POLITICA

Difesa illegittima

La recente legge sulla legittima difesa alimenta le paure, l’insicurezza e accresce un clima di violenza. Dove ci porterà tutto questo difenderci ad ogni costo?
Renato Sacco (Coordinatore nazionale Pax Christi Italia )

“La difesa è sempre legittima”. Questo potrebbe essere il riassunto delle motivazioni che hanno portato alla legge sulla legittima difesa, approvata dal Senato il 28 marzo scorso. “Chi mi entra in casa per rubare deve sapere cosa può succedere”. “Se uno mi entra in casa io sparo”. Queste le frasi vincenti che hanno accompagnato la discussione di questa legge. Alimentando e soffiando sul fuoco della paura. Ci aiutano a riflettere le parole di papa Francesco pronunciate il 15 febbraio a Roma, durante l’omelia a un convegno organizzato da Fondazione Migrantes, Caritas Italiana e Centro Astalli: “Liberi dalla paura. La paura è l’origine della schiavitù, anche l’origine di ogni dittatura perché sulla paura del popolo cresce la violenza dei dittatori”. 

La legge sulla legittima difesa cavalca la paura, nonostante i recenti dati ufficiali su sicurezza – come si può leggere sul sito di Archivio Disarmo (Iriad): “Il numero dei reati è in calo, ma gli italiani si sentono sempre più indifesi. Il fenomeno è paradossale… Le cifre raccontano un paese sempre più sicuro: il numero degli omicidi in Italia è in diminuzione da tempo”. Come ha certificato l’Istat nel recente rapporto sul benessere equo e sostenibile, “nell’ultimo anno si evidenzia una sostanziale stazionarietà dei borseggi e delle rapine, mentre diminuiscono i furti in abitazione dopo anni in cui tali reati sono stati in crescita”. Nessun allarme sicurezza, insomma. Nessun aumento esponenziale del crimine. Un esempio? Nel 2016 sono state uccise 400 persone, pari a 0,7 omicidi ogni 100mila abitanti. “L’attuale livello – certifica l’Istat – è di circa quattro volte inferiore a quello degli anni Novanta”. Secondo il ministero dell’Interno nel 2016 si è ridotto il numero di omicidi, rapine, violenze sessuali, furti ed estorsioni. Un trend quantificato in un 16,2 per cento di reati in meno rispetto all’anno precedente. Eppure gli italiani si sentono indifesi”.

Le reazioni

Per scongiurare l’approvazione di questa legge era stato lanciato anche un appello promosso da Archivio Disarmo e associazione Antigone, a cui ha aderito anche Pax Christi Italia: “Investigatori, magistrati, giuristi ed esperti concordano sul fatto che non vi è alcuna necessità di una nuova legge sulla legittima difesa. La proposta attualmente in discussione vorrebbe eliminare definitivamente il principio di proporzionalità tra il bene minacciato dall’autore del reato e il bene offeso. 

Vorrebbe assicurare una sorta di immunità a chi usa le armi contro un presunto ladro. Si tratta di una grave forzatura della legge. Il principio di proporzionalità ha una sua origine costituzionale. Non si possono mettere sullo stesso piano la vita e la proprietà privata. La proposta mira poi a evitare l’intervento del giudice. L’azione giudiziaria è obbligatoria, non si può impedirne l’avvio sulla base di una presunzione di innocenza di chi uccide una persona. È il giudice a dovere sempre verificare i fatti. Il suo intervento è ineliminabile: in un paese democratico solo un giudice può verificare l’esistenza effettiva di un’intrusione e accertarsi dell’identità e del ruolo della persona uccisa. (…) Così com’è concepita, la riforma della legittima difesa metterà a rischio la sicurezza di tutti determinando un aumento esponenziale delle armi in circolazione e una conseguente maggiore probabilità del loro uso. Una silenziosa corsa dei cittadini ad armarsi individualmente non è la soluzione. Come dimostra l’esperienza degli Stati Uniti, la diffusione delle armi da difesa personale non fa altro che diffondere il senso di insicurezza e di sfiducia nelle istituzioni” .

Come negli Usa?

L’esperienza degli Usa è ben nota a tutti. E ci è stata raccontata anche da un giovane, Zion Kelly, invitato da Pax Christi in Italia lo scorso mese di ottobre. Zion è tra i promotori della grande marcia che si è tenuta a Washington il 24 marzo 2018: oltre 800mila persone e altre centinaia di migliaia in 836 città degli Stati Uniti. La conclusione, sul palco, era stata affidata alla nipotina di Martin Luther King, 9 anni: “Mio nonno aveva un sogno e anch’io ho un sogno: un mondo senza le armi”. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato la legge accompagnandola con una lettera: “Va preliminarmente sottolineato che la nuova normativa non indebolisce né attenua la primaria ed esclusiva responsabilità dello Stato nella tutela della incolumità e della sicurezza dei cittadini, esercitata e assicurata attraverso l’azione generosa ed efficace delle Forze di Polizia”.

Sta di fatto che ora in Italia abbiamo questa nuova legge.

Una legge che, al di là degli aspetti giuridici, nella realtà rafforza un modo di pensare, di vivere il rapporto con l’altro e con le cose. Alimenta la paura come già detto. Ma alimenta anche il grande businnes del mercato delle armi. Gli interessi in gioco sono enormi. Politici ed economici. I successi dei partiti di governo sono arrivati alimentando la paura dell’invasione dei migranti, nonostante i dati ufficiali del Viminale dicessero il contrario. La stessa cosa si verifica con la legittima difesa. Dove ci porta tutto questo? 

Non è difficile immaginare che insieme al decreto sicurezza, tutto questo porta a un brutto clima nella società. Lo percepiamo tutti, ogni giorno. Si è sempre più arrabbiati. Violenti nel linguaggio, ma non solo. C’è bisogno di un nemico contro cui sfogare la propria rabbia: l’immigrato, il musulmano, il ladro, il vicino di casa… Aumentando la diffusione delle armi, anche detenute legalmente, aumenta inevitabilmente anche la possibilità che queste vengano usate. Sembra che avere una pistola sotto il cuscino dia più sicurezza. Invece ci rende più insicuri, tutti. Resta da fare un’ultima considerazione: intorno a questa legge sulla legittima difesa non c’è stato un gran dibattito. Non si è aperto un confronto tra valore della vita umana e valore delle “cose” da difendere. E anche all’interno del mondo cattolico, mi pare, non si sono levate voci critiche. Certo, il quotidiano Avvenire è più volte intervenuto in modo duro contro questa legge. E questo è un fatto importante. Ma non si è aperta una discussione nel modo delle associazioni, delle parrocchie, dei movimenti. Un silenzio imbarazzante o forse solo imbarazzato, per non sapere come muoversi in questa società sempre più violenta. Dove è difficile ribadire che non tutto ciò che è lecito è anche etico.

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