La vera fedeltà

Diventiamo immagine di Dio amando l’altro.
Soggetti, oggetti e luoghi per una costituzione civile.
Antonio De Lellis (Pax Christi, diocesi di Termoli Larino)

La lettura della situazione italiana proposta nella traccia di riflessione per la Settimana sociale deve essere integrata con l’indicazione dei soggetti (chi), dell’oggetto (cosa) e dei luoghi (dove). Ritengo che la nostra lettura, come Pax Christi, non possa non tener conto delle vertenze e/o resistenze territoriali caratterizzati dai “conflitti” che:
- hanno un contenuto ambientale (No Tav, No dal Molin, No Ponte, No Chiaiano, No Nuke, Acqua Pubblica, L’Aquila, ecc);
- sono legati ai diritti costituzionali fondamentali (Pomigliano, Termini Imerese, ThyssenKrupp, Viareggio, scuola ed università, sanità e decentramento fiscale mascherato da federalismo);
- sono legati ai conflitti familiari e/o relazionali (morti, suicidi, disagi, devianze, ecc);
- sono figli della paura (binomio immigrazione-clandestinità-criminalità, emarginazione ed esclusione di chi ha avuto problemi di giustizia) che finisce per punire i poveri o i vulnerabili;
- sono il risultato di una crisi economica e sociale strutturale e perdurante che richiede nuovi stili di vita sufficienti, efficienti e nonviolenti e che si ispirino alla giustizia globale e locale.
Sempre di più la causa di questi profondi malesseri è determinata da un vento liberista-individualista che privatizza beni comuni e processi vitali (anche la vita umana), riduce diritti fondamentali, sottrae ambiente (naturale e sociale).
O iniziamo a dare un nome a una filosofia anticristiana e anticostituzionale, a riconoscere le persone che resistono, a riconoscere il vero ruolo di una Chiesa che cammina nell’oggi e con le persone di oggi, o saremo destinati a vivere percorsi di infedeltà alla missione fondamentale: amare il prossimo. Non si ama l’altro perché immagine di Dio, ma diventiamo immagine di Dio amando l’altro. Compito nostro è anche quello di mettere insieme i tanti conflitti in Italia e nel mondo e i popoli che lottano per quel valore non negoziabile che è la “dignità umana”.
La storia dei movimenti sociali nonviolenti è la storia di un’umanità che geme e che sogna un Dio giusto, il Dio di tutti e che Gesù ci ha insegnato a chiamare “Padre nostro”.

Quale società civile?
Penso che siamo attori sociali appartenenti alla società civile (sicuramente né Stato e neanche partiti nel senso classico, né mercato individualista). Esiste una porzione significativa, anche se minoritaria, del Paese che sta lavorando per edificare una sfera di privato sociale all’altezza delle sfide di una società civile che non si vuole ridurre a mercato, laddove lo Stato non è più pensabile come soluzione hobbesiana dell’ordine, non solo perché fallisce nei suoi compiti, ma perché accentua la sua autoreferenzialità, in un eterno compromesso di utilità reciproca con il mercato.
Produciamo una cultura del civile come cultura delle relazioni prosociali non mercantili e non politicizzate. Siamo all’opera come forze che tessono i fili di una nuova trama, in cui i fili del civile vengono a essere utilizzati in modi diversi dal passato, e anche rigenerati.
Ma ciò che appare significativo è produrre un’innovazione culturale sul modo di pensare la sfera pubblica in quanto luogo delle relazioni fra i soggetti privati e le istituzioni politiche. Particolarmente in Italia, la società civile è un insieme di culture che hanno una scarsa elaborazione autonoma: per un terzo circa sono omogenee al sistema politico-partitico (le organizzazioni civili si comportano come fossero dei partiti politici, ovvero si concepiscono in funzione di questi, quasi che le forze sociali, dovessero esistere in funzione della presa del potere e dell’egemonia politica); per quasi un terzo intendono il civile alla maniera del mercato; solo per poco più di un terzo intendono il civile come sfera di relazioni sociali originarie e originali, dotate di una propria intrinseca forza di civilizzazione. La società civile non è né di destra né di sinistra, perché il suo codice non è politico, ma civile. Il partito politico, qualunque sia, che invoca la società civile, lo fa, se lasciamo da parte gli ovvi motivi ideologici e demagogici, per riferimento a quei gruppi e movimenti

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