ULTIMA TESSERA

Sotto le tende del tiranno

Petrolio, migranti, accordi e dintorni. Quando la Libia è “roba nostra”.
Giancarla Codrignani

Abbiamo visto sui giornali le notizie sulle migliaia di morti (diecimila?) e le foto delle fosse dei seppellimenti. Siamo ancora sconvolti e lo diciamo più o meno tutti. Tuttavia è difficile non sentire la paura di conseguenze non volute dietro la pietà. Ci sono persone che non hanno più peli sulla lingua, dato che ci foderano il cuore: ieri sentivo dire che “per prima cosa bisogna occuparsi dell’Italia: le imprese non rimpatrino gli italiani, perché non sono direttamente coinvolti e non si possono abbandonare gli interessi”. Gli interessi: posso perfino riconoscere che per qualcuno vengano prima di moglie e figli, ma non comprendo l’attaccamento alla “roba” quando, se perseveri nella frode, ci va di mezzo proprio la roba.
Nella conduzione della politica estera si giudicano, più che in qualunque altra sede, le scelte di un governo. In questo caso non si tratta di aver imparato il bunga-bunga sotto la tende di un tiranno: sono in questione sia il prestigio sia l’interesse del Paese. Che anche altri governanti si siano lasciati fotografare con Gheddafi a fianco e che il rais sapesse che l’Europa “doveva” acquistare il suo petrolio e il suo gas è un dato di fatto. Ma nessuno ha accolto con onori di stato inconcepibili un despota dall’aspetto del folle e, tanto meno, gli ha baciato le mani: cose di gravità inaudita anche per un cinico.
Il governo italiano, pur sapendo chi è Gheddafi (perché i nostri funzionari sono capaci almeno di registrare i fatti), gli ha dato la cifra astronomica di 5 miliardi di euro, a parole per il risarcimento delle nefandezze del colonialismo italico, ma di fatto perché relegasse nei terribili campi nel deserto i migranti in transito. Non diciamo che non lo sappiamo e che, quindi, non siamo complici con il ghigno di Maroni compiaciuto della diminuzione degli sbarchi. Sul fenomeno dei gommoni nel Mediterraneo ognuno ha la sue idee: una mia amica non mangia più pesce fresco da quando sa che migliaia di “extracomunitari” sono finiti mangiati dai pesci nel corso di tentativi di espatrio falliti. Anche senza farci prendere allo stesso modo dalla compassione siamo stati sufficientemente informati sulla disumana durezza di questi inferni concentrazionari. Sappiamo anche che abbiamo pagato con i soldi pubblici, che sono nostri, accettando le scelte di Berlusconi, Frattini e Maroni.
Tuttavia: abbiamo tratto benefici dall’assenza di ogni carità laica o cristiana?
Sappiamo che Berlusconi è uno che vuole governare a prescindere da qualunque regola democratica. Un po’ di chilometri più in là c’è uno che governa da satrapo perché possiede gas e petrolio e può indurre gelate sulla produzione europea. Berlusconi ha ottenuto prodotti energetici e compartecipazione di utili, mentre Gheddafi ha potuto dare ai libici qualche beneficio economico in cambio della perdita di libertà e ricevere all’estero onori da capo di stato. Berlusconi pensa di rafforzarsi con gli stessi metodi illusionistici e si compra perfino i parlamentari per imporre al Paese leggi che lo sottraggano ai processi a costo di stravolgere le istituzioni, Corte costituzionale compresa; mentre Gheddafi si è comperato i mercenari serbi per fare stragi non metaforiche nell’illusione di conservare il potere. In Italia molta gente si tiene la benda legata sugli occhi oppure guarda con invidia un corrotto più abile di loro; ma se ha depositato i propri risparmi all’Unicredit o tiene per la Juventus, dovrebbe chiedersi quanto le giovi che Gheddafi sia un po’ il loro padrone; in Libia, anche mangiando meglio che in Ciad, la gente si è stufata e si è ribellata scegliendo di rischiare la vita pur di avere libertà. Berlusconi minaccia catastrofi e invasioni straniere, ma non capisce che la spirale che ha travolto Gheddafi è. in fondo, la sua: non gli gioverà fare sfracelli, umiliare il parlamento e cercare di intimidire l’Europa. Se gli italiani si permetteranno di avere amore di democrazia senza perdere di vista gli interessi comuni, sanno come comportarsi: intanto quest’estate farà caldo, perché l’aria condizionata è a rischio....

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