PAROLA A RISCHIO

Dire addio ai compromessi

Il gesto di Bartimeo di gettare via il mantello per andare verso Gesù è da rileggere come l'invito a liberarsi per liberare da ogni tipo di dipendenza.
Tonio Dell’Olio

Egli, gettato via il mantello (…)
(Marco 10, 50).

I Vangeli non sono scritti secondo il genere dell'annotazione diaristica, né come un resoconto puntuale e scrupoloso di alcuni avvenimenti, tanto meno come un racconto di cronaca. Essi rispondono ad altre esigenze e a una mentalità molto differente dalla nostra. L'intento è soprattutto teologico e non storico, il linguaggio indulge piuttosto al significato simbolico che alla verità coerente dei fatti. Quando i Vangeli ci riportano un episodio o un aspetto che per la nostra sensibilità apparirebbe del tutto marginale, dobbiamo prestare molta attenzione perché con ogni probabilità è proprio quell'annotazione che ci rimanda un dato significativo se non addirittura sostanziale. Molto probabilmente si tratta di qualcosa che i contemporanei e i conterranei degli evangelisti e delle loro comunità avrebbero compreso immediatamente, ma che è estraneo al nostro modo di intendere e comprendere. Pertanto Gesù che scrive con il dito nella polvere o che indica la guancia destra, il pozzo della Samaritana o i trenta denari di Giuda… riescono a parlarci soltanto se ne riscopriamo il significato simbolico o la funzione che esercitavano nel linguaggio e nella mentalità originarie.
Pertanto la fatica maggiore che siamo invitati a compiere è quella di contestualizzare i dettagli per comprenderli nel loro significato originario. Nel nostro caso si deve concludere che il gesto di Bartimeo di gettare via il mantello non è assolutamente marginale e, al contrario, vuole riferirci un dato saliente ai fini della comprensione dell'intero racconto della guarigione del cieco.

Il mantello nella Scrittura
Anche al lettore più distratto della Scrittura, il mantello appare come un capo d'abbigliamento assolutamente prezioso. Non c'è bisogno di leggere autorevoli commentatori e studiosi per comprendere che in una zona geografica in cui l'escursione termica fa raggiungere di notte delle temperature molto basse, il mantello ha una funzione importante e diventa una coperta. È importante al punto che anche la legge prescriverà che: “Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai al tramonto del sole perché è la sua sola coperta, è il mantello della sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo?” (Es 22, 25-26).
Trattandosi di un pegno sembrerebbe persino legittimo tenersi il mantello fino a quando il debito non sia estinto, eppure qui si pone un'eccezione a indicare l'importanza assoluta del mantello nella vita quotidiana dell'abitante della Palestina. Ma anche i Vangeli ci riportano con altrettanta evidenza l'importanza del mantello. Parlando della repentinità degli ultimi tempi, Gesù metterà in guardia: “E chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello” (Mt 24,18). Il mantello viene considerato un capo indispensabile, al punto che, qui e in altri passi, viene citato per indicare qualcosa di essenziale, cui non si rinuncerebbe mai se non in vista del Regno. Persino nei racconti della passione viene menzionato esplicitamente il mantello allorquando: “Dopo averlo schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo” quasi a indicare la completa spogliazione che Gesù subisce in termini di dignità umana.

