La chiesa degli Atti
Il peccato originale: ci credo, ma lo accetto con un senso di doloroso stupore. Se l’uomo viene concepito nel peccato, nasce disperato. Come potrà assumere un vigore sano e libero della vita? Poi, c’è l’incarnazione di Dio, evento unico, incapace di essere accolto da ragione d’uomo: solo la potenza di un amore infinito può compiere l’imprevedibile. L’incarnazione è l’integrazione di Dio con l’uomo. L’avventura di questo coniugio è meravigliosa, ma la conosce solo DIO.
È certo che l’uomo con l’incarnazione non è più solo, non è più nella minaccia. L’incombenza del peccato viene allontanata da una onnipotenza di grazia, che è gioia e di libertà. Il gesto di Dio verso il pagano Cornelio (at. 10) dimostra una cura integrale d’umanità, da parte del Padre. In questo gesto di adeguamento all’uomo si sente che Dio è pienamente per l’uomo. Sarebbe inappagato, come Dio, se non amasse l’uomo all’infinito. In questa dinamica dell’amore, Dio dice a Pietro, presentandogli il lenzuolo pieno di animali di ogni genere, “Prendi e mangia”(At. 10,13). Pietro, ancora legato alle prescrizioni giudaiche, risponde “Non posso” (At. 10,4). Dio comanda: “Mangia. Ciò che Dio ha purificato tu non chiamarlo profano” (At. 10,15). Dio esprime a Pietro l’essere d’una chiesa che è “totale comprensione d’umanità”. “Dio mi ha manifestato che nessun uomo è profano e nessuno è immondo”(At, 10,28), confessa Pietro, quasi con trepidazione.
“Nessun uomo è profano”: ognuno appartiene è di Dio. “Nessun uomo è immondo”: ogni uomo è integro. Non nasce corrotto, ma puro. Pietro, con grande commozione, sta comprendendo la verità della chiesa di Cristo e della sua chiesa: “In verità, mi sono reso conto che Dio non fa preferenza di persone. E che ogni uomo, a qualsiasi popolo appartenga, è bene accetto a Dio” (At, 10,34-35). Sento anch’io il Vangelo come novità di grande emozione e di grande gioia. Non più la preferenza di “popoli”, non più privilegi delle “persone”. Dio ama tutti indistintamente. Per l’amore di Dio, si ha “l’uguaglianza” costitutiva di ogni uomo e di ogni donna. Pietro comprende che la sua chiesa non è più la chiesa della legge, ma la chiesa della misericordia del Padre per l’umanità. I “giudaizzanti” gli faranno subito rimprovero di questa sua conversione, accusandolo di tradimento.
Pietro, con umiltà, risponde: “Chi sono io, per mettere ostacolo a Dio?” (At 11,17). La chiesa di oggi è viva, ma non può mettere ostacoli a Dio. I suoi “concordati” con gli Stati non possono stabilire imposizioni nuove sulla gente e sulle persone. Anche i “catechismi” potranno sempre più essere racconto delle vocazioni del Signore e dei gesti interminabili di tenerezza che Egli rivolge all’uomo. Meno “decalogo” e norme di vita.
Don Tonino non aveva forse il tempo per teorizzare questa chiesa del Vangelo. La viveva, però, con passione e totalmente. Le grandi battaglie di Tonino contro le situazioni corrotte della storia, assumono la stessa “indignazione” di Dio contro il male. Ma proclamano, sempre, la compassione e il perdono dell’uomo peccatore. L’uomo più povero e deluso rimane la “basilica minore” di Dio e della storia. La basilica della celebrazione santa della sofferenza dell’uomo, e della benedizione di Dio, che fa la vita per l’eternità. Don Tonino è una presenza infallibile della chiesa, oggi.