ARMAMENTI

Crescete e proliferate

Una nuova stagione di diffusione delle armi nucleari si è aperta tra ipocrisie e indifferenza.
Angelo Baracca (Dipartimento di Fisica, Università di Firenze)

Dopo il crollo dell'Urss, dileguato l'incubo dell'“equilibrio del terrore”, l'umanità dormì sonni tranquilli, ma fu bruscamente risvegliata sei anni fa dal boato dei test nucleari dell'India e del Pakistan: due Paesi che si 1945 - Hiroscima dopo lo sgancio della 1^ bonba atomica confrontavano pericolosamente sul tetto del mondo divenivano potenze nucleari (l'India aveva fatto un primo test nel lontano 1974). Le testate dei due Paesi non erano mortaretti, ma armi moderne (si valuta che l'India ne abbia 50-100, il Pakistan 25-50), efficienti, e sufficientemente compatte da potere essere lanciate dai mezzi missilistici che i due Paesi sperimentano e perfezionano da anni (le bombe esplose sul Giappone pesavano tonnellate). E oggi sembra essere ritornato il tormentone della proliferazione, prima per l'Iraq, poi per l'Iran e la Corea del Nord: mentre tutto il mondo tace, complice quanto irresponsabile, sul ben più minaccioso e destabilizzante arsenale nucleare (e di tutto il repertorio di armi di sterminio) di Israele; per non parlare dei megalomani programmi di Washington, ai quali abbiamo già accennato (marzo 2003).

Una nuova stagione
Che cosa accade dunque in questo campo? Le nubi che si addensano sul nostro futuro sono purtroppo molto più fosche di quanto il (dis)interesse degli organi di (dis)informazione lasci intendere. È bene cominciare dalle origini del problema. La proliferazione nucleare è il portato inevitabile dello statuto internazionale che venne dato a tutto il comparto nucleare – ricerca di base e applicazioni militari e civili – fin dalla sua nascita negli anni '30. Fin dai primi passi si privilegiarono le applicazioni militari. Dopo la cinica e inutile carneficina di Hiroshima e Nagasaki, l'ottuso rifiuto di un controllo internazionale su questi armamenti nel dopoguerra aprì di fatto il vaso di Pandora della Proliferazione (v. articoli di novembre e dicembre 2003).
La proliferazione venne surrettiziamente istituzionalizzata con il lancio nel 1953 dell'“Atomo per la Pace”: i programmi nucleari “civili” – che veicolavano la tecnologia dell'arricchimento dell'uranio e della separazione del plutonio – divenivano la “carota” con cui la Casa Bianca (in barba al controllo del Congresso ed eventualmente attraverso Paesi terzi) ammaliava i più svariati Paesi, pronta ovviamente a brandire il “bastone” contro gli Aston, marzo 2004 - Manifestazione contro le armi e la guerra nucleare insubordinati. Proprio così oggi Washington – dopo avere metabolizzato la capacità nucleare del Pakistan (che pure nel passato aveva aiutato), passando dall'ipocrita regime delle sanzioni al suo arruolamento nella santa alleanza contro il terrorismo – polemizza aspramente con Teheran per la prosecuzione di quei programmi che proprio la Casa Bianca aveva generosamente promosso ancora sotto il regime dello Scià, pentendosi tardivamente dopo la rivoluzione del 1979.
Nel frattempo la tecnologia nucleare militare, dopo la bomba H, faceva grandi passi avanti: combinando in modi complessi stadi a fissione e a fusione, si aumentava la potenza, l'efficienza, la compattezza, la sicurezza, la maneggiabilità, la versatilità delle testate (v. Scheda).

Anni '90: la svolta
Recentemente è però intervenuto, nel disinteresse generale (tranne ovviamente dei militari e dei governi), un fattore nuovo. Dopo il crollo dell'Urss, i trattati internazionali degli anni '90 (preceduti dalle azioni di Gorbachev per la rimozione degli euromissili) portarono effettivamente a una riduzione quantitativa degli arsenali nucleari (trattati START di riduzione delle armi strategiche; CTBT, Comprehensive Test Ban Treaty, di messa al bando totale dei test nucleari). Oggi, però, si può dire che essi segnarono il punto più alto di una fase della proliferazione nucleare, ma ne hanno innescato un'altra, nuova e più insidiosa e pericolosa. Gli arsenali della Guerra Fredda erano sproporzionati e ormai ingiustificabili, forse anche in parte obsoleti per le nuove strategie di guerre preventive. Così la frenetica ricerca di nuovi tipi di armi nucleari ha messo a punto altre tecniche e altri strumenti: super-computers per la simulazione delle esplosioni nucleari, modelli, test sub-critici di componenti, nanotecnologia, super-laser di potenza mille volte superiore ai precedenti che in gigantesche strutture devono simulare le condizioni dell'esplosione (192 laser nella NIF, National Ignition Facility, 240 nel francese Megajoule), ricerca di nuovi isotopi e nuovi processi nucleari.
Oggi è possibile che un Paese possa realizzare un ordigno nucleare avanzato ed

