Mare nostrum
Pare ormai imminente la consegna definitiva della portaerei Cavour alle autorità della Marina Militare che orgogliosamente potranno cominciare a utilizzare la più grande nave da guerra italiana di ogni tempo. Dotata con i più recenti ritrovati della tecnologia militare d’assalto è in grado di ospitare i velivoli a decollo orizzontale, i nuovissimi Joint Strike Fighters e un sottosistema missilistico Saam-It Aster 15.
Parola di Capo di Stato Maggiore: questo nuovo gioiello della nostra famiglia militare, a differenza dei suoi predecessori può raggiungere ogni costa del Mediterraneo a tempo di record. Per esempio l’unità potrà raggiungere senza scalo il Golfo Persico (distante da Taranto circa 3300 miglia) utilizzando il 50% del combustibile imbarcato.
Questa nave pertanto si presenta come una grave minaccia alla pace del Mediterraneo concepito ancora una volta come Mare Nostrum.
In questo scenario la Puglia ha il solo ruolo strategico di minaccia contro le altre coste del Sud a difesa degli interessi del Nord. Tutt’altro dal sogno di don Tonino Bello che nella vocazione storica e geografica di quella regione vedeva un’Arca di pace e non un arco di guerra!
Arca di pace è stato scelto come titolo per la tredicesima Giornata della Memoria e dell’Impegno organizzata da Libera a Bari il 15 marzo. La Portaerei Cavour rappresenta il totem più efficace di quella tristissima affinità tra mafie e guerra. Quella nave, prima ancora di essere un’offesa scandalosa alla pace, rappresenta la negazione totale della volontà della nostra Costituzione. La maniera migliore di celebrarla non è solo leggerla ma piuttosto di metterla in pratica!
Se l’unica guerra prevista dalla nostra Carta fondativa è quella della difesa dei nostri confini, un’arma aggressiva che esporta il conflitto sulle coste altrui è una grave violazione della legge. Se le uniche armi contemplate sono quelle per la difesa delle popolazioni e dei territori, una guerra prevalentemente aerea ne è l’esatta negazione. Se la priorità dell’azione politica è tesa alla promozione di ogni cittadino affinché nessuno si trovi nello stato di bisogno, la spesa vergognosa che ha superato le previsioni di 1,4 miliardi di euro rappresenta la peggiore delle umiliazioni inflitte ai precari, ai sottoccupati, ai morti sul lavoro e, ancor più alla folla sterminata degli affamati di pane e di giustizia che abita il pianeta.
Quella portaerei pertanto come la mafia è una violazione del diritto nazionale e internazionale e come la mafia è sostenuta coi soldi sottratti alla povera gente. La Cavour è il pizzo che ogni cittadina e cittadino italiano hanno dovuto pagare alla cultura perversa della guerra. Come la mafia quella nave si afferma con la logica e gli strumenti dello strapotere e l’arroganza del più forte. Minaccia, intimidisce, uccide esattamente come la mafia.
È per questo che solo un’arca di pace può essere in grado di sconfiggere le mafie perché usa un dizionario differente e ne rifiuta qualsiasi parentela, contiguità, somiglianza. Un’arca di pace salpa per vivere la prossimità e non per soffocare ogni alito di umanità. Un’arca di pace crea un clima di fiducia e di amicizia che è il sale di ogni azione preventiva di conflitto. Solo l’arca di pace autenticamente nonviolenta e rispettosa della legge, quella in cui si educa alla legalità e al diritto che garantisce i deboli può costituire una risposta alle mafie e alla guerra.
Per queste ragioni nel cantiere dell’arca si incontrano in sintonia coerente gli operai dell’impegno per il disarmo e per l’economia di giustizia con coloro che chiedono rispetto e dignità per gli stranieri in casa nostra, i progettisti del nuovo ordine mondiale basato sul riconoscimento della dignità di ogni persona insieme a chi da anni vuole liberare il nostro Paese dall’oppressione della malavita organizzata.
E come vorremmo riconoscere che tra i comandanti e i mozzi di quell’arca almeno alcuni tra i candidati a governare l’Italia, i pastori e i credenti delle fedi che si vivono in Italia, coloro che sono chiamati a tutelare il rispetto delle leggi ispirate alla Costituzione.