SMILITARIZZAZIONE

No war. No nuke

Il movimento per la pace, contro le guerre e il nucleare in Sicilia: per sognare terre libere da basi militari occorre leggere i territori e la loro storia.
Antonio Mazzeo (giornalista e saggista)

Comiso e Sigonella sono due basi militari assegnate alle forze armate degli Stati Uniti d’America attorno alle quali è nato e si è sviluppato il movimento no nuke e no war in Sicilia.

Comiso
Comiso, comune della provincia di Ragusa, a sud-est dell’isola, fu prescelto all’inizio degli anni Ottanta per divenire la sede d’installazione dei missili nucleari Cruise previsti dal piano di sviluppo dei sistemi d’arma nucleari a medio raggio dell’Alleanza atlantica. La posizione strategica della Sicilia nel cuore del Mediterraneo esaltava la proiezione “aggressiva-dissuasiva” dei missili Cruise in un’area geografica che dall’Africa si estendeva sino al Medio Oriente. Le scelte di militarizzazione e nuclearizzione dell’isola generarono le immediate proteste di buona parte della popolazione, delle forze politiche della sinistra e del mondo associativo-culturale. A Comiso giunsero donne e uomini da tutta Europa e dal nord America, per unirsi alla lotta popolare per la pace e il disarmo e la cittadina divenne uno degli epicentri della protesta internazionale contro la follia dell’olocausto nucleare. Furono organizzate storiche manifestazioni di massa “No Cruise” in tutta la Sicilia, nel resto del territorio nazionale, in Giappone, negli Stati Uniti e in alcuni Paesi dell’est europeo. Non mancarono le azioni dirette nonviolente di blocco dei lavori di costruzione della nuova base Nato, alcune delle quali represse con inaudita violenza dalle forze dell’ordine (l’8 agosto 1983, ad esempio, con centinaia di feriti e decine di arresti di manifestanti). Le straordinarie mobilitazioni non impedirono l’arrivo e l’installazione dei missili nucleari. Dal 1984 sino al 1990 le rampe mobili dei Cruise si spostarono nelle strade e nelle campagne della Sicilia sud-orientale, ma è da più parti riconosciuto che fu proprio la pressione esercitata dalle campagne antinucleari in Europa, all’est come all’ovest, e negli Stati Uniti d’America, a costringere le due superpotenze a trattare in vista dello smantellamento delle armi nucleari a medio raggio nel continente europeo.
Il grande movimento pacifista dei primi anni Ottanta era composto da una pluralità di soggetti politici e sociali, comitati di base, militanti dei partiti della sinistra storica e della nuova sinistra, comunità cristiane, antimilitaristi, nonviolenti, femministe, anarchici, ambientalisti, ecc.. La stagione di lotta contro i missili nucleari assunse caratteristiche specifiche e originali. Da una parte permise la conoscenza a livello internazionale delle stridenti contraddizioni sociali esistenti in Sicilia, ma contestualmente della ricchezza di fermenti culturali, idealità e vitalità che le classi dominanti avevano tentato di rendere invisibili e di contro-arrestare attraverso la militarizzazione del territorio. Dall’altra, il movimento pacifista e antinucleare del tempo si caratterizzò come il primo dei grandi soggetti realmente autonomi e di valenza globale che si sarebbero successivamente affermati sulla scena politica tra la fine del XX secolo e l’inizio del terzo millennio. L’interscambio di esperienze, l’accettazione delle differenze, il superamento di divisioni e frammentazioni dell’arcipelago no-nuke e no-war, il confronto e la dialettica tra realtà sociali, ideologiche e culturali sino ad allora divise e/o contrapposte, le analisi e l’impegno etico-politico maturato in quegli anni contribuirono enormemente allo sviluppo dei movimenti sociali e culturali italiani e internazionali protagonisti delle future lotte per la difesa della pace e per il disarmo, contro la criminalità organizzata, per la salvaguardia dell’ambiente e delle risorse del territorio, in solidarietà con i popoli oppressi dalle ingiustizie, dal sottosviluppo, dalla fame. L’eredità di quella stagione è stata indubbiamente importantissima. I contenuti, le forme di comunicazione e le pratiche di lotta di allora sarebbero poi divenuti patrimonio dei successivi movimenti contro la globalizzazione dell’economia e/o altermondisti e il nuovo ordine internazionale di matrice neoliberista.

Sigonella
La seconda base siciliana, anch’essa nota al grande pubblico, è quella di Sigonella, una delle maggiori installazioni a livello internazionale della marina militare USA, oggi al centro di un vasto programma di ampliamento delle funzioni, delle infrastrutture e dei sistemi d’arma ospitati.
Le prime campagne e mobilitazioni contro la base situata nella piana di Catania risalgono, come per Comiso, ai primi anni Ottanta, con l’arrivo delle prime batterie dei missili nucleari Cruise in Sicilia (dicembre 1983), installati inizialmente proprio a Sigonella nell’attesa del completamento dei lavori nell’aeroporto della cittadina ragusana. In quell’occasione una catena umana di 23 km collegò Sigonella alla città di Catania, secondo capoluogo di provincia dell’isola come numero di abitanti. L’importanza strategica di Sigonella per le operazioni statunitensi nel Mediterraneo e in Medio Oriente divenne ancora più evidente a metà anni Ottanta in occasione del conflitto USA–Libia e del sequestro della nave “Achille Lauro” da parte di un commando palestinese, i cui componenti, arrestati, furono condotti in violazione del diritto internazionale proprio a Sigonella. Da allora in poi, in tutte le occasioni in cui si sono riproposti eventi bellici che hanno visto protagonisti le forze militari USA e Nato, il movimento no war siciliano è stato in grado di indire manifestazioni, sit-in, cortei e presidi di fronte i cancelli principali della base.
In occasione della manifestazione contro la guerra in Iraq, il 23 marzo 2003, alcuni studiosi e intellettuali siciliani lanciarono la proposta di smilitarizzazione e riconversione a uso civile della base militare per costituire, al centro del Mediterraneo, un complesso aereo-portuale da integrare allo scalo di Catania Fontanarossa. Nacque il comitato per la smilitarizzazione di Sigonella, poi trasformatosi in campagna per la smilitarizzazione, per privilegiare l’adesione individuale e un assetto organizzativo meno rigido e più reticolare.
La militarizzazione, in terra siciliana, ha avuto una duplice funzione: il rafforzamento del controllo sociale, anti-democratico e anti-popolare; un flusso-distribuzione di risorse finanziarie a favore del blocco politico-economico-istituzionale che governa l’isola ed esercita contemporaneamente il monopolio nel controllo delle testate della carta stampata e radiotelevisive. Si può allora comprendere le ragioni della fitta nebbia creata per rendere “invisibili” i pericoli di Sigonella, quelli vecchi come la presenza e il transito di ordigni nucleari, chimici e batteriologici, quelli nuovi per la sicurezza del traffico aereo nei cieli siciliani e nello scalo di Catania-Fontanarossa che saranno creati dai 20 velivoli senza pilota Global Hawk dell’US Air Force e del nuovo programma di sorveglianza terrestre AGS della Nato.

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