PAROLA A RISCHIO

Uno sviluppo meridiano

Il pensiero meridiano è, innanzitutto, riformulazione dell’immagine che il sud ha di sé.
Don Tonino e l’approccio meridionalista per riscoprire un altro modo di costruire il mondo, le relazioni, il progresso.
Giuliana Martirani (Docente alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Napoli “Federico II” e alla Lumsa di Palermo)

A una stessa radice i termini medi-tare e medi-terraneo sono legati. Come non riconoscerli, dunque, nella loro gemellarità? È il Mediterraneo del pensiero che occorre ritrovare per riscoprire il senso di quel raccoglimento in moto.
Così afferma Duccio Demetrio, che s’inserisce in quel filone del pensiero meridiano introdotto da Franco Cassano che afferma: ”Occorre restituire al sud l’antica dignità di soggetto del pensiero e interrompere una lunga sequenza in cui esso è stato pensato solo da altri. Il pensiero meridiano è, innanzitutto, riformulazione dell’immagine che il sud ha di sé: non più periferia degradata dell’impero’, ma nuovo centro di un’identità ricca e molteplice, autenticamente mediterranea”.
Prima ancora don Tonino Bello invitava a rompere gli ormeggi: “Questo evoca – affermava il vescovo della pace – un movimento molto simile a quello del distacco, del viaggio, insomma dell’esodo. Dalla terra della soggezione e della dipendenza a quella dell’autonomia e della «creatività». Pensarsi in grado di generare futuro, di tracciare con le proprie gambe una strada inedita e originale. Rielaborare con audacia la propria storia e la propria identità senza dissimularle sotto altre spoglie”.
Un pensiero meridiano diventato poi per alcuni di noi, studiosi dello sviluppo, un percorso scientifico irrinunciabile che si inserisce nel grande filone dei meridionalisti.

Mille sud
Riconsiderando le identità culturali non solo del mezzogiorno d’Italia ma anche di mille sud del mondo (da quelli africani, ai popoli nativi, agli zingari… alle donne!) rispetto al modello di sviluppo americano ed europeo (G. Martirani, VIAndante Maestoso. La via della bellezza, Paoline, 2006), si riapre il dibattito sull’autonomia dei “pensieri meridiani” dei sud, di tutti i sud e i secondi della storia e della geopolitica mondiale, ponendo le basi teoriche di nuovi modelli di sviluppo, “meridiani” per l’appunto, più adeguati all’epoca della globalizzazione, perché questa non sia solo un buon affare per i mercati e i beni di consumo, ma una internazionalizzazione dei diritti umani, della giustizia e della pace. E si può fare oggi meglio di ieri per le accresciute opportunità dei sud, e in particolare del mezzogiorno d’Italia (nonostante tutto!), in determinati settori. C’è, infatti, un più diffuso livello professionale che consente un’organizzazione culturale, educativa, economica e politica della società, che maggiormente garantisca una partecipazione democratica e una governance.
C’è una maggiore organizzazione del tessuto sociale e una coesione sociale derivante sia dal welfare, che consente il passaggio dalla miseria alla dignità sociale, sia da un più diffuso livello professionale. Sono migliorate, negli ultimi 50 anni, le infrastrutture aeree, viarie e marittime che, anche se ancora imperfette, consentono un passaggio allo sviluppo di reti e collegamenti più significativi. La rivoluzione della comunicazione e l’elettronica attribuiscono delle interessanti priorità in termini di industria dell’entertainment ai sud (e l’India ne è un esempio), e non solo in termini di turismo, ma perché il passaggio all’era del post-industriale, mentre penalizza le grandi aggregazioni industriali dei nord, d’Italia e del mondo, per merci prodotte a minor costo nel sud del mondo, in particolare nell’est e in Cina, favorisce invece tutto ciò che è legato alla cultura, alla memoria e alla creatività dei sud.
Il bioregionalismo e la produzione biologica, poi, mentre sono di difficile applicazione nelle terre contaminate, demineralizzate e sfruttare dei nord, sono ancora possibili in molte aree non contaminate dei sud. L’artigianato fine e la produzione di beni di lunga durata e di minor impatto ambientale, già da tempo sono appannaggio dei sud e non solo con mercati di nicchia. Una cultura della mediazione, poi, che deriva ai popoli del sud d’Italia come dei sud del mondo da una millenaria storia di incontri e un’etica del lavoro come fatica, sacrificio, ricerca sofferta di un posto di lavoro in terra straniera, che è caratteristica non solo dei nuovi migranti d’Africa, Asia e America Latina, ma dei migranti dell’Italia meridionale, ieri e oggi, può diventare risorsa per vivere senza ansia la mobilità lavorativa, oggi fortemente richiesta, e il lavoro comunitario, nei sud molto comune. E può diventare risorsa internazionale non solo il lavoro legato al turismo, all’artigianato di lusso e alla creatività, così importanti nell’epoca di transizione postindustriale dove l’economia più avanzata e anche quella meno inquinabile e meno inquinata dalle mafie è quella della cultura e dell’arte oltre che dell’entertainment.

