Per una democrazia viva
dominante. È il ruolo della società civile organizzata.
Se in Italia l’attuale movimento di base critico dell’imperante sistema economico-finanziario militarizzato vuol fare un passo in avanti, dovrà seriamente pensare a come organizzarsi per poter maggiormente incidere. A questo movimento sono stati dati i nomi più strani: no global, new global… nomi che non rispecchiano la vera natura del movimento. Negli USA taluni vorrebbero chiamare questo movimento living democracy movement (democrazia viva, attiva). Qualcuno suggerisce anche il nome di democrazia planetaria o cittadinanza planetaria. Penso sia fondamentale però ritornare a sottolineare l’importanza della società civile, non quella amorfa, ma quella che tenta faticosamente di organizzarsi in realtà viva. Gruppi, gruppuscoli, comunità di base, cooperative, singole persone, critiche dell’attuale sistema economico-finanziario che tentano di unirsi, di coordinarsi, di fare rete per avere più visibilità, più valenza politica. Riteniamo che i sindacati siano
parte integrante di una tale realtà (l’evento-Seattle 1999 si è verificato perché le forze sindacali americane si unirono insieme al movimento di
base presente negli USA).
I sindacati sono forze sociali e quindi parte integrante della società civile. Ma riteniamo che ne facciano parte anche le comunità di base, i gruppi cristiani o di altra inspirazione religiosa, critici del sistema. Le Chiese e le espressioni religiose, in quanto coscienza critica della realtà, sono parte integrante della società civile organizzata.
Riteniamo invece che i partiti non ne facciano parte. Sembrerebbe che l’Italia sia il solo Paese dove i partiti siano parte della società civile. Spesso qui da noi i partiti utilizzano associazioni, forum o altro per camuffarsi come società civile. Questo non vuol dire che uno non possa essere membro attivo di un partito politico. Quello che rifiutiamo è che i partiti utilizzino la società civile per perseguire i propri scopi.
Questa società civile organizzata deve diventare un soggetto politico. Sappiamo che questo è anatema ai partiti, ma non abbiamo altra scelta. In un dibattito pubblico l’onorevole D’Alema ha voluto sottolineare che solo i partiti sono soggetti politici. Purtroppo i partiti non fanno più i partiti, sfuggono loro le grandi decisioni politiche (sono diventati subserventi ai poteri economico-finanziari). Oggi i partiti hanno bisogno di una società civile organizzata che fa politica, quella con la P maiuscola, per forzarli a ritornare a fare politica vera, alla grande.
Questa società civile organizzata dovrà poi perseguire obiettivi politici concreti, come la scelta dell’energia solare invece di quella tradizionale, il rifiuto dell’energia atomica…
Riteniamo che tutto questo possa ridursi a belle parole se non riusciamo a trovare una via che permetta alla società civile organizzata di esprimersi attraverso dei suoi rappresentanti che tutti riconoscano come tali. Non è più sufficiente il farlo attraverso marce, manifestazioni o altro. Anche se tutto questo rimane importante. C’è oggi bisogno di identificare persone che siano l’espressione di questa società. Persone provate e stimate da tutti che possano parlare con competenza nel loro campo. Persone che non sono alla ricerca di se stesse o di carriere politiche o di tornaconto personale, ma unicamente interessate al bene comune. È importante trovare delle strade per identificare tali persone che abbiano l’avallo di tutti.
Per perseguire questi obiettivi la società civile organizzata dovrà fare una scelta chiara: la nonviolenza attiva gandhiana. Si tratta di rimettere in piedi cittadini che perseguano con tenacia e intelligenza i loro diritti e la loro dignità, ma che rifiutino il ciclo della violenza. Questa scelta è un aspetto fondamentale del processo di crescita civile e umana. Il sistema è oggi radicalmente violento e solo la nonviolenza potrà creare un’alternativa. Questo ci obbliga oggi a dover lasciare quei compagni di viaggio che non accettano la nonviolenza come base di ogni azione sociale e politica. Tutto questo richiede una vera e propria rivoluzione umanista: deve portare alla nascita dell’uomo planetario, come diceva Balducci, o dell’uomo nuovo, direbbe Paolo di Tarso.
