POTERE DEI SEGNI

Una giustizia superiore

Gesù ci indica la strada della libertà, della coscienza. Non del dominio o del potere. E la libertà è inconciliabile con la ricchezza e con le aristocrazie spirituali.
Raffaele Nogaro (già vescovo di Caserta)

Noi teniamo chiuse certe pagine del Vangelo che potrebbero metterci nello sconcerto e anche nella desolazione. Il quadro della visita dei Magi è pieno di fascino. Ma esso descrive anche Erode che, temendo in Gesù un possibile rivale, “manda a uccidere tutti i bambini che stanno a Betlemme e in tutto il territorio e che hanno da due anni in giù” (Mt. 2,16).
È terribile. Ma Matteo, ancora all’inizio del suo Vangelo, descrive lo scontro di due mondi inconciliabili, quello del “dominio” e quello della “libertà”. Da una parte il potere, che tende all’assoluto, che deve eliminare ogni resistenza, ogni vita libera e responsabile. Dall’altra la chiesa di Gesù, che è libertà, coscienza, beatitudini.
Oggi il potere massacrante, che sta nella storia, e che è la violazione di ogni umanità, può venire interdetto solo dalla chiesa di Gesù. A condizione che la chiesa non voglia seguire la logica del potere. La chiesa deve essere libera da “mammona”. Ha soltanto la vocazione e la missione di Gesù. Nessun potere politico e nessuna “proprietà privata”. Non è così oggi, quando la chiesa ha tante ricchezze. Anche se si parla di una chiesa di comunione, di una chiesa del popolo di Dio, essa in autonomia possiede beni materiali di ogni genere, possiede un prestigio sconfinato, fino a essere considerata una “società perfetta”, autoreferenziale, perché materialmente quasi onnipotente.
A Gesù interessa meno il culto di Dio. Preferisce la cura incondizionata dell’uomo: “Se tu presenti la tua offerta all’altare...”(Mt. 5,23). La chiesa di Gesù è la chiesa della “giustizia superiore” (Mt.5,20). Non la giustizia del diritto, ma la giustizia dell’amore: quella giustizia che si trasfigura nella compassione, nella comprensione, nella misericordia, nel perdono.
Un genere di potere, sempre arrogante, è quello della “scienza”. Gesù in realtà non mostra simpatia verso le “aristocrazie spirituali”. Grandi teologi, che si staccano da ogni forma di pastorale, perché devono coltivare la purezza del dogma. Monaci prestigiosi che vivono di preghiera e di studio, perché devono tutelare la loro perfezione personale. Famiglie religiose intoccabili, senza passione di popolo.
Gesù si infastidisce di fronte all’uomo che ha la religione come benemerenza personale. Si veda la “parabola” del fariseo e del pubblicano”(Lc. 18, 9-14).
Gesù non sa accettare i presuntuosi e i furbi. Il cap.23 di Matteo è una condanna spietata verso gli uomini di chiesa che riescono a farsi sfacciatamente ricchi e prestigiosi in nome di Dio. Gesù costruisce così la chiesa degli uomini liberi.
Uomini che sanno di superare le prepotenze del potere e della ricchezza, uomini che rifiutano le seduzioni delle carriere mondane. Gli uomini liberati delle “Beatitudini”, che non possono essere più turbati dalle insicurezze della vita terrena.
Sono poveri, liberi dalle cure ossessive del denaro, senza ansie di affari mondani.
Conoscono la sofferenza. Mentre i ricchi si rinchiudono nei palazzi, essi provvedono a tutti coloro che hanno la stanchezza della vita.
Sono puri di cuore. È questa la chiesa di Gesù, la chiesa dei poveri e dei liberi, che costruiscono la storia della salvezza. È la chiesa del “grembiule” del vescovo Bello, di quell’uomo di Dio che, con la sua testimonianza delle beatitudini, s’è reso “imprescindibile” nella chiesa e nella società.

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