AMBIENTE

L’ultima possibilità

La specie umana rischia di estinguersi. Unica soluzione è modificare il proprio stile di vita, nell’etica prima che nella tecnica. Religiosi di tutto il mondo riflettono sull’ecologia e propongono alternative possibili.
p. Francisco Gearoid O’Conaire

l Vaticano è il primo Stato che, nel 2007, ha accettato di compensare le sue emissioni di carbonio. Ha accettato un’offerta da una azienda ungherese che ha proposto di riforestare un’ampia area del parco nazionale Bukk in Ungheria. è un episodio fra tanti, espressione di preoccupazione da parte del Vaticano in questioni ambientali. Papa Benedetto XVI, predicando a Loreto nel 2006, ha detto ai giovani presenti che i potenti del mondo devono necessariamente prendere decisioni coraggiose per salvare il pianeta “prima che sia troppo tardi”. Un mese prima aveva dichiarato che gli esseri umani devono “ascoltare la voce della Terra” o rischiano di distruggere la loro stessa esistenza. L’umanità sta affrontando la più grande sfida collettiva dall’inizio della sua breve esistenza e, come risultato dell’attività umana, altre creature stanno scomparendo a livelli mai più visti dai tempi della prima grande fase di estinzione 65 milioni di anni fa.

Cambiare stile

Secondo una relazione pubblicata dal World Wild Life Fund nel 2006, le risorse della Terra sono utilizzate più velocemente di quanto siano rimpiazzate. L’impatto dell’umanità sul pianeta è più che triplicato dal 1961. L’impronta ecologica – gli effetti dell’opera umana sulla terra – supera del 25% la capacità del mondo di rigenerarsi. Le emissioni di diossido di carbonio e l’uso dei combustibili fossili sono la componente più importante di questa impronta, che ha auto un incremento di oltre nove volte dal 1961 al 2003. La crescente pressione sugli ecosistemi “sta minacciando la biodiversità e il benessere dell’umanità”. Occorre incoraggiare le persone a vivere secondo uno stile più sobrio, indispensabile per salvare il pianeta. Molti di noi si rendono conto che è necessario un cambiamento. Ma invece di modificare il proprio stile di vita, facciamo grandi discorsi sul bisogno di cambiamento e pretendiamo perfino che i nostri politici mettano in atto delle leggi che lo incoraggino quando, in segreto, speriamo che non ci riescano!

In pochi negherebbero il fatto che il principio fondamentale della missione cristiana è ben riassunto in Giovanni 10: 10. Gesù è venuto “…perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. Dal Vaticano II in poi, l’enfasi su cosa significhi “vita” per la Chiesa è stata chiarita per includere il concetto di una vita dignitosa per ciascun essere umano sul pianeta. La sfida del 21° secolo è quella di espandere il concetto di una vita dignitosa a tutto il creato.

La Chiesa in America Latina e nella zona caraibica ha concluso, lo scorso maggio ad Aparacida (in Brasile, ndr), la 5° Conferenza generale dei vescovi. Nel documento finale viene confermato l’impegno della Chiesa per una “possibilità per i poveri” (391, 475). Significativo è l’aumento dei riferimenti all’ambiente, considerato uno dei “nuovi aeropagi” (491), un tema evidenziato come di “particolare rilevanza” (431), per l’impulso missionario della Chiesa nei prossimi anni. I vescovi sono preoccupati dalla capacità distruttiva “dell’attuale modello di sviluppo economico” (473) che, a detta loro, è responsabile in larga parte di uno “sfruttamento sconsiderato” (473) delle risorse naturali e della messa in pericolo di milioni di persone e del loro ambiente. C’è la percezione che i vescovi stiano chiamando i cristiani su un nuovo terreno missionario senza trascurare quelli tradizionali. La vita religiosa ha una responsabilità ulteriore nell’essere testimone. I religiosi sono chiamati a essere profeti nel modo in cui vivono e in come rispondono ai “segni dei tempi”.

Alla luce di gravi minacce ambientali come cambiamenti climatici, estinzione di specie, dipendenze da combustibili fossili, ecc., la Chiesa deve riesaminare le implicazioni della missione del Vangelo di Gesù per portare vita al mondo.

