ULTIMA TESSERA

Il posto dell’anima

Ricordiamo con affetto e stima Michele Gesualdi, allievo di don Lorenzo Milani, che ci ha lasciato il 18 gennaio 2018.
Andrea Bigalli

I luoghi talvolta hanno il potere di costituirci, di darci identità. Non di per sé, ma per quanto vi viviamo, quel che vi incontriamo, cosa vi abbiamo amato o sentito. Non ne possiamo citare uno solo, perlopiù, ma di certo per qualcuno c’è forse un posto determinato, quello che possiamo indicare come il principale, che ha segnato una fase fondamentale delle nostre esistenze. Un film italiano di qualche anno fa titolava “Il posto dell’anima”. Per qualcuno magari nessuno, ma forse è bene averne.

Michele Gesualdi nel suo c’era finito per caso, come sovente accade. Ma diventò il suo posto dell’anima perché vi incontrò un maestro, un prete, un padre. A Barbiana Michele si trovò parte di una delle più entusiasmanti vicende culturali del secolo scorso. A più di 50 anni dalla morte di don Lorenzo Milani si rivolge su questa vicenda uno sguardo con l’autorevolezza della riflessione meditata, della storiografia matura. 

Alle scuole milaniane (non si può dimenticare quella di Calenzano, da comprendere nella attuale radicale necessità di una formazione permanente degli adulti) si è avuta una serie di intuizioni su di un numero impressionante di fattori che successivamente si sono dimostrati decisivi per l’evoluzione (e l’involuzione) della società contemporanea. 

Il valore di una cultura significativa, efficace, capace di travalicare, assumendone i contenuti fondanti e belli, la cultura borghese, lo spirito critico come elemento fondamentale del Vangelo e quindi del cristianesimo, l’esigenza di radicare l’appartenenza civica a una identità culturale sempre in movimento, ma con la stella polare della coscienza personale e collettiva, il rigore con cui si persegue solidarietà e battesimo nella condizione dei poveri, pena il non essere realmente… Barbiana rimane non un nido di utopie velleitarie, ma la coscienza dei progetti di alto profilo che si possono costituire nella realtà, purché ci si ponga l’imperativo di continuare a progettare socialmente, sentendo il morso delle necessità autentiche dei più. 

In questo senso, le scuole milaniane sono radicalmente politiche: ovviamente non nel senso riduttivo che legge la politica nelle dinamiche partitiche e i passaggi elettorali, ma secondo il grande dettato della conservazione del livello di civiltà e della ricerca del bene comune. Chi ha la fortuna o il merito di identificare questi luoghi, per venirci o addirittura costruirli, fa l’esperienza del vivere nell’appartenenza a una comunità significativa, aggregata intorno a valori significativi. 

Barbiana fu una comunità, si tende a dimenticarlo: su base familiare, per quanto non costituita dalle componenti canoniche, che educò nel rigore ma di certo anche nella gioia, e di quella vera. Chi ha avuto la possibilità di vedere il documentario “Barbiana 1965: la lezione di don Lorenzo Milani” di Alessandro G,A, D’Alessandro può capire come a quella scuola non mancasse divertimento e allegria, nonostante il Priore negasse che si perseguisse il primo. Una scuola che educa al bello, con la foto in fermo immagine del suo passaggio alla Scala di Milano per assistere a un’opera lirica a ricordare l’esigenza di conoscere e apprezzare i contenuti della cultura borghese; ma non certo i suoi contesti e lo spreco di senso nel tenersi per sé i suoi tesori. I più tendono a rimuovere l’implacabile educazione antiborghese che Milani sostenne per tutta la sua vita, dopo esserne uscito al termine della prima gioventù.

Pugliese di origine (nacque a Bovino, in provincia di Foggia), finito per le logiche talora non decifrabili dell’esistenza sulle pendici del Monte Giovi in quella sperduta parrocchia del Mugello, Michele Gesualdi non può essere semplicemente ricordato come uno degli allievi e degli insegnanti della scuola: ne è stato uno dei testimoni autorevoli, custode degli elementi della memoria necessaria a narrare Milani, capace di amministrarli con grande competenza (è a sua cura, tra altro, l’edizione della prima raccolta di lettere di don Lorenzo, edito a suo tempo da Mondadori e che molti di noi hanno consunta e magari malandata dall’uso nelle librerie) e di tutelare il luogo Barbiana dal rischio dell’agiografia a basso prezzo, a cui tante figure rilevanti sono state condannate. 

Tra scuola, sindacato e Costituzione

L’asperità di Sant’Andrea a Barbiana va sicuramente compresa alla luce del contesto storico, non certo della percezione di oggi: era contesto di sofferenza e isolamento. Diventò un posto in cui crescere, con persone che gli dettero gli strumenti per mettersi a servizio della collettività, come il Priore gli suggeriva e come scelse di fare, prima nel sindacato, poi nell’amministrazione politica. Ridurre Gesualdi al suo ruolo presso la scuola significa ridurne la rilevanza, che si evidenzia proprio nell’esser riuscito a usare la scuola stessa per divenire una persona risolta, un marito, un padre, una persona della mediazione e dell’educazione alla libertà, un interprete autorevole di quella Costituzione che fu così importante nella pedagogia milaniana. 

Anche l’impegno nel sindacato, dopo un periodo di formazione in Germania, lo vide all’opera in una stagione non facile. E l’impegno politico lo vide capace di svolgere il suo ruolo senza ombre, senza mutare il suo stile di vita, sempre sobrio e teso a illustrare quel senso dell’essenzialità che rimane un grande regalo all’etica necessaria alla contemporaneità. Non a caso anche suo fratello Francuccio ha percorso le strade dell’impegno al bene di tutti, con la professione di infermiere e la creazione del Centro Nuovo Modello di Sviluppo di Vecchiano.

E come don Lorenzo fu maestro ai suoi fino alla morte, per continuare a educare alla vita piena, in sfida alla malattia e alla distruzione della carne, così la lettera che Michele, da tempo malato di SLA, ha scritto al Corriere della Sera perché chi di dovere si decidesse ad approvare in Parlamento una legge che regolamentasse il diritto del malato (soprattutto quello terminale) al pieno rispetto delle sue volontà, ha dato una spallata a una situazione che rischiava di produrre uno stallo perseguito ad arte. 

In questo passaggio, il suo atteggiamento è stato determinato e lucido come al solito: in un linguaggio molto concreto che apriva una finestra su una realtà di dolore, ma con una dignità che la faceva capire proiettata altrove. Dove si spera con intelligenza e quindi quantomeno si ha meno paura, nel pensare ad altri, del fare della propria fatica una scala perché altri vadano oltre, travalichino monti. 

In questo elemento della fine, come talvolta accade, c’è tutto il senso della persona che è stata.

Note

Bella e doverosa la lettura del libro di Michele Gesualdi su don Lorenzo Milani, sul suo esilio, sulla scuola da lui inventata, sull’impegno educativo costante e permanente, sull’insegnamento a lottare contro le ingiustizie sociali.
Si suggerisce, pertanto: Michele Gesualdi, Don Lorenzo Milani. L’esilio di Barbiana, ed. San Paolo, 2017

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    Bella e doverosa la lettura del libro di Michele Gesualdi su don Lorenzo Milani, sul suo esilio, sulla scuola da lui inventata, sull’impegno educativo costante e permanente, sull’insegnamento a lottare contro le ingiustizie sociali.
    Si suggerisce, pertanto: Michele Gesualdi, Don Lorenzo Milani. L’esilio di Barbiana, ed. San Paolo, 2017
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