Acqua zampillante
Un’assemblea nazionale aperta alle sfide e ai venti di guerra e di rivoluzione. “La guerra è un fenomeno così largamente accettato che chi la mette in discussione passa per stravagante e suscita stupore. La guerra è circondata da così tanta considerazione che chi la condanna passa per irreligioso e sfida l’eresia!”. Se già 500 anni fa Erasmo da Rotterdam rischiava di esser ritenuto eretico o perlomeno “stravagante” perché andava controcorrente nella sua denuncia della follia della guerra, Pax Christi accetta consapevolmente questo rischio di “eresia”, espressa in diversi modi anche all’assemblea nazionale tenutasi nel mese di aprile a Lamezia Terme.
Ma se la guerra non poteva non essere al centro dei lavori, non minor importanza è stata data alle altre sfide di questi tempi difficili, sia nel paese che nella comunità ecclesiale.
“Scelgo tra i tanti di questi travagliati giorni che viviamo, uno solo dei nodi che più ci fanno soffrire: il mondo è diventato più vasto delle nostre idee, abbiamo bisogno di idee capaci di andare più avanti del mondo attuale – ha esordito il nostro vescovo Giudici (presidente di Pax Christi Italia, ndr) – eppure comportamenti xenofobi stanno indurendo la vita sociale e allontanandoci dalla necessaria integrazione”. E, proseguendo nella sua introduzione, ha suggerito, all’interno del lavoro delle cinque macro-aree, alcune priorità: “Spiritualità della Pace; Educazione alla pace; Disarmo e smilitarizzazione; Diritti umani e stato di diritto”.
Sulla stessa linea anch’io, come coordinatore, ho cercato di leggere la nostra situazione affrontando a uno a uno tutti i nodi che ci preoccupano. L’immagine è stata quella di Gesù che arriva stanco e sfinito all’incontro con la donna samaritana: anche noi sentiamo il peso di insormontabili fatiche al pozzo di un’acqua viva di cui sentiamo sempre più bisogno. Lontana da ogni rassegnato ripiegamento, Pax Christi può essere ancora e sempre di più una “sorgente zampillante” che rigenera, nelle città come nelle comunità ecclesiali, nuovo impegno di studio/denuncia/azione per la pace e la giustizia.
“Grazie Vittorio, perché avevi capito che era decisivo fare un progetto della tua vita. Mi hai detto: “Per il popolo palestinese posso anche morire”. Grazie! Perché posso continuare a raccontare di te ai nostri giovani di Bulciago: tu ci hai mostrato che è possibile donare la vita per i fratelli! Proprio tu che dicevi di non essere credente… Ma oggi dico pubblicamente che è la Chiesa che si onora di te”. Con queste parole dell’anziano parroco di Bulciago, parrocchia di Vittorio Arrigoni, e con le immagini del suo “inter-cedere” tra gli oppressi della terra occupata di Palestina, si era aperta l’assemblea. E i sogni di Vittorio si sono mescolati a quelli degli abitanti del campo rom di Lamezia, presentati in un documentario fortissimo che ha denunciato tutta la fatica di esistere, di coesistere dove slanci vitali e sopraffazione vergognosa si sovrappongono nell’indifferenza e nella diffidenza dei più. Con parole e testimoni altrettanto significativi si è tenuta la tavola rotonda in città. Straordinarie esperienze e notevolissime figure di testimoni locali di legalità e cittadinanza, ci hanno dato la possibilità di presentarci a Lamezia all’insegna di un “seminare pace” nella giustizia. Anche in questo, come in tutta la perfetta organizzazione dell’evento, il Punto Pace di Lamezia si è distinto per passione e amicizia.
Ringraziamo il Signore per l’acqua viva dello Spirito e tutte le sorelle e i fratelli che fanno di Pax Christi una sorgente zampillante per tutti!