PAX CHRISTI

Riscrivere la democrazia

Ripartire dai beni comuni. Se ne parla, si discute, ci si prepara al referendum di giugno. Cronache di un incontro in Molise.
Titta Di Zinno (Pax Christi Molise)

Per chi ama il profumo del pane sa che basta un po’ di lievito per far lievitare una gran quantità di pasta. Il lavoro di Pax Christi nel Molise vuol essere segno di questo lievito per rendere ancora più efficace il lavoro di quanti, da mesi, stanno lavorando per salvaguardare i diritti più elementari per ogni uomo: l’acqua, l’aria che respira, la giustizia.
Il 16 marzo, a Termoli, si è svolto un incontro promosso da Pax Christi e costruito insieme con diverse realtà: comitato acqua pubblica Molise, CGIL Molise, fondazione Lorenzo Milani, coordinamento universitario e precari, Agesci, Cooperativa Baobab e il Noce, associazione Faced e Cose dell’Altro Mondo, La fonte 2004, Libera Molise, Fgci Molise e cittadini che sentono forte l’impegno della partecipazione.
Il titolo prende spunto da un bellissimo articolo di Paolo Cacciari sul Manifesto di alcune settimane fa. Riscrivere la democrazia partendo dai beni comuni significa proprorre dal basso una nuova “costituzione civile” che generi flussi etici per le scelte dei parlamenti e governi locali, regionali, nazionali europei e internazionali.
La cronaca dell’incontro la lascio ad Alessandra, una ragazza di 17 anni:
“Le pareti sono coperte dagli articoli della Costituzione, subito messi a fuoco dalle prime macchinette fotografiche. Qualcuno è ancora fuori a fumare una sigaretta, ma le poltrone sono già quasi tutte occupate. Sulle note di ‘La storia siamo noi’ si inizia a parlare di ‘tutela’. Sì, perché ci sono dei beni, materiali, immateriali, cognitivi (come per esempio il sapere) che appartengono a tutti. E allora, come non proteggerli?
Proprio su questa domanda, arriva l’attesissimo ospite: padre Alex Zanotelli, religioso comboniano: ‘Dall’alto non aspettatevi più nulla. La speranza viene da qui, dal basso!’ Con ancora un po’ di fiatone, Alex inizia dicendo che prima di tutto c’è bisogno di speranza. I cristiani, gli abitanti di uno Stato, i cittadini ripongono oggi la loro fiducia, la loro speranza, nei politici, che però indirizzano sempre più spesso i loro interessi su un potenziale profitto. C’è, quindi, bisogno di una nuova forza politica (non partitica), e questa è l’acqua.
Tutto dipende dall’acqua. La vita nasce dall’acqua! Fin dagli antichi Greci era di fondamentale importanza venerare i quattro elementi: la terra, il fuoco, l’aria e l’acqua. Erano valori.
E oggi? Oggi si è arrivati al punto di rendere l’acqua merce!
Vent’anni fa erano tutti concentrati sull’oro nero, sul petrolio. Adesso l’attenzione è puntata sull’oro blu. Certo, di acqua ce n’è tanta in tutto il mondo. E quella potabile? Solo il 3%. Se poi aggiungiamo quella che buttiamo a causa dei nostri vizi e dei nostri sprechi, circa 250 litri al giorno, quando ne basterebbero 50, rimane lo 0,3%. ‘Bisogna essere imbecilli ad affidare l’acqua a un privato!”, dice Alex. Le multinazionali pensano solo al modo migliore per arrivare al profitto, ecco spiegata la loro attenzione spostatasi dal petrolio all’acqua’. ‘Una volta ho letto su un volantino, prosegue Zanotelli, questa frase: un litro d’acqua costa più di un litro di benzina’. Un’aria di fastidioso stupore entra nella sala.

Speriamo
La pubblicità aiuta, dà una mano a queste multinazionali, sì, perché le persone compreranno sicuramente l’attraente acqua minerale imbottigliata, piuttosto che bere quella che esce dal rubinetto. Quella che nel Molise è la più buona.
E il governo non può non fare la sua parte. Il 6 agosto 2008, il 9 settembre 2009, e poi il 19 novembre con il decreto Ronchi, il parlamento italiano vota leggi che rendono l’acqua privata.
Qui urge una disobbedienza civile, perché sarà la classe debole a pagare tutti questi misfatti.
Come fare quindi? Noi tutte e tutti possiamo impedirlo, sostenendo la campagna e votando due sì quando saremo chiamati a decidere. “È una battaglia di civiltà – dice Alex – nessuno si senta escluso”. Una veloce conclusione e Alex saluta tutti con un grande sorriso, che dà speranza.
Sul palco iniziano ad arrivare Luciana, dell’acqua pubblica Molise, che spiega il perché del referendum e i quesiti dello stesso; poi parla Marzia, studentessa; infine Elena Sassi, docente dell’università di Napoli, che ci lascia con degli interrogativi, riprendendo la manifestazione delle donne del 13 febbraio: ‘Se non ora, quando? Quando cominceremo a riflettere?’.
Alla fine dell’incontro, ognuno di noi ha in mente una forte speranza: la restituzione dell’acqua, di questo bene essenziale, alla gestione collettiva, per garantirne l’accesso a tutte e tutti e per tutelarlo come bene comune. Tutti, dal ragazzo col fazzolettone al signore col sigaro e col cappello, hanno voglia di informazione sulla scuola, sulla giustizia, sulle fonti di energia rinnovabili, affinché si crei una sempre più resistente coscienza civile capace di cambiare davvero le cose.
E allora, come dice Alex, ‘diamoci da fare affinché vinca la vita’”.
I giovani sono capaci di indignarsi, di impegnarsi, di coltivare la speranza che le cose possono cambiare, di credere in un futuro possibile.
Ora, però, bisogna darsi da fare perché la gente vada a votare il 12 giugno: per dire la propria opinione su un bene inalienabile come l’acqua; per contribuire alla determinazione della politica energetica del paese e per ribadire l’uguaglianza di tutti di fronte alla legge.
Resta poco tempo per convincere il 50% +1 (25 milioni di elettori) a votare per i referendum! Noi non abbiamo televisioni o altri potenti mezzi. Ma la rete sì. Usiamola. In Nord Africa con il tam tam della rete hanno travolto i regimi dell’Egitto, della Tunisia e della Libia. Noi usiamola per informare e invitare parenti, amici e conoscenti a partecipare ai referendum. C’è gente che non lo sa. Bisogna raggiungere il quorum.
Questi referendum impegnano diritti e bisogni reali: acqua, energia pulita e uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge. Sono concetti semplici, alla portata della comprensione e della sensibilità di tutti. E tutti devono partecipare. Il nostro comportamento determinerà le basi su cui costruire il futuro. Per noi e per le generazioni che verranno.
“Questo è il tempo in cui bisogna pensare nuovo, bisogna pensare in grande, senza pregiudizi, senza vecchi modi di reagire, senza tutta quella zavorra di sciocchezze che oggi assordano i giovani e li rendono sempre più delusi e senza speranza”. (Tiziano Terzani)
E se qualche sera, dopo l’ennesimo incontro, a volte anche noi “più grandi” ci sentiamo “più delusi e senza speranza”, facciamo risuonare forte l’eco del grido di don Tonino Bello: “In piedi popolo della pace”…
In piedi popolo dell’acqua, del vento e della giustizia…
In piedi insieme, per lasciare questo mondo un po’ migliore di quanto l’abbiamo trovato!

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