MONDO

Ritratti di donne nonviolente

Storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi.
Monica Lanfranco

“Non arrendersi alla violenza”, Graça Simbine Machel
Si deve a Graça, mozambicana, se l'attenzione sulle violenze subite dai bambini, dai giovani e dalle donne durante i conflitti armati si è destata in molte sedi internazionali. Il suo intervento durante una seduta dell'UNICEF lasciò i presenti senza fiato (e fu poi trasmesso alle Nazioni Unite e discusso dall'Assemblea Generale). Graça ha lavorato molti anni per creare una forte società civile in Mozambico ed è stata una forza trainante nel promuovere e sostenere i diritti di donne e bambini/e.
(c) http://www.narmada.org Come risposta alla guerra non solo nel proprio Paese, ma anche in altri Stati africani, Graça ha promosso centinaia e centinaia di azioni concrete, operando per la rigenerazione psichica e fisica delle vittime di brutalità e per la loro reintegrazione sociale. È la fondatrice della Fondazione per lo Sviluppo della Comunità, che raccoglie fondi per implementare progetti e iniziative sullo sviluppo sostenibile in Mozambico, la presidente della commissione Unesco nel suo Paese; ha lanciato e promosso il Forum delle Donne Africane insegnanti, per sostenere l'istruzione femminile.

“In prima persona, con la nonviolenza”, Medha Patkar.
Medha è stata l'organizzatrice centrale del Narmada Bachao Andolan (NBA), un movimento popolare finalizzato a impedire la costruzione di una serie di dighe sul fiume indiano Narmada. A completamento del progetto, finanziato dalla Banca Mondiale, 37.000 ettari di foreste e terreni agricoli sarebbero stati sommersi e 320.000 persone avrebbero dovuto abbandonare villaggi destinati a scomparire. Nel 1985 Medha organizzò massicce dimostrazioni di protesta, e nonostante esse fossero completamente pacifiche, lei venne più volte picchiata e arrestata dalla polizia.
Nel 1991 intraprese, sempre per protesta, uno sciopero della fame che durò 22 giorni e che per poco non la uccise. Mai doma, Medha usò questo sistema altre due volte, nel 1993 e nel 1994. Ogni volta in cui un villaggio sta per essere allagato, Medha vi si reca con gli altri attivisti e rifiuta di lasciarlo: durante una di queste operazioni, a Manibeli, fu di nuovo arrestata.
Le sue azioni provocarono una revisione del progetto, da parte della Banca Mondiale, che non ha precedenti: gli “esperti” ammisero che esso era mal disegnato e il governo indiano cancellò il ricevimento dei 450 milioni di dollari necessari al nuovo progetto proposto e prese tempo. Medha e il movimento forzarono il governo a condurre un'indagine su tutti gli aspetti dell'operazione, ma nel frattempo, nonostante le ordinanze legali, una diga fu resa operativa. Nel 1994, il NBA portò il caso alla Corte suprema indiana, che l'anno successivo bloccò la costruzione di una seconda diga.

“I diritti delle donne sono diritti umani”, Sima Wali
Sima è la presidente del Refugee Women in Development (RefWID), un'istituzione internazionale che si occupa delle donne coinvolte in conflitti e delle istanze relative alla loro reintegrazione nei dopoguerra. Sima è nativa dell'Afghanistan e la sua personale esperienza di donna profuga è divenuta una fonte di ispirazione nel suo lavoro per i diritti delle donne. Spesso, per tale impegno, ha rischiato la vita. È stata una pioniera nel provvedere specifici interventi culturali atti a fermare la violenza domestica e le relative tecniche di prevenzione.
I suoi articoli e saggi sono stati pubblicati in tutto il mondo. Sima ha ricevuto un premio e finanziamenti, nel 1993, da Amnesty International, quale riconoscimento del suo essere un raggio di speranza per le donne non solo del suo Paese. Ha diretto i progetti UNIFEM di assistenza alle donne rifugiate in Pakistan dove ora si trova di nuovo per organizzare servizi di istruzione, educazione sanitaria, sostegno d'emergenza ai gruppi afghani che vi si sono trasferiti.

