CHIESA

Suore per i diritti delle donne

Un nuovo testo realizzato dalla famiglia domenicana mette al centro dell'impegno per la pace e la giustizia i diritti delle donne.
Intervista di Patrizia Morgante

Sono sempre in prima linea le suore domenicane nell'impegno per la pace, la nonviolenza e il disarmo.
Dedite alla vita religiosa e all'azione in difesa dei diritti umani, hanno recentemente indirizzato la loro ricerca e la loro riflessione alla promozione dei diritti della donna, spesso vittima di violenze di ogni tipo, e hanno pubblicato su tale argomento un opuscolo dal titolo “I diritti delle donne sono diritti umani”.

Come nasce il vostro lavoro e la vostra ultima opera editoriale sui diritti delle donne?
Questo opuscolo è parte di una serie di quaderni, scritti e pubblicati dai Sr. Carol Gilbert nella prigione Alderson Domenicani per la formazione e l'apprendimento in questo campo fondamentale della Giustizia e della Pace. La Commissione Internazionale Giustizia e Pace, composta da suore e frati domenicani, ha ritenuto che il tema dei diritti delle donne dovesse emergere in questo tempo. Ma questo opuscolo viene da lontano. Anche se è stato scritto in questo ultimo anno, era nel cuore e nella mente dei Domenicani da almeno venticinque anni: le suore, riflettendo sulla loro esperienza di disuguaglianza nell'Ordine, nella Chiesa e nel mondo; i frati, sentendo il desiderio di una maggiore mutualità, hanno enfatizzato l'importanza di questa uscita.

Quale il messaggio che con questa ricerca volete dare al mondo?
Siamo felici di questo opuscolo perché non è uno strumento per accuse reciproche tra uomini e donne o per un esame di coscienza, né per creare sensi di colpa. È un modo per dare senso alle lacrime: “Quando il Signore la vide (la vedova di Nain) ebbe compassione di lei e le disse: Non piangere!"

Sr. Carol Gilbert nella prigione Alderson
(Luca, 7-13). Condividendo la compassione di Gesù ci si immerge inevitabilmente nell'esperienza delle donne che piangono nelle diverse parti del mondo. Come Suor Kathy Long, una domenicana americana in prigione per una protesta alla Scuola delle Americhe, che scrisse in una delle sue lettere: “Pregare per la giustizia e per tutte le donne che piangono nell'angoscia per le violenze ricevute nella vita” (nda: il diario completo in italiano di Sr Kathy si può richiedere alla Commissione Internazionale: jp@curia.op.org )

Suore impegnate per la tutela dei diritti umani: è quanto mai opportuno che la Chiesa oggi sia segno e testimone di una ricerca di restituzione alla persona della sua dignità spesso lesa dalle guerre, dalle violenze, dalle ingiustizie e dalle discriminazioni. Può descriverci il vostro percorso in questo senso?
Allo scopo di rendere più multiculturale questo opuscolo, ci siamo consultati con le suore domenicane sui possibili argomenti da includere. Poi abbiamo invitato Sr. Ardeth Platte nella prigione Danbury alcune suore dai diversi continenti a scrivere i vari capitoli e a riunirsi per discuterne insieme. Ognuna di loro lavora nel campo dei diritti umani nel proprio Paese, come attivista, come responsabile, o come studiosa. Il gruppo delle suore si è incontrato a Quito, in Ecuador, in un convento di frati. In sé stesso è un segno che un'altra relazione tra uomini e donne è possibile. Noi siamo fieri di come questo quaderno abbia avuto inizio e di come abbia preso forma.

Un appello alla Chiesa, quindi.
Vogliamo far emergere che i diritti delle donne sono diritti umani. Le donne sono state massacrate nelle forme più varie attraverso i secoli. Questa catastrofe ha privato le donne dei loro diritti fondamentali al livello mondiale. E ha schiavizzato anche gli uomini, privandoli della loro piena umanità e della loro felicità, anche se in maniera minore.
Ma c'è anche un'altra cosa. E la nostra storia come Chiesa è segno di questo. Ricordiamo le levatrici nel Libro dell'Esodo

Sr. Ardeth Platte nella prigione Danbury
che come gruppo erano in grado di offrire la salvezza agli uomini e alle donne allo stesso modo. O Maria Maddalena, che proprio per il suo coraggio e il suo amore audace, è stata incaricata di sanare e ricostruire la comunità, liberandola dalla paura, dalla disperazione e dal terrore.

Parliamo di donne, soggetti deboli della storia eppure profondamente protagoniste di pace: quali, secondo voi, gli avvenimenti principali – in un senso e nell'altro – che hanno segnato la storia delle donne?
È vero che la storia delle donne è fatta di molte sconfitte, ma è anche una storia di donne che hanno salvato la vita dal baratro della morte. C'è un bisogno di rettificare le ingiustizie passate e far girare il mondo nella giusta parte. Richiamiamo la donna iraniana, Shirin Ebadi, che ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace 2003 o le tre suore domenicane in prigione negli Stati Uniti o le donne in nero in Palestina e Israele. E poi ci sono le madri dei “desaparecidos” di Piazza di Maggio in Argentina e la moltitudine di donne che quotidianamente inventano nuovi progetti per sopravvivere e svilupparsi (le varie esperienze di cooperative agricole e di microcredito). Altro esempio è il Forum Sociale Mondiale, dove la maggioranza dei partecipanti sono donne. Molti dei movimenti dal basso sono costituiti e diretti da donne (un esempio è Vandana Shiva in India).

