EUROPA

Ma quest'Europa è sostenibile?

Un nuovo libro per mettere a fuoco limiti e rischi dell'attuale progetto politico, economico e sociale dell'Europa
Santo Vicari (Già funzionario, amministratore principale della Commissione Europea)

Di Santo Vicari abbiamo già avuto modo di conoscere, nel nostro numero di febbraio, i dubbi sull'Europa che si è andata delineando dopo Maastricht sino al fondato timore che essa finisca per stravolgere i valori fondamentali della nostra Costituzione, dal diritto al lavoro al ripudio della guerra.
Archivio Moaico di pace Nel libro “L'Europa sostenibile” – scritto a uso degli operatori locali siciliani convenuti in un progetto di sviluppo sostenibile coordinato dal CRESM – va adesso a fondo della questione mettendo in evidenza come il progetto attuale di Europa non sia sostenibile. Lo fa ricorrendo a uno strumento di analisi originale, in un lucido confronto fra il progetto di Trattato costituzionale europeo e la Costituzione italiana per affrontare poi, a titolo esemplificativo, le conseguenze più palpabili delle scelte politiche dell'Unione. Applica così la sua metodologia di verifica della sostenibilità alla strategia di Lisbona, cui si devono riforme come quella universitaria e quella del lavoro, e al processo di Barcellona che prevede la creazione di un'area di libero scambio nel Mediterraneo. Il tutto condotto con attenzione quasi didattica nei confronti del lettore non avvertito, che viene condotto per mano verso la terminologia comunitaria e i retroscena delle decisioni che si prendono a Bruxelles.
Le conclusioni di questa analisi danno probabilmente conto della disaffezione che il cittadino europeo ha appena mostrato nei confronti di questa Europa con le recenti elezioni europee. Santo Vicari non lascia spazio a quanti si illudono che i cittadini della futura Europa si possano conquistare con una semplice campagna di informazione traboccante di ottimismo, cui ormai siamo da anni abituati. Il problema esiste, ha una sua consistenza e anche un nome: il trattato di Maastricht e l'opzione per una economia di mercato aperta e in libera concorrenza.
Un libro rivolto agli operatori dello sviluppo locale sostenibile non poteva sottrarsi al compito di fare seguire, a un'analisi critica dell'attuale condizione dell'Europa e delle rischiose ricadute che già si intravedono su un Paese come l'Italia, le prospettive di una rimonta che passa però per la riappropriazione del controllo del territorio e della pratica della democrazia. Il brano che segue introduce una delle argomentazioni con cui l'autore delinea le piste per un impegno del cittadino volto al tempo stesso a cambiare le cose nella dimensione locale e a influire sulle scelte di Bruxelles. L'obiettivo ovviamente è quello di dare avvio a una politica non più dominata dagli interessi delle oligarchie economiche, ma dalle aspirazioni dei popoli alla democrazia, al rispetto paritario delle culture e alla pace.

Qualche ulteriore considerazione può aiutare a percepire in che modo la globalizzazione abbia accelerato taluni processi in atto. Si è detto che la valutazione di sostenibilità di una politica economica non dipende soltanto dalla scelta fra valori di riferimento come crescita economica da un lato e diritto al lavoro dall'altro. Essa dipende anche dalla realtà di riferimento scelta per l'osservazione. La valutazione porterà a conclusioni diverse a seconda che si assuma il punto di vista di chi opera avendo come campo d'intervento l'intero pianeta – in assenza di un'autorità mondiale che stabilisca e assicuri il rispetto di regole comuni – oppure il punto di vista di chi opera nell'ambito di un territorio cui è legato il proprio destino e su cui vigono regole di convivenza assicurate da un'autorità territoriale. Mutuando i termini privilegiati rispettivamente dalla Costituzione europea e da quella italiana, si utilizzerà per il primo tipo di osservatore il termine di individuo e per il secondo il termine di cittadino.
Nel primo caso, un'economia di mercato aperta rievoca la condizione di un individuo nomade che risiede dove è più facile soddisfare i propri bisogni e che si sposta tutte le volte che intravede altrove migliori opportunità.
Naturalmente questo approccio sarà remunerativo a condizione che permangano disponibili risorse umane, risorse naturali e tecnologia. Più il campo di intervento sarà vasto, ovvero globalizzato, più si rinvierà nel tempo il rischio di esaurimento delle tre risorse menzionate e meno l'individuo nomade dovrà preoccuparsi delle future generazioni e quindi della sostenibilità. A meno di non superare la capacità di carico del pianeta, ovvero la quantità di inquinamento e di rifiuti che esso è in grado di sopportare mediamente per mantenere le condizioni di vivibilità dell'uomo, si potrà facilmente rinviare, per qualche tempo, ogni problematica di sostenibilità.
Un'economia di mercato vincolata a un territorio più o meno grande rievoca invece la condizione opposta del cittadino a esso ancorato, il quale deve vegliare a che, almeno in quel territorio, permangano le condizioni di vivibilità. Dovrà quindi mirare già nell'immediato a non esaurire le risorse umane, quelle naturali e quelle tecnologiche [...]

