Sessualità e benessere

Per alcuni popoli la sessualità non è parte solo della storia degli esseri umani, ma di tutta la creazione. Questa energia vitale appartiene alla vita.
Antonietta Potente, op

Parlare di “benessere” vuol dire parlare della sottile trama, per lo più segreta, che sostiene la storia e che è tessuta con due grandi fili della vita: l’affettività e la sessualità, che occorrono in ogni ambito: la società, le religioni, le scienze umane, la narrazione dell’esperienza di ciascuna e ciascuno di noi. Nel nostro universo simbolico, il termine “sessualità” è uno di quelli maggiormente avvolto dal manto dei pregiudizi, tra sospetti, dubbi e malizia.
Recupero l’idea di chi dice che la sessualità è una condizione integrale della persona: dimensione fisica, psichica e sociale (culturale-religiosa).
Nel fisico si trova il sesso, perché è partendo dalla nostra dimensione fisica che scopriamo come siamo fatti. Dire che la sessualità è ancorata alla nostra struttura psichica è molto meno scontato, anche se in tutti i campi della ricerca psicologica, nell’ambito della riflessione scientifica, si è dimostrata questa stretta relazione. Le nostre storie più intime e interiori si muovono anche, positivamente o negativamente, come storie della nostra sessualità. Più difficile è riconoscere che la sessualità organizza buona parte della nostra vita sociale: relazioni tra le persone, le classi sociali e, quindi, la convivenza socio-politica di un popolo o gruppo umano. Un esempio di questo è tutta la problematica di genere nella struttura della società e della chiesa e, aggiungerei anche nell’ambito del nostro impegno missionario, il come ci muoviamo con gli altri, il nostro operare nell’ambito di quello che chiamiamo evangelizzazione. Ciò che appare evidente è che l’essere umano riesce, senza difficoltà, a identificare la problematica sessuale con il primo punto (sesso; genitalità), ma molto poco con gli altri livelli.

Nessun dualismo
La sessualità ha diverse funzioni e credo per questo che parliamo di essa come di qualcosa di importante, che sta lì, molto più creativa di quanto pensiamo e resta lì anche se non ne parliamo e se la ricordiamo solo alcune volte quando più ci conviene.
La sfida è nel non frammentare la vita, né la nostra né quella degli altri, come invece molte volte facciamo dal punto di vista morale e della dottrina della chiesa. Frammentare la vita significa anche spezzettare il mistero, dando vita così a una storia gerarchica, in cui ci sono parti che hanno più valore di altre; dove ci sono oppressioni ed esclusioni, oltre che sfruttamento tra i generi, tra il genere umano e la biodiversità cosmica, tra classi sociali e culture diverse.
Penso che molti dei fattori che hanno strutturato e continuano a strutturare le nostre comunità religiose, siano stati coltivati proprio in questa mentalità dualista e frammentata dell’essere umano. Dietro l’obbedienza si sono nascosti aspetti molto sottili della nostra sessualità, creando dipendenze, falsi poteri, gerarchia, infantilismo. La sessualità è una condizione di tutta la persona, è capacità fisica e psichica di realizzare gesti che hanno un significato, che non sono neutrali, che ci permettono di assumere determinate posture davanti alla storia contemporanea. Non è sufficiente aver deciso di non condividere le nostre energie genitali con altre persone, per negare semplicemente questa dimesione. C’è molto di più: come esprimo il mio essere in questa storia? Che posto occupo nella società nella quale vivo? Le posizioni neutrali che talvolta assumiamo come comunità religiose e credenti, sono molto ambigue e rivelano la nostra incapacità di essere responsabili.
Vorrei ricordare che esistono interessi egoistici anche nelle relazioni sociali: ricerca di privilegi, tentativi di salvare a tutti i costi i nostri interessi personali... Questi limiti hanno alla radice le stesse caratterisiche di ciò che difendiamo e condanniamo come l’edonismo.
La sessualità è un modo di essere, ma prima ancora un impulso sensibile, un desiderio biologico, organico che in qualche modo emerge, fa pressione. Se non si accoglie questo impulso nell’ambito della coscienza, dell’intelligenza, delle opzioni della nostra fede, si generano conflitti e disarmonie.