"Cittadina del mondo", Tatyana Valentina Mamonova
È considerata la fondatrice del movimento delle donne in Russia ed è la prima femminista esiliata come "dissidente" dall'ex Unione Sovietica. La causa della sua espulsione fu la pubblicazione di un 'samizdat', un giornale d'arte e letteratura clandestino e non autorizzato, che si chiamava Almanacco: Le donne e la Russia e conteneva articoli scritti dalle femministe sovietiche. Ora l'Almanacco viene pubblicato in 11 lingue e in oltre 22 Paesi.
Dal 1990 Tatyana edita "Donne e Terra", una pubblicazione bilingue (RussoInglese) dedicata all'ecofemminismo. "Donne e Terra" è anche il nome della rete ecologista da lei fondata nel 1979 e che da allora serve da tramite fra l'est e l'ovest. Tatyana è scrittrice, poeta, pittrice, giornalista e facilitatrice per i gruppi che si occupano di diritti umani. Il suo secondo libro: "Saggi sul sessismo nella cultura sovietica" è usato nei licei e nelle università di tutto il mondo. Il suo ultimo lavoro "Women's Glasnost vs. Naglost, Stopping Russian Backlash" è il risultato di un forum in cui le donne russe raccontano il presente "contrattacco" ai propri diritti nel loro Paese.

“Donne per le donne”, Shqipe Gashi
Shqipe Gashi è una giovane di 24 anni che vive in Kosovo. La sua vita non è stata facile. Suo padre la tolse dalla scuola elementare perché pensava non fosse necessario, per una ragazza, rischiare il lungo cammino fino alla scuola. Durante la guerra, Shqipe fuggì dal villaggio con la sua famiglia e si nascose fra le montagne per scampare alle atrocità degli eserciti. Da rifugiata, ha vissuto in una tenda in un campo profughi, dipendendo dall'aiuto umanitario per il cibo e le altre necessità.
Oggi Shqipe ha terminato il programma seminariale di "Women for Women International", che includeva corsi di carpenteria e sui diritti delle donne. Con le sue compagne di classe, Shqipe sta lavorando per rispondere alle ordinazioni di mobili da cucina e forniture per gli uffici. “Non avrei mai immaginato che sarei diventata una falegname, dice, Ma ora so come essere una donna indipendente: avendo un lavoro e conoscendo i miei diritti. Voglio condividere i nostri progressi con le donne di tutto il mondo”.

“La dignità di ogni singola vita umana”, Sister Helen Prejean
Sorella Helen Prejean è una suora cattolica. È conosciuta a livello internazionale da quando il suo libro sul proprio lavoro, come consigliera spirituale del condannato a morte Patrick Sonnier, è divenuto il film “Dead Man Walking”. Candidata al Nobel per la Pace, attivista per la giustizia sociale, Helen tiene conferenze in tutto il mondo sull'importanza dell'eliminazione della pena di morte. “Penso spesso alla spiritualità come riconciliazione.
È un andare al profondo, dentro di te, oltre le polarità, in un luogo dove ogni cosa si tiene insieme. Inizialmente, sembra che tu debba sempre scegliere una cosa o l'altra. Ma non è vero. La vita è troppo profonda per essere spiegata con il cinismo o la contrapposizione degli opposti. La vita, semplicemente, è. La compassione ti rende capace di trascendere le polarizzazioni di modo che tu ti erga per la dignità di ogni singola vita umana”.

“Quando il Cielo e la Terra si scambiarono posto”, Le Ly Hayslip
La storia delle sue esperienze di giovane contadina che cresceva durante la

Donne disarmanti
Le testimonianze e le storie raccontate in questo articolo sono approfondite nel libro “Donne disarmanti” a cura di Monica Lanfranco e Maria G. Di Rienzo, ed. Intra Moenia, Napoli 2003
guerra nel Vietnam è divenuta il film di Oliver Stone “Fra cielo e terra”. Nel 1990 ha creato la Fondazione Villaggio Globale, che ha lo scopo di guarire le ferite delle guerra patite da Vietnamiti e Statunitensi. Oltre a promuovere l'educazione in questo senso, la Fondazione offre aiuto sanitario ai singoli e alle comunità e favorisce gli incontri fra gli ex belligeranti.
“Un pensiero è come un magnete, dice Hayslip. Crea una frequenza specifica che può produrre risultati positivi o negativi. Quando mi sento spaventata o senza speranza, penso a qualcosa di allegro, qualcosa che mi sollevi, qualcosa di più grande di me, qualcosa che non sia solo per me. E allora mi sento meglio. Questo è l'insegnamento di Buddha: tu ti costruisci un paradiso o un inferno. Qualcuno può soccorrerti, ma solo tu puoi salvare te stessa”.

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Giornalista, direttore di Marea (www.marea.it)

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