EDITORIALE

Signornò!

Renato Sacco (Coordinatore nazionale di Pax Christi Italia)

Tempi duri quelli che ci aspettano. Il via libera al decreto sicurezza – o meglio, anti-migranti! – giunge in un clima di già forte preoccupazione da parte di chi, come noi, avverte l’aria italiana irrespirabile, sotto il profilo dei diritti umani e della cittadinanza fraterna. Pensavamo che con l’Aquarius e la Diciotti si fosse toccato il fondo. Ma poi si son succedute decisioni e decreti che non possono che accrescere la nostra preoccupazione. 

Già lo scorso 20 settembre, Pax Christi Italia aveva espresso “la più totale disapprovazione nei confronti del decreto legislativo con il quale l’Italia ha recepito la direttiva europea numero 853 del 2017 sulla detenzione di armi”. Armi sportive in casa, in aumento, in libero possesso. Che si aggiungono alle armi da (legittima?) difesa personale che il governo auspica. 

“Cresce sempre più la sensazione – si legge nello stesso comunicato del movimento – che possedere un’arma dia più sicurezza. Secondo noi, invece, è proprio l’esatto contrario. Ci preoccupa quest’atmosfera da Far West. Ci preoccupano le promesse e le intese con la lobby delle armi”. Armi, difesa privata armata, rimpatri obbligatori, accoglienza negata: l’aria autunnale si preannuncia irrespirabile. Per i colpi bassi legislativi ma anche per il linguaggio xenofobo e violento, per l’odio che propugna, per il modo di rapportarsi tra persone improntato alla difesa e non all’accoglienza. Si fa sempre più strada l’idea che l’altro da noi sia un nemico. Altro che articolo 3. Altro che lavoro e solidarietà. È tutto sempre più evidente, nei rapporti personali come in quelli internazionali: le bombe nucleari (anche sul territoriale italiano, di cui chiediamo la rimozione), le spese per gli armamenti, i nuovi modelli di arma, la folle spesa per i caccia F35. E le bombe della Rwm prodotte in Sardegna e vendute con l’autorizzazione del Governo italiano all’Arabia Saudita. E poi l’introduzione della pistola elettrica taser, in dotazione alle forze dell’ordine in alcune città italiane, “per poter difendere in modo adeguato il popolo italiano”, come ha scritto il ministro degli Interni. 

Dati economici a parte, pur preoccupanti, quello che ci inquieta è il clima culturale che questi interventi fomentano e che ci portano, sempre più, a non scandalizzarci di fronte a un diffondersi delle armi e del loro sempre più facile e legale utilizzo. Anche grazie a chi soffia sul fuoco. Al Governo, per esempio, che da mesi semina una cultura di razzismo e xenofobia. 

Condividiamo il parere di Piergiulio Biatta, presidente dell’Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia, che le modifiche legislative introdotte rispondano alle pressioni della lobby delle armi (www.agi.it).

Non possiamo tacere di fronte all’invasione (questa sì, vera invasione) dell’esercito sempre più presente nelle scuole, per far passare una cultura armata e sdoganare la parola Difesa come giustificazione di ogni utilizzo di armi. 

In che modo ci apriamo all’Europa? Come rendere carta viva la Costituzione oggi? Come “festeggiare” il 4 novembre, a 100 anni dalla fine della prima guerra mondiale, “inutile strage”? 

Questa ricorrenza non diventi occasione di retorica, nella più assoluta mancanza di rispetto per le centinaia di migliaia di vittime mandate al macello. Non parliamo di eroi, per favore!, bensì di poveracci mandati a morire per i calcoli diabolici dei potenti. 

Non utilizziamo la retorica del 4 novembre per giustificare le guerre di oggi, magari chiamate missioni di pace, Niger compreso. Per giustificare le spese militari. E chiediamoci se tante scelte di riarmo e di frontiere blindate siano compatibili con il Vangelo.

Noi non ci stiamo! Non possiamo tacere di fronte a quanto succede. E se è il caso disobbediremo. Di fronte a questa “alluvione” di violenza distruttiva, resta il nostro impegno a costruire, a denunciare e ad annunciare un mondo diverso, con le parole di don Tonino Bello: “È durante il tempo dell’alluvione che bisogna mettere in salvo la semente”.

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