Indigniamoci!
Di questi tempi si sente spesso parlare di “guerra giusta”, di “guerra inevitabile”, di “guerra umanitaria”, giustificata dalla presunta lotta contro un regime oppressivo e sanguinario e necessaria per la salvaguardia della popolazione civile.
Ma esiste davvero una guerra che possa essere ritenuta “giusta”?
Mi pare che, al di là delle tante parole che sono state spese su questo argomento, la risposta più perentoria a questa domanda e la testimonianza più radicale contro l’utilizzo della violenza come mezzo per contrastare l’ingiustizia ci venga proprio dal Vangelo, dal racconto della passione di Cristo, uomo nonviolento, ma tutt’altro che passivo, in prima linea contro l’ingiustizia, ma disarmato. Ogni volta che ci viene il dubbio che un intervento militare possa essere giustificato da una causa nobile, che l’utilizzo della violenza possa essere uno strumento di difesa, di protezione e di avanzamento sociale, pensiamo a Gesù, che, prossimo a essere crocifisso, ammonisce chi tenta di difenderlo brandendo un’arma e gli dice: “Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada di spada moriranno”. È un comando duro, che non prevede nessuna sfumatura né possibilità di replica. È una profezia terribile: la violenza può generare solo altra violenza.
Questo insegnamento riecheggia nelle parole di don Renato Sacco che, di fronte al Collettivo dei Giovani di Pax Christi, riunitosi fra l’8 e il 10 aprile alla Casa per la Pace a Firenze per riflettere sul valore della nonviolenza, afferma: “L’unico modo per esprimere con decisione la propria contrarietà all’utilizzo delle armi è quello di non produrle, non venderle e non comprarle”.
Questa è la ragione di fondo che lo ha spinto a lanciare una campagna di mobilitazione per fermare la produzione degli aerei cacciabombardieri F35, aerei da guerra, strumenti di morte, che costeranno al nostro paese, già in ginocchio a causa della crisi economica e con un tasso di disoccupazione elevatissimo, soprattutto fra i giovani, 15 miliardi di euro. Nulla è inevitabile, è una questione di scelte. Allora diciamolo chiaramente: il nostro paese ha deciso di investire 15 miliardi di euro per costruire ordigni di morte in grado di trasportare bombe nucleari che presupporranno, prevedibilmente, la creazione ad hoc di una situazione di “guerra umanitaria” in cui farli sfilare, come indossatrici su una passerella di moda, per mostrare al mondo la nostra potenza militare.
Indigniamoci!
Con il suo modo di esprimersi mite e pacato, anche don Maurizio Mazzetto, parroco di un paese nei pressi di Vicenza e membro attivo del comitato No Dal Molin, sorto spontaneamente fra la popolazione vicentina per opporsi alla costruzione di una nuova base militare americana proprio nel centro della città, invita a resistere con o senza speranza di successo.
Non dobbiamo lasciarci scoraggiare dai fallimenti, dovuti al fatto che ciò che cerchiamo di contrastare è un sistema infernale asservito al potere e al denaro e privo di qualsiasi umanità. Non possiamo barattare le nostre coscienze in cambio di promesse che non saranno mai rispettate. La produzione degli F35, ad esempio, è stata presentata come una grande opportunità di creazione di 10.000 posti di lavoro, ma, in realtà, secondo i responsabili militari del programma, si arriverà a impiegare solo 600 operai e 2000 tecnici specializzati. Non lasciamoci ingolosire da questo denaro impregnato e grondante di sangue.
Abbiamo il coraggio di schierarci e di prendere posizione, perché, se non lo facciamo, ci rendiamo complici di ingiustizie che altri compiono con il nostro tacito consenso.
Indigniamoci e gettiamo per sempre le armi!