La gestione dei processi di trasformazione all'interno del territorio, come pure la gestione della permeabilità dell'interfaccia territorio/ sistema esterno, non è attuabile senza una reale partecipazione della popolazione alle scelte che riguardano il territorio. Il raggiungimento di questo presupposto sarebbe però ostacolato non solo dall'attuale contesto culturale che non esercita un effetto facilitatore, ma anche dai rilevanti interessi che si opporrebbero a un tale processo. Si tratta quindi di mettere a punto strategie a medio-lungo termine da perseguire con determinazione. [...]
Una delle componenti cruciali che presiedono ai processi di sviluppo sostenibile è la visione di società perseguita dal programma di sviluppo. Essa deve riuscire a dare risposta ai bisogni reali avvertiti dalla comunità locale e contribuire a determinare la consapevolezza della propria identità e del proprio territorio. Conoscenza vuol dire anche cura, attenzione, amore. Spesso queste attitudini sono mortificate dai modelli culturali dominanti e ricostituirle significa ricominciare dalle giovani generazioni, sin dalle scuole primarie. Citando Lorenzo Barbera, figura di riferimento per lo sviluppo sostenibile in Sicilia, occorrerà “rendere sistematico il rapporto scuola-territorio, intendendo il territorio come risorsa didattica su cui i ragazzi possano applicare non solo tutte le discipline scolastiche, ma anche i loro talenti pensando e progettando il loro futuro”.
Non è difficile comprendere come le preoccupazioni alla base delle scelte fatte dall'Europa per la politica dell'Istruzione siano invece diametralmente opposte a quelle qui tratteggiate. Focalizzare lo sforzo della scuola sulla risposta alle esigenze a breve termine del mercato significa fare predominare la concezione della persona come forza lavoro, oggetto di scambio nel mercato e sostanzialmente detentore di un saper fare a richiesta.
È questo un esempio di come il sistema esterno cui appartiene il sistema-territorio, nel nostro caso l'Europa, possa agire pesantemente sulle scelte di una comunità locale e sulle sue trasformazioni. Trovare spazi di indipendenza da questi processi, riuscire a controllare selettivamente la permeabilità dell'interfaccia collettività locale/ sistema esterno su questi aspetti, influire sulle scelte del sistema Europa e del sistema pianeta di cui si fa parte è la grande sfida dell'evoluzione sostenibile. Naturalmente l'alternativa fra ricerca di profitto e investimento sul territorio o quella fra formazione per il mercato e territorio come risorsa didattica non sono gli unici

Per ricevere il libro
Chi volesse ricevere il libro può farne richiesta a:
UNIVERSITÀ ETICA per la Condivisione della Conoscenza
e-mail: condivisioneconoscenza@universitàetica.net
segnalando: cognome e nome, indirizzo, e-mail, tel., professione, età, eventuale associazione/gruppo/movimento di appartenenza (facoltativo)
esempi che si possono fare. Ogni aspetto delle quattro dimensioni economica, sociale, ambientale e politica dello sviluppo è investito dalla scelta fra queste alternative. [...]
Vincolarsi alla gestione del territorio e alla comunità locale, grande o piccola che sia, spinge in qualche modo a orientare gli sforzi nella stessa direzione degli altri, ad apprendere l'arte di condividere le decisioni, in breve spinge alla solidarietà. [...] La comunità locale dovrebbe acquisire consapevolezza dell'esistenza di una alternativa e della necessaria scelta tra il modello dell'individuo nomade cacciatore e quello del cittadino gestore del territorio. La scelta non è indifferente e si gioca tutta sul bene comune che con il primo modello rischia fortemente di essere dilapidato come puro oggetto di consumo, mentre nel secondo è verosimilmente preservato e accresciuto.

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