Grano transgenico? No grazie
E in Italia?
Uomini e donne di grano: così potremmo definirci, parafrasando un libro di Miguel Angel Asturias (Uomini e donne di mais). Così potremmo essere raccontati attraverso la lunga storia del grano nella nostra cultura: una storia lunga diecimila anni, fatta di aromi, sapori, fragranze, impastata di miti, storie, religioni. Dall'antico Egitto al mondo greco-latino, fino all'Europa cristiana dell'eucarestia, il grano ha attraversato culture, popoli, civiltà, ha fondato riti e narrato leggende. Ha costruito chiese: ancora oggi, in alcune feste popolari dell'Italia meridionale, si intrecciano spighe di grano in forma di cattedrale, per celebrare il Dio di Betlemme (da bet, casa, e lehem, pane).
Rituali antichi, quelli del grano, che diventano religiosi appena l'arte della panificazione viene importata in Italia dalla Grecia, nel III secolo a.C. Appena Demetra, la madre terra greca, diventa Cerere, la dea bionda, come le spighe di grano che, in suo onore, si cominciano a chiamare cerealis, cioè “sacre a Cerere” e il grano assume valore di cibo sacro, addirittura di viatico per accedere al mondo degli Inferi: non a caso è proprio a una “soporosa” focaccia di farina impastata con erbe e miele, che Enea ricorre per addormentare Cerbero, custode infernale, ed entrare nell'aldilà, come ci racconta Virgilio nel sesto libro dell'Eneide.
Ma è soprattutto con il cristianesimo che il tema virgiliano del pane come legame fra i due mondi e offerta per la salvezza, diventa vero e proprio simbolo di nutrimento spirituale. La presenza del grano e del pane è costante in tutto il racconto biblico, dal Vecchio al Nuovo Testamento. Compare, fra gli altri, nel libro del l'Esodo, in cui si narra l'origine del pane azzimo, mangiato dagli ebrei a Pasqua in ricordo della fuga dall'Egitto, quando il popolo ebraico, guidato da Mosè, abbandonò in fretta le proprie case, portando via le madie con la pasta di pane non ancora lievitata (Esodo, 12,34).
Nel Nuovo Testamento, in particolare, il tema si afferma anche come vero e proprio nutrimento dello spirito, simbologia che accompagna la vita di Gesù dall'inizio alla fine. La narrazione del Vangelo attinge a una vasta tradizione presente in tutto il bacino del Mediterraneo, in cui il ciclo vitale delle spighe è associato alla resurrezione della divinità che, con il suo sacrificio, permette la rinascita della vita futura: tale simbolismo è presente nel momento della morte di Gesù, con il rito del pane spezzato, durante l'ultima cena, quando viene istituito il sacramento dell'eucaristia, simbolo del corpo della divinità che diventa cibo umano e divino insieme; e durante la predicazione, con la comparsa del “pane quotidiano” nella preghiera del Padre Nostro.
Non solo cibo materiale, dunque, il grano, ma anche veicolo di cultura, oggetto di interesse per il mito, la storia, la religione. Oggi questo cammino millenario di familiarizzazione con il frumento e di vero e proprio impasto fra materia e spirito, natura e società, è oggetto di una brusca rottura: la manipolazione genetica del grano porta inevitabilmente con sé l'ingegnerizzazione del nostro portato culturale.
Protesta il Nordamerica
Il nuovo grano ogm potrebbe arrivare presto dai campi sperimentali alle nostre tavole, se passerà la richiesta di autorizzazione al commercio presentata dall'azienda Monsanto in Canada e Stati Uniti per il suo Roundup Ready, frumento tenero geneticamente modificato per tollerare l'erbicida Roundup, prodotto e venduto dalla stessa azienda. L'iniziativa segna uno spartiacque decisivo nel settore delle biotecnologie alimentari, una novità assoluta rispetto alle precedenti colture transgeniche.
Soia, colza e mais (portfolio essenziale dell'industria biotecnologica) sono infatti destinati soprattutto al consumo animale e comunque rappresentano un fattore identitario piuttosto limitato. Non è così per il grano, portatore di una valenza culturale enorme. Il grano non è solo uno dei tanti alimenti che nel corso dei millenni hanno contribuito alla nostra sopravvivenza fisica. Il grano è stato lavorato e trasformato, è diventato “pane” ed “eucaristia”, uno degli alimenti-simbolo che ogni giorno continuiamo a declinare nel cosiddetto Fattore P (Pane, Pasta, Pizza, Pasticceria).
