Metamorfosi

L’immigrazione cambia la vita dell’Italia. La vera appartenenza è globale, umana.
Giancarlo Perego (direttore generale Fondazione Migrantes)

L’immigrazione sta cambiando la vita delle città, delle famiglie e delle persone, della Chiesa. È una delle questioni che monsignor Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, ha affrontato nell’introdurre una delle cinque assemblee tematiche.

Cambia il mondo del lavoro
2 milioni di lavoratori stranieri in Italia, 1 milione con un lavoro precario e flessibile, 120.000 persone, in seguito alla crisi, hanno perso il lavoro, 400mila sono inseriti nel lavoro nero: si tratta di 4 su 5 lavoratori nei servizi alle famiglie, 5 su 10 lavoratori agricoli, 9 su 10 stagionali agricoli, 6 su 10 lavoratori del mondo della pesca e marittimi, 5 su 10 lavoratori in edilizia. Pochi i pensionati.

Cambia la famiglia
Negli ultimi cinque anni, mediamente, 80 mila persone ogni anno sono giunte in Italia per ricongiungimento familiare, nell’ottica di un insediamento stabile, ha proseguito il sacerdote: 94 mila sono i nuovi nati in Italia da madri straniere nel corso dell’anno 2009, pari al 16,4% del totale, di cui il 3,4% con partner italiano; costituiscono un supporto indispensabile alla “rivoluzione demografica” in atto nel nostro Paese, che nel contempo vede il 20% della popolazione oltre i 65 anni. 24 mila sono stati i matrimoni misti tra italiani e immigrati nel 2008, che si aggiungono agli oltre 400.000 già celebrati e che costituiscono una frontiera complessa, suggestiva e promettente della convivenza tra persone di diverse tradizioni culturali e religiose. Un milione sono i figli di immigrati, di cui 600.000 nati e cresciuti in Italia. In un milione di famiglie italiane è presente una “badante” o assistente alla persona – anziani e minori – di origine straniera (filippine, cingalesi, peruviani, rumene e ucraine), molte delle quali ortodosse.

Cambia la scuola
L’immigrazione cambia anche la scuola. Le quasi 700 mila presenze a scuola, in rappresentanza di tanti Paesi, sono un vero e proprio mondo in classe. 6 mila studenti stranieri che si laureano annualmente in Italia sono in buona parte destinati a diventare la classe dirigente nel Paese di origine. In molte scuole del Nord Italia gli studenti stranieri superano anche il 30% degli alunni. Nelle scuole cattoliche, però, la presenza degli stranieri non raggiunge l’1% (il dato deve far riflettere i credenti!).
Cambia la città
40 mila persone acquisiscono annualmente la cittadinanza italiana, a seguito di matrimonio o di anzianità di residenza, mostrando un forte attaccamento al nostro Paese. Alcuni quartieri e aree urbane (Palermo o Roma, o in periferia, Milano, Bologna) sono fortemente caratterizzate dalla concentrazione di persone e etnie straniere. I figli di immigrati sono di fatto italiani urbanizzati.

Cambia la comunità cristiana
Oltre 730.000 fedeli in più, nelle parrocchie o negli oltre 700 centri pastorali, che vedono anche la presenza di oltre 3000 presbiteri e di oltre 3000 religiose. Una ricerca in 142 parrocchie di Roma, ci ricorda che in metà delle parrocchie vi sono adulti stranieri hanno chiesto il battesimo. Sono il 20% delle persone delle nostre scholae cantorum, il 12% dei catechisti; numerosi sono i ministranti; nel 30% dei consigli pastorali sono presenti rappresentanti di centri pastorali etnici. Minore, invece, è la presenza nell’associazionismo cattolico. In alcune regioni questa presenza raggiunge il 15% del presbiterio (Marche, Toscana, Lazio); in almeno 20 diocesi italiane entro il prossimo decennio i presbiteri provenienti da altri Paesi saranno tra il 70 e l’80% del presbiterio. Mediamente in una parrocchia di 3000 abitanti ci sono 200 persone straniere. Di fronte a questo mondo che cambia e si muove insieme, l’antica distinzione tra sedentario e nomade svanisce, perché in questo mondo che cambia è cambiata l’appartenenza: non si appartiene più al Paese, alla città, alla regione allo Stato, neanche all’Europa; la vera appartenenza è al mondo, è globale.

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