Molti ricorderanno che...
... nel mese di luglio 2003, tre suore americane sono state condannate al carcere per aver partecipato ad attività e manifestazioni contro il proliferare delle armi (cfr. Mosaico di pace di ottobre 2003). Le tre sorelle continuano a scrivere dalle rispettive sedi in cui stanno scontando la pena loro comminata (Ardeth 41 mesi, Sister Carol 33 mesi e Sister Jackie 30 mesi).

Cari amici di Giustizia e di Pace, Douglas Roche in suo libro, The Human Right to Peace (Il Diritto Umano alla Pace) scrive: “Desidero un mondo umanocentrico e democratico, un mondo che sviluppi e protegga la pace, l’uguaglianza, la giustizia e lo sviluppo umano. Desidero un mondo in cui la sicurezza umana – come prevista nei principi della Carta delle Nazioni Unite – sostituisca gli armamenti, il conflitto violento e le guerre. Desidero un mondo in cui ciascuno viva in un ambiente pulito con una distribuzione equa delle risorse della terra e nel quale i diritti umani siano protetti da uno specifico corpo di diritto inter-nazionale”.
L’autore del libro dichiara che “la guerra provoca fame, aggrava la povertà, rovina gli ambienti, causa migrazioni dei popoli, fa naufragare le leggi, moltiplica il divario fra ricco e povero e causa miseria assoluta per intere popolazioni”.
Douglas Roche denuncia che “la guerra è estranea al DNA umano. Noi non siamo predestinati alla violenza. La guerra è lontana dalla nostra cultura, dal nostro bisogno di socializzare e di interagire l’un l’altro. Chi ostacola il lavoro per la pace sono i realisti del nostro tempo, perché sanno che le nuove tecnologie accelerano la diffusione delle armi di distruzione di massa e con esse la possibilità di vita sulla terra” [...].
Il mio cuore è colmo di ringraziamento per la vita, l’esempio e l’amicizia della costruttrice di pace Helen Casey di Midland (Michigan). Helen ha sostenuto la sorella Jackie Bennett, OP, e altri fratelli e sorelle nelle dimostrazioni per la pace e nel suo posto di lavoro. Spero che la loro opera si innalzi al cielo per contribuire alla costruzione di una terra ricolmata di pace e giustizia.
Agosto è un mese favorevole per ricordarsi della storia e dei suoi errori, per cercare e per battersi per porre fine alle efferatezze della guerra. Il mondo non può più sopportare la violenza. Spero che avvertiate questa necessità di resistere alla cultura della guerra e abbiate il coraggio che viene dalla convinzione. Il mio cuore è pieno di amore e di ringraziamento per voi, per la vostra preoccupazione, per i vostri regali e per le vostre lettere.
Sempre riconoscente,
Ardeth Platte, agosto 2004

È possibile leggere le altre lettere di Ardeth, Carol e Jackie all’indirizzo internet http://www.jonahhouse.org/prisonltrs.htm
oppure http://www.domlife.org.
Quali i maggiori ostacoli al pieno riconoscimento della dignità della donna nel mondo di oggi e al riconoscimento del contributo importante che in ambito di pace e giustizia le donne danno?
I temi di genere non sono solo per i gruppi di donne. Sono anche temi maschili. Prima e più liberamente noi ci rendiamo conto di questo e più sicuri e in pace vivremo. Questo quaderno è anche un modo per riscoprire la prima manifestazione di gioia nella nostra memoria di fede, la gioia che Dio ha impresso nel nostro DNA: “Questa volta essa è carne della mia carne e ossa delle mie ossa.” (Genesi. 2-23).
Dall'inizio siamo stati chiamati a essere pari, eguali. E come Domenicani siamo nati come famiglia. Questo è nostro diritto di nascita: non potremo mai sentirci ricolmi e in pace fino a quando non scopriremo questo tesoro all'interno della Chiesa e del mondo.
Crediamo che questo opuscolo sia stato e sia per noi una sfida: uno strumento per ripensare le relazioni all'interno e all'esterno dell'Ordine in una prospettiva “dei generi”. Sarebbe interessante percepire questo opuscolo come un lavoro in progress: perché, nel tempo, uomini e donne possano arricchirlo apportando altri contributi, nel significato profondo che la Storia si continua a scrivere, vivendo nel presente una consapevolezza diversa.

Note

Intervista a:
Suor Margaret Ormond, op
Coordinatrice Internazionale delle Suore Domenicane
Frei Joao Xerri, op
Co-Promotore Internazionale Giustizia e Pace della Famiglia Domenicana

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    Frei Joao Xerri, op
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