Senza ecosistemi sostenibili, la qualità della vita continuerà a peggiorare per tutte le creature. Noi lavoriamo per la dignità degli esseri umani promuovendo degli ecosistemi sostenibili. Ritengo anche che il nostro focus non possa più essere solo centrato sull’uomo, bensì debba continuare a valorizzare la dignità di ogni essere umano nel contesto della creazione. Una maggiore conoscenza del processo di evoluzione e di come Dio è intervenuto può aiutare gli esseri umani a capire che siamo parte del processo di creazione, e non separati da esso.

L’estinzione delle specie

Che le specie scompaiano è un fatto storico, ma che lo stiano facendo con la velocità più alta da 65 milioni di anni a causa dell’attività umana, è al contempo sconvolgente e riprovevole.

Edward O. Wilson, un noto biologo, lamenta il fatto che ‘la biodiversita è la nostra risorsa più preziosa ma meno apprezzata’. Il Millennium Ecosystems Assessment (Stima degli Ecosistemi del Millennio), presentato da oltre 1300 esperti di 95 Paesi, ha confermato gli enormi contributi degli ecosistemi naturali alla vita e al benessere dell’uomo.

Eppure, geni, specie e habitat si stanno perdendo rapidamente. Esistono delle soluzioni per contrastare gli effetti del cambiamento climatico, ma nessuna finora per riportare in vita una specie estinta. Thomas Berry, uno storico della terra e dei suoi processi evolutivi, taglia corto affermando che l’estinzione è “un atto assoluto e finale per il quale non esiste un rimedio sulla terra o in cielo”.

All’Earth Summit di Rio de Janeiro del 1992, i leader mondiali si sono accordati su una strategia per orientare la comunità internazionale verso lo “sviluppo sostenibile”. La Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD) è un’importante iniziativa internazionale che integra i principi dell’etica e della giustizia nell’uso della biodiversità.

La parola “biodiversità” è composta di due parole: biologico e diversità. Riflette il numero, la varietà e la variabilità degli organismi viventi. Include la diversità all’interno delle specie, tra le specie e tra gli ecosistemi. Essa include tutte gli essere viventi a ogni livello. L’ambiente naturale è la fonte di tutte le materie prime per la vita. Almeno il 40% dell’economia mondiale e l’80% dei bisogni dei poveri provengono da risorse biologiche.

I processi ambientali, in particolare quelli a-biotici (inorganici, inanimati, fisici, etc.), in gran parte invisibili, forniscono un’incredibile quantità di servizi al mondo vivente. Ecosistemi complessi con una grande varietà di piante e animali tendono a essere più stabili.

Una maggiore diversità porta maggiore produttività. Dimezzare il numero di specie vegetali in un appezzamento di terreno porta una perdita di produttività del 10-20%. Ci sono anche diverse ragioni “egoistiche” per le quali è vitale che l’umanità si renda conto che impedire la distruzione sfrenata delle biodiversità è essenziale per il mantenimento di ecosistemi sani.

Una miriade di organismi producono cibo, combustibili, fibre e medicinali. Riciclano rifiuti, creano acqua potabile, partecipano ai cicli che mantengono un’atmosfera aerobica, regolano il clima globale, generano fertilità nel suolo e forniscono beni e servizi ad altri ecosistemi.

Solo tre tipi di coltivazioni – il grano, il riso e il frumento – forniscono circa il 60% di cibo per l’umanità. La vitalità di questi raccolti dipende dalla diversità genetica, che permette loro di sviluppare una resistenza a malattie e insetti nocivi.

L’attività umana è la causa prima della perdita di biodiversità. I due fattori principali sono la popolazione e il consumo. Quest’ultimo è intrinsecamente legato all’attuale modello di sviluppo economico, che usa la natura come una fonte da cui succhiare, senza accettare il concetto di “limite”.

Il pianeta non si può permettere uno stile di vita consumistico occidentale per ogni essere umano. Se l’attuale velocità di estinzione delle specie viventi, alimentata dalla scomparsa di habitat naturali, non diminuirà, ci saranno serie conseguenze per tutte le forme di vita, inclusa la popolazione umana.

Al cuore di questa miope tendenza distruttiva vi è la dipendenza da un modello di sviluppo che ha ignorato il fatto che il “prodotto naturale lordo” è più importante per la sostenibilità del “prodotto interno lordo”.

È necessario un cambiamento di pensiero prima che ci possa essere un cambiamento di direzione. Per questo motivo la soluzione al problema dell’estinzione è di natura morale e religiosa.

 

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