Di destra o di sinistra?
Si pone sempre alla coscienza dei cristiani il dilemma se, in politica, devono orientarsi a destra o a sinistra. In realtà, nella storia, pare che in genere le Chiese si orientino a destra, favorendo o tollerando il potere se questo giudica funzionale accontentarle, sia promulgando leggi corrispondenti alla morale propugnata dalle Chiese (sentendosi poi liberi, personalmente, dall’osservarle, grazie alla possibilità di evadere offerta dalle ricchezze o dagli strumenti stessi del potere), sia favorendo le attività ecclesiali nel campo educativo o sanitario, e in tal modo assicurando l’appoggio dei fedeli alla loro politica. Questo l’insegna la storia, anche recente, con la tolleranza – ad esempio – nei confronti di alcune scelte chiaramente lontane dai principi morali delle Chiese (ad esempio sull’immigrazione), o si scusano i cattivi esempi dati in particolare da quei politici, condannando chi mette in pubblico comportamenti privati e non sa ricondurli al loro contesto, mentre non si perdona al presidente di centro sinistra di essersi dichiarato “cattolico adulto”.
Principi cristiani
Ricordo come, al tempo della discriminazione degli ebrei, si crearono sì molte reti di accoglienza per chi veniva perseguito, ma non vi furono pubbliche sollevazioni contro la legge, come avviene oggi per la discriminazione degli immigrati. E se più tardi si bollerà come cattocomunista chi poteva sembrare avvicinarsi alle politiche propugnate dai comunisti a favore dei lavoratori e dei settori più poveri della società, nessuno ha mai pensato di accusare i cattofascisti di ieri o i cattoleghisti di oggi. E dire che, se il mondo ha preso coscienza di valori propugnati dalle Chiese e li ha fatti propri, storicamente è dovuto spesso a movimenti di sinistra, che li hanno propugnati anche contro le Chiese, chiuse in difesa delle loro tradizioni.
Penso a come i princìpi della Rivoluzione Francese – libertà, uguaglianza, fraternità – siano stati visti con sospetto dalle Chiese perché portati avanti dalle sinistre, in contrasto con le destre civili ed ecclesiastiche, ma in realtà siano principi tipicamente cristiani (e non è un caso che siano sorti all’interno di un mondo cristiano), tant’è vero che alcune tipiche manifestazioni, come i diritti umani, la libertà religiosa, la democrazia, condannate al loro nascere dalle Chiese, siano poi diventate loro patrimonio culturale, com’è avvenuto per la Chiesa cattolica in tempi successivi, soprattutto dopo il Concilio Vaticano II. L’on. Berlinguer, allora Segretario del Partito Comunista Italiano, ebbe a provocare argutamente dicendo che i cattolici nella storia finiscono con l’allearsi con i nemici di ieri contro gli amici di domani (e alludeva allora all’alleanza con i liberali, nemici nel Risorgimento, contro i socialisti degli inizi, che sarebbero poi diventati amici contro i comunisti...).
E dire che, se guardiamo la vita e il messaggio di Gesù, a parte la netta distinzione fatta tra la politica e la religione (tra il rendere a Cesare quel che è di Cesare e il rendere a Dio quel che è di Dio – Mt 22, 21 – anche se a Dio si deve rendere la pienezza della vita, che orienta anche la resa a Cesare), dobbiamo riconoscere che Gesù è sempre stato attento ai piccoli, ai poveri, agli emarginati e critico verso la ricchezza e il potere, che riassume nel nome aramaico di mamonà-mammona (“Non potete servire Dio e la ricchezza” cfr. Lc 16, 13), e prescindiamo dalle ideologie politiche che si sono impossessate dei principi e li hanno sviluppati all’estremo isolandoli dal contesto, verrebbe da dire che un cristiano è fondamentalmente di sinistra. Il card. J. Martin, per lunghi anni Prefetto della Casa pontificia, in un libro di memorie (“Oltre il portone di bronzo”, ed. Paoline 1996, pag. 71) scrive di papa Giovanni XXIII: “Dice che quelli di destra vogliono conservare quello che hanno e questo è normale e che la sinistra può forse eccedere nelle pretese, ‘ma, in fin dei conti, sia l’Antico che il Nuovo Testamento sono per quelli di sinistra’”.
