A scuola di nonviolenza
Per scoprire la bellezza e l’utilità della mediazione.
Anche tra i banchi scolastici.
La scuola, si sa, è luogo di conflitti: tra studenti anzitutto, ma nondimeno tra insegnanti e tra questi e i genitori degli alunni. Esiste un’alternativa al senso di sconfitta o alla repressione pura e semplice dei comportamenti aggressivi agiti nel corso di essi?
Gli autori di questo libro, Anja Corinne Baukloh e Alfredo Panerai, esperti di formazione alla nonviolenza e mediazione dei conflitti, hanno una stimolante proposta da offrire, nata esattamente dalla loro esperienza nelle scuole: “lavorare sulla capacitazione dei diversi attori del sistema-scuola perché acquisiscano competenze e si riapproprino del potere di immaginare una scuola diversa”.
Una scuola che si apre alla nonviolenza e lo fa non nel senso di affacciarsi allo studio di una nuova teoria, ma facendo entrare la nonviolenza nella vita scolastica e nelle relazioni difficili per scoprire, giorno dopo giorno, che un’altra gestione dei conflitti è possibile: anzi è necessaria.
La scuola italiana rischia di scivolare verso una deriva militarizzata; lo diciamo, documenti alla mano, considerando alcuni protocolli d’intesa a livello nazionale o locale che sono stati sottoscritti in tempi recenti e che segnano l’apertura delle porte della scuola alle Forze Armate e all’industria bellica. Una stagione della nonviolenza appare indifferibile se, tra qualche anno scolastico, non vogliamo trovare dietro alla cattedra un ufficiale dell’esercito invitato a insegnare agli alunni come si gestiscono i conflitti.
Certo, lo diciamo in maniera paradossale (chissà!), ma occorre quanto prima che tutti coloro i quali, a qualsiasi titolo, lavorano nella scuola, spingano in direzione ostinata e contraria affinché alle varie componenti scolastiche vengano offerte occasioni di formarsi alla pratica della nonviolenza.
Così, durante la lettura di questo libro, si è accompagnati passo dopo passo a scoprire la bellezza e l’utilità della formazione alla nonviolenza e alla mediazione dei conflitti nella scuola. E il libro diventa un vero e proprio manuale, per rimboccarsi subito le maniche e mettersi al lavoro. Del manuale ha, infatti, la concretezza tecnica, presentando in maniera chiara e pratica concetti, percorsi e strumenti, ma il tutto unito alla scorrevolezza della scrittura e alla piacevolezza della narrazione. E una storia, inventata ma possibile, commentata qui e là da due simpatici personaggi, un angioletto e un diavoletto, aiuta molto a capire concretamente l’incidenza che la formazione alla nonviolenza e la pratica della mediazione potrebbero avere sulla vita scolastica di ogni giorno.
È bene sottolineare che questo libro non si perde in un’assurda visione romantica dei conflitti, non tralascia né sottovaluta la sofferenza che essi comportano, le battute d’arresto e gli ostacoli che si oppongono a una loro trasformazione costruttiva, compresa la fatica di fare breccia nella sfiducia e nella banalità della rassegnazione.