La sua manipolazione genetica rappresenta dunque una sfida completamente nuova, che apre una dinamica di relazione diversa e fino a ora sconosciuta, tra consumatori e transgenia e, più in generale, tra scienza e società. Ne sono coscienti gli stessi operatori di mercato, se è vero che anche i farmers nordamericani nutrono forti dubbi sulla disponibilità dei consumatori ad accettare grano ogm.
A destare allarme tra gli operatori delle filiere di Canada e Stati Uniti sono soprattutto le possibili ripercussioni sull'export, non solo di grano transgenico, ma anche di frumento convenzionale che, in assenza di sistemi di separazione fra convenzionale e ogm, sarebbe considerato “a rischio” dal mercato europeo e asiatico, già diffidente verso le colture geneticamente modificate. Da un'indagine svolta dal Dipartimento dell'Agricoltura statunitense (Usda) attraverso le ambasciate degli Usa nel mondo, risulta che i principali acquirenti di grano nordamericano sarebbero intenzionati a cambiare i propri fornitori, mettendo a rischio i 31 milioni di tonnellate di grano che gli Stati Uniti esportano ogni anno.
Così, “molto preoccupato” e “in qualche misura preoccupato” si definisce l'82% e il 16% dei gestori di silos del Nord Dakota, principale Stato produttore di frumento degli Usa, che hanno risposto a un'inchiesta dell'Institute for Agricultural and Trade Policies di Minneapolis. Di “impatto economico devastante” parla invece il Canadian Wheat Board, una delle più grandi agenzie al mondo nella commercializzazione dei cereali, che ha chiesto al presidente della Monsanto Canada di ritirare la richiesta di commercializzazione di grano transgenico, e al governo canadese di aggiungere una analisi di rischio economico alle valutazioni di tipo sanitario e ambientale.
Dalla filiera americana arriva inoltre una forte richiesta di partecipazione decisionale: quasi l'80% dei farmers intervistati in Nord Dakota rivendica un'ampia consultazione pubblica prima di procedere all'autorizzazione del frumento Roundup Ready, al contrario di quanto avvenuto con le precedenti colture ogm: è la prima volta che l'immissione sul mercato di una coltura geneticamente modificata solleva la reazione del mondo economico e sociale, che manifesta la volontà di esprimersi su un'applicazione dell'ingegneria genetica prima che questa venga introdotta sul mercato.
Grano o grane
E in Italia? Quale sarebbe l'impatto sulla filiera e sul mercato? Nonostante gli oltre 2 milioni di ettari coltivati, tra frumento duro e tenero, il nostro Paese si comporta da importatore netto per soddisfare la domanda dell'industria, rivolta sia al mercato interno sia all'export di prodotti trasformati a base di farina e di semola di grano. Le prospettive commerciali del frumento transgenico appaiono dunque piuttosto incerte; più sicuri, invece, i costi aggiuntivi che gli operatori dovrebbero sostenere per evitare il rischio contaminazione da OGM di partite di grano convenzionale. La questione della qualità è ormai un imperativo dei sistemi agroalimentari e, in caso di compresenza sul mercato di frumento convenzionale e frumento transgenico, non è difficile prevedere un aumento dei costi per le procedure di adeguamento degli impianti e di formazione del personale.
Con il Progetto “Grano o Grane”, iniziativa del Consiglio dei Diritti Genetici promossa da Coldiretti, Assocap, Cna-Alimentare, Flai-Cgil, Coop, e sostenuta da molte aziende del settore, il mondo imprenditoriale del frumento ha l'occasione di agire in chiave preventiva, e non più solo riparativa, di fronte alle probabili ricadute negative di una coltura ogm, con la leadership naturale che gli è conferita dalla centralità che il frumento assume nell'economia e nel sistema identitario nazionale, nel nostro paese e nel mondo.
Un'occasione che può permettere, inoltre, un'inedita saldatura di interessi della cittadinanza e delle espressioni di mercato della società. Presentato in un convegno di lancio al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, il 25 marzo, il Progetto apre un dialogo con la filiera nordamericana, e promuove una linea di intervento sul duplice fronte della ricerca e della comunicazione.
Il mondo economico, quello istituzionale e scientifico sono coinvolti in una analisi interdisciplinare delle molteplici implicazioni connesse all'introduzione di frumento transgenico, dall'impatto economico a quello ambientale, dalle valutazioni nutrizionali a quelle socio-culturali, con l'obiettivo di rilanciare una filiera del frumento di qualità e di avviare una politica di investimenti in ricerca scientifica finalizzata a innovazioni sostenibili con l'ambiente e socialmente condivise.