Spionaggio Usa e mediattivismo
È in corso una silenziosa riconversione dei sottomarini nucleari americani in funzione dello spionaggio verso l'Europa. Non è un film quello che racconteremo. Secondo attenti osservatori è già avvenuto il trasferimento del “grande orecchio” di Echelon da San Vito dei Normanni a Taranto, già sede del più importante nodo del sistema di spionaggio americano C4i (Cfr. Piero Romano, Il Mondo 13/2/2004, http://italy.peacelink.org/disarmo/articles/art_3327.html). Occorre focalizzare un elemento non secondario: gli Stati Uniti continuano a mantenere nel Mediterraneo i loro sommergibili a propulsione nucleare senza alcuno scopo operativo plausibile. Non vi è infatti alcuna minaccia militare navale. “La guerra moderna” è un librone tecnico-militare scritto da Luttwak e Koehl (Rizzoli editore) che ordina tutte le informazioni come un dizionario.
Alla voce “sottomarino” apprendiamo che i sottomarini “in origine erano destinati alla difesa costiera” e poi nel corso del tempo “si sono rilevati importanti sistemi d'arma offensivi”. Infatti “dal 1945 il sottomarino è diventato il tipo di unità navale dominante, non solo per l'attacco alle unità militari e mercantili, ma anche per gli attacchi contro il territorio nemico e la lotta antisom”. Questo che vuol dire? Che i sottomarini nucleari americani non servono nel Mediterraneo. Non abbiamo bisogno di alcuna difesa costiera verso nazioni che minacciano un attacco, né gli Stati Uniti hanno bisogno di attaccare alcuna nazione del Mediterraneo.
La Libia? Il Capo di Stato Maggiore della Marina Libica, Brigadiere Hamdi Al Shibani Al Swehli, ha incontrato l'Ammiraglio Sergio Biraghi, Capo di Stato Maggiore della Marina Miltare Italiana, per definire concretamente lo sviluppo di una più stretta collaborazione tra le due Marine
(http://www.marina.difesa.it/diario/2004/csmLibia/).
Quali sono dunque i motivi per cui i sottomarini americani gironzolano ancora nel Mediterraneo in assenza di “nemici”? Qui giungiamo allo spinoso capitolo della progressiva conversione dei sottomarini Usa in strumenti di spionaggio (http://italy.peacelink.org/disarmo/articles/art_6884.html) che completano, dalla profondità degli abissi, quell'opera che Echelon compie dall'alto dei satelliti (http://www.nigrizia.it/doc.asp?ID=6502&P=1).
Decine di migliaia di chilometri di cavi subacquei infatti uniscono l'Europa al Nord Africa e al Medio Oriente. Sono in gran parte gestiti dalla Flag Telecom Holding Ltd. I sottomarini a propulsione nucleare possono rimanere in fondo al mare molto di più rispetto ai sottomarini diesel-elettrici. “Il tallone d'Achille dei sottomarini diesel-elettrici risiede nella limitata capacità delle loro batterie. Una volta scaricate le batterie essi devono riemergere per caricarle”, si legge sul librone di Luttwak e Koehl. I sottomarini nucleari Usa non hanno bisogno di riemergere mentre è magari in corso una interessantissima conversazione telefonica. La ragione di tutti questi sottomarini nucleari nel Mediterraneo non è più strettamente “militare”, ma riguarda il controllo politico ed economico delle nazioni europee.
Forse così capiremo meglio perché sbattono inspiegabilmente sul fondale (i cavi telefonici sono sui fondali) come è accaduto al sottomarino nucleare Hartford nell'ottobre del 2003 (http://italy.peacelink.org/disarmo/articles/art_2342.html) o perché nel giugno del 2001 il sottomarino spia americano NR-1 è finito contro un peschereccio pugliese nel mare di Brindisi.
Ma i comandi militari americani sono esenti da ogni processo per le questioni fin qui viste. Viene invece processato il ciclista americano Joshua Kinberg, un mediattivista che è stato arrestato per aver ideato una bicicletta collegata a Internet senza fili che stampa sull'asfalto (con vernice lavabile ed ecologica) le scritte contro la guerra inviate dal web. Se non possiamo bloccare i sottomarini Usa, possiamo almeno sostenere Joshua.
(Su http://italy.peacelink.org/pace/articles/art_6761.html c'è tutta la storia e vi sono anche le istruzioni per inviare un'e-mail di solidarietà).