Ecco perché la dimensione culturale di tutto questo è estremamente importante. La società civile organizzata nascerà da un profondo risveglio culturale e il suo lavoro più immediato sarà quello culturale. La sua più effettiva strategia politica sarà quella di far avanzare questo risveglio culturale. È interessante che questa sottolineatura ci venga proprio dagli USA, dove questo è particolarmente sentito. Il nordamericano David Korten ci ricorda che “nella società civile la sfera culturale è la realtà più importante ed è il risultato di una vita comunitaria attiva costruita da persone libere e creative. Tale cultura è centrata sulla vita e promuove la vita. I suoi valori e i suoi simboli servono come fondamento su cui i membri della società creano le loro istituzioni economico politiche. I valori vitali di culture autentiche portano naturalmente alla creazione di strutture politiche veramente democratiche basate su un profondo impegno per un’aperta, attiva partecipazione politica”.
Questi valori portano alla costruzione di economie di mercato alternative composte di aziende locali che offrono la possibilità di una vita decorosa per tutti. Questo dà la possibilità alla società di auto-organizzarsi sulla falsariga di tutti i sistemi viventi e di massimizzare il potenziale creativo di ogni persona a servizio della vita.
L’importanza di questo aspetto culturale lo si capisce se comprendiamo che l’attuale sistema economico-finanziario è costruito sul fondamento di miti culturali. Se si aiuta la gente a capire che sono falsi, il sistema crolla. Lo svuotamento di questi miti diventa quindi una potente strategia per minare il sistema. Non si tratta altro che di far risuonare verità cariche di una sapienza che è nel cuore di ogni uomo: la vita è più importante dei soldi; la vita è la fonte della vera ricchezza; distruggere la vita per far soldi è una patologia sociale… È questa nuova cultura
Afferma Alex nella sua lettera: “Credo che il progetto rischi seriamente di acuire le tensioni internazionali in tutta l’a rea del Caspio e possa essere foriero di nuovi conflitti sulle risorse petrolifere, cosa di cui il tormentato e unico mondo che abbiamo non ha bisogno. Lavorare per la pace, come modestamente il sottoscritto e tanti altri milioni di persone comuni fanno nella vita di tutti i giorni, ci spinge a chiedere anche a Lei un segnale personale concreto e a rinunciare al finanziamento del progetto. Crediamo che una tale decisione non passerà inosservata e sarebbe final mente un segnale di impegno e sensibilità da parte del settore bancario, così oscuro ai più e molto criticato proprio negli ultimi mesi per le sue operazioni controverse e non a vantaggio dell’economia reale e del vero benessere di tutti”.
Nella lettera – che può essere letta integralmente sul sito internet di Mosaico di pace – Alex Zanotelli illustra e motiva il grave impatto a livello etico, ambientale e etnico che la realizzazione dell’oleodotto avrebbe sui territori e sulle popolazioni della Georgia e della Turchia in particolare. Ricordiamo, infatti, che l’oleodotto Baku-Tbilisi-Cey attraverserà Azerbaigian, Georgia e Turchia. La Campagna internazionale su tale controverso progetto ha pubblicato un rapporto in cui sono documentati le violazioni degli standard internazionali e abusi dei diritti umani attualmente in corso connessi al lavoro di costruzione dell’oleodotto portato avanti dal Consorzio BTC, guidato dalla BP (British Petroleum) e a cui partecipa anche l’ENI. Per il progetto sono stati chiesti finanziamenti pubblici alla Banca Mondiale, alla Banca Europea per la ricostruzione e lo sviluppo e ad alcune agenzie di credito all’esportazione, tra cui l’italiana SACE.
“È bello vivere in questo momento storico nel quale assistiamo a una nuova presa di coscienza della sacralità della vita stessa, nel suolo, nell’aria, nell’acqua, nei nostri fratelli. La gente è stanca di essere costretta a combattersi quando nel mondo c’è già così tanta sofferenza… La gente oggi è pronta a mettersi insieme, a fare rete per incrementare la vita che ci accomuna tutti”, afferma una della anime del movimento negli USA, Joanna Macy. “Però nuove reti lillipuziane e nuove vie di produzione e distribuzione non sono sufficienti per la Grande Svolta. Si affievoliranno e moriranno se non sono radicate in valori forti – chi siamo, chi vogliamo essere, come ci realizziamo l’un l’altro e in contatto con l’ambiente. Questo significa un salto di qualità nella presa di coscienza che sta avvenendo molto rapidamente. Questa è una rivoluzione spirituale che dovrà dare vita a percezioni e valori che sono molto nuovi e molto antichi, radicati nella sapienza ancestrale”.