In realtà, guardando la politica di oggi verrebbe da osservare che, escluse le due ali estreme, talora anche violente, sembra non vi siano più molte differenze tra le destre e le sinistre, tutte condizionate dall’economia mondiale (che sembrerebbe “di destra”) e la ricerca della sicurezza (che sembra giustificare la violenza, guerre comprese). Tant’è vero che si trovano cristiani che nella migliore “buona fede” militano a destra e a sinistra, i primi rivendicando come “identità cristiana” la difesa della vita contro l’aborto e l’eutanasia e la garanzia data all’attività della Chiesa da quell’assistenziale a quella economica; i secondi rivendicando la solidarietà con la maggioranza dell’umanità – nel mondo ma anche all’interno della nazione – dipendente e condizionata dagli interessi di chi si trova nella posizione privilegiata sul piano culturale e su quello economico ed è pertanto in grado di subordinarvi il potere politico. Certo, gli uni e gli altri dovranno fare il possibile perché l’insieme dell’orientamento della loro parte politica corrisponda ai principi morali che loro professano e che – sia pure ricevuti dalla fede religiosa – devono saper tradurre in formulazioni laiche, accettabili anche da chi non condivide le motivazioni religiose (il che emerge nel mondo più nei pochi cristiani che militano nelle sinistre che non nei tanti che aderiscono alle destre).
La difesa della persona
Dato allora l’attenuarsi delle ideologizzazioni (quanto ha giocato, in passato, l’ateismo materialista professato apertamente dai movimenti politici contro quello pratico di gran parte delle altre politiche!), credo che il punto qualificante di una politica cristiana sia il punto di partenza, se si parta cioè dalla difesa di sé o dalla difesa delle persone umane, in cui ovviamente è inclusa in primo luogo la propria persona, ma non in posizione privilegiata sulle altre: altrimenti si parte con l’ideologia della propria libertà, che finisce col privilegiare automaticamente chi sta meglio e può di più. Al contrario chi si confronta fin dal principio con gli altri, mettendosi alla pari di loro nei diritti e nei doveri fondamentali, proprio “cominciando dagli ultimi” (com’ebbe ad asserire la CEI in un dimenticato documento del 1981), nel rispetto già oggi del valore di ogni singola persona (evitando così l’ideologia del collettivismo, che prometteva il “sol dell’avvenire”), questi può ritenersi in linea col messaggio evangelico e può ritenersi veramente cristiano. Si potrebbe perfino risalire al mistero della SS. Trinità per affermare che l’identità cristiana implica l’apertura agli altri (un Dio Uno perché Trino), ma certo sono evidenti le aperture di Gesù a quanti, nel suo tempo e nel suo territorio, usufruivano di minori diritti – dalle donne ai bambini, dai malati ai pagani – e la forte contestazione di chi strumentalizzava il potere, anche quello religioso (come gli scribi e i farisei del cap. 23 di Matteo), con l’indicazione precisa di non dominare e di farsi chiamare benefattori, ma di servire (“Voi però non fate così: ma chi tra voi è più grande diventi come il più giovane, e chi governa come colui che serve” – Lc 22, 26). E questo vale anche nella Chiesa, se Gesù proprio agli Apostoli, durante l’ultima Cena, lava i piedi: “Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni agli altri” – Gv 13, 14).
È da qui che il cristiano ricava la sua identità nella politica; e questo della solidarietà con chi sta peggio – nella nazione e nel mondo – mi sembra il primo dei principi non negoziabili, che va perseguito – questo e tutti gli altri – con coraggio e perseveranza. Che se poi, tra i cristiani, vi sono quelli che, partendo da altri principi non negoziabili, non si sentono di condividere l’impegno con chi, più impegnato nella solidarietà, forse diverge nella valutazione di altri principi, ebbene, si sappia vedere il positivo cui ciascuno aspira, nella fatica di portare i compagni di cordata a una visuale più conforme a una valutazione piena della persona umana e dei suoi valori, nel rispetto e nella stima reciproca.
Che è poi la carità, il fondamento irrinunciabile perché realtà essenziale dell’essere cristiano.