Tra bugie e torture
È importante, in questo momento, tornare a riflettere sulla guerra in Iraq perché questa guerra è emblematica dell'assurdità e della pazzia collettiva in cui ci siamo cacciati. Ci scandalizziamo per le torture perpetrate dai soldati americani contro i cittadini iracheni e si parla di “mele marce”... Abbiamo forse dimenticato che sono state proprio le forze armate statunitensi nella School Of Americas ad addestrare per decine d'anni coloro che hanno usato la tortura in modo indicibile in Argentina, in Cile, in Brasile? Per questo mi meraviglio che ci meravigliamo delle torture in Iraq come se i soldati americani fossero buoni…
Mi viene in mente l'immagine, falsa e terribile, che hanno continuato a fornire secondo la quale noi italiani eravamo, durante il periodo coloniale, i colonialisti “buoni”. Come se ci possano essere dei buoni colonialisti! Oggi, infatti, stiamo scoprendo i massacri che le truppe italiane hanno operato in Libia e in Etiopia: ebbene, non eravamo “buoni colonialisti”, perché non esistono i “buoni colonialisti” come non esistono i “buoni soldati”. Anche quando la guerra diventa terrorismo e il soldato diventa “buono” a seconda del nemico che combatte.
Alla vigilia dell'arrivo in Italia di Gorge W. Bush il 4 giugno, confesso d'essere rimasto sorpreso nel leggere i risultati di un'indagine fatta su cosa pensano gli italiani della guerra e dai quali risulta che il 63 % di essi ritiene che ogni guerra sia ingiusta. È un dato sorprendente, inatteso che forse testimonia il lavoro fatto in questi anni per coscientizzare la gente ma è anche la prova che la gente comune ha compreso l'assurdità della guerra in Iraq e ne trae le conclusioni. E questo è un fatto positivo ed è una risposta a quanti hanno sostenuto che tutte le manifestazioni fatte negli ultimi tempi non sono servite a niente.
Finalmente cominciamo a capire: è ormai sotto gli occhi di tutti che questa guerra è stata fatta grazie a molte bugie. È lo stesso Colin Powell a dire che le prove che aveva fornito nel famoso discorso all'Onu erano false. E aggiunge che è stato imbrogliato dalla CIA (poverino!). Il New York Times ha scritto, senza essere smentito, che non c'era nessuna connessione tra il regime di Saddam Hussein e Al Queda: ci siamo cacciati dunque in una guerra spaventosa per delle bugie…
Ma la cosa più grave è che i musulmani (un miliardo di fedeli nel mondo) percepiscono sempre più questa guerra come l'attacco dell'occidente cristiano al cuore dell'Islam. Se ciò fosse vero, dovremo prepararci a nuove crociate e, con lo strapotere delle armi che ci ritroviamo, questo significa che ci sbraneremo a vicenda.
Stupisce allora il silenzio mantenuto dalla Chiesa italiana su questa guerra. Dobbiamo invece avere il coraggio, come chiesa, di proclamare che è una guerra immorale, criminale e illegale e che le truppe di occupazione devono andarsene dall'Iraq. In tal senso, non c'è nessuna svolta da aspettarsi dal prossimo 30 giugno.
Anche noi come cristiani dovremmo dire, come l'arcivescovo anglicano Desmond Tutu, “Bush e Blair chiedano perdono al mondo per quello che hanno fatto”. Solo così potremo tentare di riprendere a dialogare col mondo islamico.