Non solo risorse umane
Il mezzogiorno d’Italia e i paesi del sud del mondo sono inoltre ancora dei luoghi di vita in cui ci sono risorse umane e grande agilità mentale e dove permane una cultura dell’amicizia e della lealtà interpersonale. Risorse, queste, che possono diventare risorsa internazionale nel momento in cui si sta faticosamente passando al post-industriale con una velocità di spostamento non solo di merci e persone ma anche di idee e comunicazione e quindi dell’era dell’accesso così ben teorizzata da Jeremy Rifkin.
Il mezzogiorno d’Italia e i sud del mondo possono essere risorsa per le diversità etniche e le società multietniche della nostra storia contemporanea, per vivere senza ansia quello stesso multiculturalismo che il mezzogiorno e i sud del mondo hanno ospitato, in tanti secoli di dominazioni, e che li fanno essere oggi portatori naturali di quelle novità rappresentate dall’interculturalismo e dalle società multietniche del futuro. Ma sono anche i luoghi della medicina naturale (fitopratica, chiropratica, omeopatica, galenica....), in un tempo caratterizzato dagli enormi problemi legati alla gestione della sanità, al business medico-sanitario, alla bioingegneria e alla clonazione.
Infine, e non per ultimo, possono essere risorsa per la famiglia e i figli che rimangono tuttora un punto di riferimento e di forza e possono determinare una forte aspettativa di futuro e anche per le loro vene più aperte e cioè l’illegalità. Proprio perché stretti nelle maglie dell’illegalità interna ed esterna, mafiosa, politica e finanziaria, il mezzogiorno d’Italia e i paesi del Sud del mondo stanno indirizzando le loro forze migliori attraverso cultura, educazione e prassi di legalità, che permetta non solo di contrastare i loro traffici illeciti ma anche di passare, nella quotidianità cosiddetta ‘legale’, da clientelismo, cultura dell’illegalità diffusa, lavoro nero e sottopagato, arruolamento minorile... a sportelli di consulenza amministrativa, comitati antiracket e antiusura, osservatori antimafie, cooperative sociali... E soprattutto possono essere amministrativamente più ‘esperti’ di altre aree geografiche, storicamente meno inquinate dal fenomeno mafioso, nell’affrontare il fenomeno del capitalismo mafioso, ormai in network globale anche come grande speculatore finanziario delle borse del mondo, data l’enorme quantità di liquidità che essi hanno rispetto al capitalismo cosiddetto ‘legale’ delle multinazionali.