Riconciliamoci
Le sfiducie e i sospetti, così come l’ambizione di contenere il tema della sessualità dentro parametri dottrinali e sociali specifici, nascono dalla necessità di ingabbiare questo tema in sistemi teorici e pratici che ci permettano di mantenere un certo controllo sulla vita e sull’essere umano, sulla sua corporeità e sensibilità. L’edonismo e il moralismo si muovono in questo senso all’interno dello stesso circolo ermeneutico (interpretativo). Il primo, l’edonismo, serve perché l’essere umano entri nel gioco sottile del mercato come una qualsiasi merce o prodotto. Il secondo, il moralismo, serve per non considerare l’essere umano totalmente adulto, autonomo e creativo rispetto al mistero e alla ricerca della propria autenticità etica, individuale e collettiva.
Propongo, quindi, un percorso di riconciliazione della nostra “teoria”, dei nostri codici etici e culturali, con la vita e il suo mistero esplosivo che chiamiamo sessualità. Nel nostro caso specifico, questo percorso di riconciliazione riguarda anche la teologia. Dobbiamo trovare, pertanto, una chiave di lettura mistico-poetica di questo tema, che sia rigeneratrice e nello stesso tempo etico-esistenziale.
Comunemente siamo abituati a giudicare la sessualità, a guardarla dal di fuori, come se – anche se ci riferiamo a noi stessi – non ci appartenesse. La mia proposta, al contrario, comincia come se dovessimo realizzare un laboratorio sulla sessualità, uscendo dalla logica del mero giudizio, per arrivare a un’attitudine di progressivo disvelamento di qualcosa che soggiace alla vita e ci accompagna. La vita è fatta di energie, impulsi, però anche dalla capacità di esprimere queste stesse energie, di condividerle, di metterle in movimento. Alcuni di noi riconoscono che queste energie giocano sottilmente con l’energia divina, e così la chiamano spirito. Per altri si tratta semplicemente di un gioco di energie umane, biofisiche e cosmiche, che sono tutte molto importanti e senza di loro la vita non sarebbe tale.
è necessario lasciare che la sessualità narri se stessa e che soprattutto qualcosa narri a noi. La storia della sessualità è come un qualcosa che ha una genesi nascosta, occulta, misteriosa, come quella del cosmo e degli esseri umani, soprattutto quando questa genesi si cerca a partire da una prospettiva di profondità, per voler essere fedeli al mistero che ancora conserva qualcosa di nascosto e ci infonde la nostalgia per la bellezza ferita o inedita. Anche nella Bibbia la narrazione è importante, serve per alimentare la vita, scambiare e ri-vivificare la memoria per continuare a sognare. Attraverso il racconto, la vita si esprime, e per questo mi piacerebbe che il tema della sessualità si trattasse a partire dalla narrazione della vita, come parole andanti (E. Galeano). Siamo sicuri che la sessualità narrata risveglia qualcosa che dorme, evoca dimensioni più profonde e interiori.
In essa partecipa il corpo, così come l’intelligenza, la capacità di pensare e contemplare tipici dell’essere umano. Attraverso di essa il corpo inventa i passi di ciascun rituale di avvicinamento alla realtà, al genere opposto o uguale, alle cose, ai frutti e ai prodotti dell’attività umana, alla bellezza e al dolore.
La sensibilità è “guardiana” del corpo come dello spirito; dei sensi e dell’intelligenza. Non parliamo solo di una sensibilità genitale, ma di una sensibilità olistica, dove l’alterità corrisponde al criterio ispiratore della sua identità e necessita così di sapienza e creatività.
La sensibilità permette di ascoltare, oltre che di vedere e sentire la rivendicazione del corpo e della terra: dove sta tuo fratello?

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