta di un debito nei confronti della nostra possibilità. È un debito che abbiamo con noi stessi. Con la nostra piena vitalità, con la piena attualizzazione della nostra possibilità di vita. O, come il teologo Paul Tillich lo chiama, con il nuovo essere. Questo debito si chiama peccato e frena la realizzazione della convivialità pacifica, della diversità armoniosa e altri capitali insiti nella vita umana. Il blocco di questi capitali non consente la piena realizzazione della vita umana. È, quindi, un debito nei confronti nostri e delle dinamiche insite nella vita stessa.

Il fattore infedele 

Nella parabola del fattore infedele (Lc 16), Gesù racconta come un fattore che ha amministrato male (quindi è in debito di fronte al padrone), quando viene chiamato alla rendicontazione, abusa del suo ruolo per assicurarsi un futuro. Chiama i debitori del padrone e condona loro una parte del debito. Così si vuole assicurare “che altri lo ricevano a casa loro” nei giorni dopo il suo licenziamento. Il fattore è, quindi, doppiamente in debito/colpa: non solo per aver amministrato male, ma anche per aver usato il denaro del padrone per fini propri.

Alla fine della parabola, la sorpresa: il padrone loda il fattore disonesto perché aveva operato con avvedutezza

Fedi e Finanza

In una moschea di Roma, a Centocelle, tra tante persone incuriosite e attente, lo scorso 14 gennaio, si è parlato di Debito. Di Finanza e Debito. Di Fedi e Finanza. 

Il progetto “Fedi e Finanza” – inizialmente a cura di Banca Popolare Etica e di Mosaico di pace, e cui ora aderiscono tante realtà di fedi diverse – ha messo le ali. Cammina, si dirama e si trasforma in dialoghi itineranti. 

Questo articolo riprende parte dell’intervento del pastore battista Hebert Anders a questo incontro interreligioso, intitolato “Debito e interesse nell’Islam e nel Cristianesimo. Uno sguardo nelle scritture e nella prassi bancaria”, organizzato dall’Associazione culturale islamica in Italia, Moschea di Centocelle e Chiesa Evangelica Battista di Centocelle. Erano altresì presenti: Ben Mohamed Mohamed (Associazione culturale islamica in Italia), Nicoletta Dentico (Banca Popolare Etica), Awad Ismail (consulente finanziario), con la moderazione di Mustafa Aiubi (Confronti).

Chi desidera maggiori informazioni sul progetto Fedi e Finanza o vuol offrire la propria disponibilità per organizzare un incontro pubblico, nella propria città, sul tema predetto, può scrivere a rosa@mosaicodipace.it, rsedda@tiscali.it, rmilano@bancaetica.org.

 

In un’interpretazione morale, il debito è un valore assoluto. Per questo deve essere ripagato. Il padrone, Dio, avrebbe dovuto, alla fine della parabola, raddoppiare il debito del fattore, perché aveva aggiunto allo sperpero anche la frode.

Solo in una lettura essenziale, la parabola sprigiona il suo significato. In una tale interpretazione, il padrone, Dio, non è interessato al recupero delle somme sperperate. In altre parole, non riconosce – e quindi non reclama – un debito nei suoi confronti. Il suo interesse sta piuttosto nella realizzazione della vita del fattore. Questa realizzazione comporta che altri lo ricevano a casa, cioè rapporti di socializzazione, di comunione e sostegno. Per il raggiungimento di questi obiettivi, anche disonorare un debito è un mezzo appropriato. Il fattore, nonostante il suo riprovevole comportamento morale, ha acquistato essenza: quel che conta cioè sono le relazioni interumane, non il denaro. Se, dunque, il denaro può diventare un mezzo per la liberazione dalle preoccupazioni, e prima di tutte dal debito, e quindi dal denaro stesso, ben venga.

Il denaro, il debito, non è altro che una convenzione che la società si è data. Non è un valore assoluto. Non appartiene all’essenza dell’essere umano. La possibilità di avere abbastanza da mangiare, un lavoro (che garantisce la socializzazione), la libertà di scelta, questi sono essenziali. Sono componenti del nuovo essere che Gesù presenta come opzione per gli uomini e le donne.

Il debito e noi

Dio libera l’uomo da ogni fattore economico concreto che blocchi lo sviluppo pieno della vita, come la concentrazione dei mezzi di sostentamento nelle mani di pochi, la noncuranza nei confronti della povertà, del razzismo, del disagio sociale (rialzate l’oppresso, difendete la causa della vedova!). Essi sono contrari alla volontà di Dio e alla realizzazione del Paese dove scorre latte e miele per il suo popolo. 

L’Europa si deve chiedere se il suo debito è legittimo. Il debito pubblico dello Stato italiano si aggira intorno ai 2.200 miliardi di euro e questo nonostante l’Italia, dagli anni Ottanta in poi, abbia pagato, come servizio al debito, più di 3.000 miliardi di euro. Il debito continua a sottrarre importanti risorse al contribuente. Negli ultimi 20 anni i contribuenti hanno versato allo Stato almeno 700 miliardi di euro in più di quello che hanno ricevuto sotto forma di beni e servizi. Inoltre, nello stesso arco di tempo, il bilancio dello Stato si è chiuso in avanzo primario (rapporto fra entrate e uscite) per ben 18 volte. Ma, ugualmente, i soli interessi per il debito costituiscono la terza voce di spesa dello Stato dopo la previdenza e la sanità e consumano 5% del PIL.

Dio libera dal debito

Il Dio ebraico-cristiano è essenzialmente un Dio che libera:

• Dal debito primordiale della violenza/iniquità (Noè e la redenzione con l’arca).

• Dalla schiavitù (forma più radicale del debito) in Egitto (Mosè e la storia dell’Esodo).

• Contro l’installazione di nuovi debiti (consegna delle tavole della legge a protezione dei deboli – Jean-Jacques Rousseau: Tra il forte e il debole, la libertà opprime ed è la legge che libera).

• Dal debito fisico dei vulnerabili (stranieri, orfani e vedove) che ha portato alla sconfitta e deportazione del popolo (redenzione sotto Ciro, cfr. Isaia 40 ss.).

• I profeti: “Ma se emendate veramente le vostre vie e le vostre opere, se praticate sul serio la giustizia gli uni verso gli altri, se non opprimete lo straniero, l’orfano e la vedova, se non spargete sangue innocente in questo luogo e non andate per vostra sciagura dietro ad altri dèi, io altresì vi farò abitare in questo luogo, nel paese che ho dato ai vostri padri in sempiterno” (Ger 7,5-7).

• Dal debito della propria condizione sociale (incastro dentro la logica fissa) – Gesù: Chi sei? “Andate a riferire a Giovanni quel che avete veduto e udito: i ciechi ricuperano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono mondati, i sordi odono, i morti risuscitano, l’Evangelo è annunziato ai poveri” (Lc 7, 22).

• Dalla legge, considerata come lettera e non come spirito (Apostoli, Paolo).

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