Alcune linee guida
Accogliere dai sogni e dai bisogni dei sud del mondo dei nuovi modelli di ‘sviluppo meridiano’ accettando i correttivi ai modelli di sviluppo americano ed europeo è una sfida non troppo utopistica quanto una necessità se si vuole dare futuro al pianeta. Le sfide riguardano la capacità di utilizzare tre risorse che la politica ha disimparato ad attivare: il tempo, l’esperienza, le speranze degli uomini.
In tale contesto appare prioritario definire le idee guida per uno sviluppo meridiano a livello di persone, comunità, ambiente ed etica.
Per la Persona le linee guida possono essere: sviluppo e tutela della persona, consapevolezza che il fine ultimo di qualsiasi operare umano deve essere l’essere umano nella sua integralità e in equilibrio con l’ambiente in cui vive: vivere bene invece di avere molto.
Per la Comunità le linee guida possono essere: il ruolo dei processi di empowerment nell’ambito della vita delle comunità locali, lo sviluppo e la tutela delle comunità e la valorizzazione delle vocazioni locali di cultura, le città costiere come ambiente di vita, di cultura, di interculturalismo e internazionalismo, lo sviluppo equo delle sub-aree all’interno dei sistemi sociali, la valorizzazione delle risorse imprenditoriali già esperite nel corso della storia che costituiscono il patrimonio economico originale del territorio a un tempo naturale, biologico, culturale e finanziario (economia della memoria e della conservazione), la valorizzazione delle risorse imprenditoriali non ancora esperite sul territorio (economia dell’utopia) e che possono essere l’economia di passaggio al postindustriale, in particolare l’economia dell’entertainment, dei trasporti e l’economia sociale, la previsione del passaggio dal valore di scambio al valore di utilizzazione e una valutazione dei valori dedotti.
Per l’Ambiente le linee guida possono essere: la conservazione e la tutela dell’ambiente, la valorizzazione delle vocazioni locali di natura e delle risorse naturali in base agli ecosistemi e alle bioregioni, l’equilibrio tra locale e globale, la giusta misura per lo spazio e per il tempo, con proposte di spazi comuni costieri, il passaggio dal sistema di produzione lineare e quello ciclico, infrastrutture intelligenti e riutilizzo delle vie marittime e delle autostrade del mare, la rigenerazione del mare come alimentazione, entertainment e trasporto, il monitoraggio del rischio ambientale individuandone gli interventi correttivi.
<Per l’Etica le linee guida possono essere: un’etica dello sviluppo e dei mercati, la tutela delle istituzioni immateriali, quali la fiducia, la fedeltà ai patti, l’onestà, una corretta interpretazione e codificazione della globalizzazione, il rispetto delle peculiarità e della trasmissibilità alle generazioni future, la giustizia internazionale e scambi equi, un vicinato globale e la costruzione della pace mediante una corretta internazionalizzazione di persone e beni materiali e immateriali, la circuitazione etica dei flussi economico-finanziari e di informazione, una corretta interdipendenza globale sui valori della legalità, dell’ equità degli scambi, della responsabilità sociale, dell’etica finanziaria e del principio di precauzione.
Insomma bisogna riscoprire uno sviluppo con occhi di sud, uno ‘sviluppo meridiano’ come nocciolo della questione meridionale per imparare – come dice Duccio Demetrio – “che il nocciolo della ciliegia è un’altra bellezza”. Dinanzi alla tenera disarmante sfericità rossa di una ciliegia, di un frutto qualsiasi, di ogni cosa dotata di due o più strati, non si ritiene che solo il primo, il più attraente, sia il più eccitante e gustoso (come i modelli di sviluppo americano e europeo appaiono, ndr). “Il nucleo, il nocciolo (come il modello di sviluppo meridiano è, ndr) l’essenza invisibile nei quali si celano le possibili rinascite di ogni cosa, pur nella loro ruvidezza e poco appariscente entità, si rende oggetto di un culto viandante”.
Ecco: il mezzogiorno d’Italia e i sud del mondo sono oggi, con i loro ‘sviluppi meridiani’, il nocciolo della ciliegia!

Ultimo numero

Rigenerare l'abitare
MARZO 2020

Rigenerare l'abitare

Dal Mediterraneo, luogo di incontro
tra Chiese e paesi perché
il nostro mare sia un cortile di pace,
all'Economia, focus di un dossier,
realizzato in collaborazione
con la Fondazione finanza etica.
Mosaico di paceMosaico di paceMosaico di pace

articoli correlati

    Realizzato da Off.ed comunicazione con PhPeace 2.7.15