L’evoluzione delle testate nucleari
1) Un grande perfezionamento delle testate a fissione è il boosting (spinta). Poco prima dell’esplosione si inserisce nel centro della massa fissile (uranio arricchito o plutonio) una piccola quantità di deuterio e trizio (2 grammi). Quando l’esplosivo convenzionale comprime il materiale fissile e innesca la reazione a catena, si innesca anche la reazione di fusione del DT: l’intenso flusso di neutroni che questa emette esalta dall’interno la reazione di fissione, esaurendo tutto l’esplosivo con maggiore efficienza senza bisogno di un pesante riflettore di neutroni esterno. Questo meccanismo consente di aumentare la potenza e diminuire dimensioni e peso delle testate. India e Pakistan hanno testate boosted avanzate.

2) Le bombe termonucleari, derivate dalla “bomba H”, sono a due stadi: il “primario” a fissione boosted (che emette raggi X e neutroni, non attenuati da componenti esterni), e il “secondario” costituito da nuclei leggeri che danno luogo alla reazione di fusione nucleare. Si capì che la fusione non può propagarsi se prima il secondario non subisce una forte compressione: questa viene ottenuta con i potenti raggi X dall’esplosione del primario.
La potenza e l’efficienza dell’esplosione possono venire ulteriormente accresciute sfruttando anche i neutroni prodotti dal primario, mediante un ulteriore componente costituito da una massa sub-critica di uranio o plutonio, posta al centro del “secondario” (sparkplug, o innesco: a sua volta, eventualmente, boosted): la compressione e il flusso neutronico ne innescano la fissione, la quale agendo dall’interno garantisce l’esplosione termonucleare in ogni caso.
efficiente, capace di funzionare al primo colpo, senza violare i trattati esistenti, con sperimentazioni intermedie, ma senza necessità di test nucleari completi. Si sono coniati nuovi concetti, come proliferazione latente, per indicare Paesi che non possiedono armi nucleari, ma sono in grado di produrle nel giro di mesi: la Germania e il Giappone sono i casi più evidenti (hanno i materiali, gli strumenti e le capacità tecniche), ma ve ne sono molti altri, come hanno dimostrato chiaramente l'India e il Pakistan.
Ferve la ricerca per realizzare testate di piccolissima potenza, un migliaio di volte inferiore a quelle attuali: il cui pericolo maggiore è di cancellare la distinzione tra armi nucleari e convenzionali. Forse gli USA le hanno già testate, anche sul campo: l'uso, e abuso, del DU (Uranio Depleto) è stato un ballon d'essai per saggiare le reazioni internazionali a nuove armi, o ne ha celato appunto la sperimentazione: e in effetti nessun governo, né l'ONU, hanno protestato!
Si sta verificando un'esasperazione dei livelli di commistione tra tecniche e ricerche civili e militari: lo statuto internazionale dato a questo comparto mostra oggi i suoi effetti più insidiosi, poiché impediscono il controllo e le limitazioni di questi sviluppi. Sono molti i Paesi che realizzano super-laser; la mitica ricerca per realizzare la fusione nucleare controllata attraverso il “confinamento inerziale”, su cui molti Paesi sono impegnati, utilizza strumenti identici alle concentrazioni di molti laser come quelli accennati, o di acceleratori di particelle, per realizzare la compressione necessaria a innescare la fusione di un piccolissimo pellet (sferetta) di pochi grammi di deuterio e trizio: qualcosa di analogo al meccanismo del boosting (v. Scheda), provocato però in quel caso dall'innesco della fissione. Se si riuscirà a ottenerlo da solo, si sarà realizzata anche potenzialmente una micro-esplosione di pura fusione, senza l'intervento del primo stadio a fissione. Per farne una micro-bomba, di potenza dell'ordine delle tonnellate di esplosivo convenzionale, è naturalmente necessaria un'estrema miniaturizzazione del laser o dell'acceleratore: ma su questa strada si stanno compiendo passi da gigante.
Va sottolineato anche che assume un'importanza cruciale la tecnologia del trizio, che è assai complessa (India e Pakistan lo hanno prodotto), e risulta oggi non meno cruciale di quella del plutonio: ma le ricerche civili sulla fusione consentono di ottenerla e perfezionarla.
Il 2005 sarà l'anno del rinnovo quinquennale del TNP (Trattato di Non Proliferazione): il precedente fu ottenuto solo dopo che i Paesi non nucleari pretesero una solenne dichiarazione di impegno dei Paesi nucleari a liberarsi delle armi nucleari. I documenti del Pentagono mostrano esplicitamente che gli USA non hanno nessuna intenzione di farlo, né domani né mai: i piani già ora arrivano alla metà del secolo (e la spesa attuale per le armi nucleari supera quella annuale media dei decenni della Guerra Fredda). Accetteranno gli altri Paesi questa situazione? E i movimenti contro la guerra saranno capaci di imporre un alt definitivo?

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