Un gesto di liberazione
Nel nostro caso Bartimeo getta via il mantello a indicare che può fare a meno persino di ciò che viene comunemente ritenuto indispensabile perché ha ormai incontrato Colui che gli riempie la vita di senso. Se avesse avuto una sua consequenzialità logica, si sarebbe detto che Bartimeo getta via il pane o svuota una brocca d'acqua a indicare che niente può essere considerato da lui più importante di quest'incontro con il Nazareno. Ma si pensa che il mantello servisse a Bartimeo anche per raccogliere le elemosine che i passanti lasciavano. Pare fosse abitudine dei mendicanti di stendere il mantello dinanzi a sé quasi a tracciare uno spazio entro il quale, chi voleva, poteva versare la propria moneta.
Se questa interpretazione è corretta, direi allora che il vero miracolo avviene qui prima ancora che il cieco riabbia la vista e che Bartimeo ha trovato una ragione di vita che supera il suo bisogno e dà un taglio netto a ogni forma di dipendenza. Il miracolo non è tanto nel riacquistare la vista, quanto in questo balzo che la fa rialzare dalla posizione di umanità prostrata nella quale egli si trova per recuperare la posizione dei risorti, di coloro che hanno dignità piena.
Gettare via il mantello equivale al gesto di lasciare il banco delle imposte come ha fatto Matteo o di abbandonare le reti come i pescatori sulle rive del lago o di abbandonare la brocca presso il pozzo come la Samaritana o di distribuire le proprie sostanze ai poveri come Zaccheo… I Vangeli sono pieni zeppi di questo genere di esempi e li ripropongono per indicare la liberazione totale e integrale che vive colui che incontra il Cristo. Ne consegue che oggi annunziare il Cristo vuol dire liberare tutti coloro che vivono una situazione di schiavitù.
Come non mettere a confronto la prontezza di Bartimeo nel gettare via il mantello con le paure, le insicurezze, le resistenze che opponiamo continuamente nel dover abbandonare le abitudini e le situazioni che non consentono una nostra liberazione autentica? Bartimeo, che abbiamo scelto come nostro maestro, ci impartisce un insegnamento tanto grande, secondo il quale siamo chiamati a superare la logica dell'elemosina e dell'aiuto per provocare gesti autentici di liberazione che consentano agli ultimi di recidere ogni tipo di legame con la condizione di miseria che impedisce alla loro dignità di emergere e di esprimersi.
Altrettanto ci indica che non possiamo sostare in situazioni di compromesso e che dobbiamo gettare lontano da noi ogni strumento, mezzo, situazione… che soggioga la nostra libertà, tarpa il nostro volo, chiude la finestra alla luce che libera dalle tenebre di un'altra cecità, quella che abbiamo scelto!

Quanti legacci!
Se devo pensare ad alcuni legacci che concretamente in questi giorni impediscono gesti e moti di liberazione autentica, mi rendo conto che c'è solo l'imbarazzo della scelta. Se penso alla guerra che occupa le pagine dei nostri giornali e ai motivi per cui la si combatte, non posso fare a meno di concludere che, accanto ai gesti di dissenso, di protesta, di riflessione e di contestazione, sarebbe importante riuscire a gettare via il mantello dell'utilizzo spropositato di petrolio e di suoi derivati: alla radice di questa ennesima tragedia c'è l'oro nero. Evitare di utilizzare l'auto e compiere tutte le scelte di approvvigionamento energetico che superano il bisogno di un'estrazione notevole di greggio è un atto di pace e di liberazione nostra e di coloro che sono inchiodati alla croce di questa guerra.
Gettare via il mantello per le chiese oggi vorrà dire recidere ogni tipo di legame, connivenza, compromesso, compiacimento, ammiccamento, complicità con il potere politico, economico, religioso. Con tutte le forme di potere. Se i discepoli del Risorto gettano via questo mantello recuperano la libertà di riconoscere il Cristo che passa e si decidono a mettersi in cammino per andare verso di lui. Ritrovano anche la luce degli occhi per vedere dove si annidano il male e l'ingiustizia. Riprendono coscienza dell'intelligenza libera per saper chiamare per nome ogni forma di negazione dell'umanità. Riscoprono la voce per denunciare apertamente gli abusi, la violenza, l'arroganza e tutti gli altri termini del vocabolario del potere.
Gettare via il mantello per tutti i credenti in qualche Dio è oggi rompere finalmente con la volontà di contare e di contarsi, di incarnare la verità, di usare il nome di Dio, di pretendere la rappresentanza esclusiva, di scomunicare, di fare proseliti e di flirtare con forme sottili o palesi di violenza e dire finalmente: ”Non siamo che una goccia della verità del mondo che l'unico Dio ha creato come una meraviglia perché noi lo custodissimo nella sua stessa purezza”.

Note

Dossier IRAQ
È allegato a questo numero di Mosaico di pace il dossier: “Ricostruzione in Iraq: un gioco di interessi”. La redazione ringrazia particolarmente il Tavolo Intercampagne e la Campagna Sdebitarsi per il prezioso contributo che hanno dato alla riflessione.

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