GIUSTIZIA AMBIENTALE

Il rifiuto dei rifiuti

Ripartiamo da zero. Zero rifiuti, per esempio: risparmio, riciclo, riuso. A colloquio con Maurizio Melandri dell’Osservatorio Ambientale Partecipato di Valle Galeria.
Intervista a cura di Claudio Giambelli

Immaginate per un attimo di trovarvi naufraghi su un’isola apparentemente deserta. Avete indosso solamente vestiti stracciati e niente altro. Certo l’isola è bellissima, lussureggiante e probabilmente piena di cibo naturale. Ma non avete niente, né una capanna, né una pentola, né una bacinella per tenere l’acqua, né un coltello...
Così incominciate a esplorare il territorio e, sorpresa, dietro una collinetta trovate il ben di Dio: una immensa discarica abbandonata di rifiuti urbani. Avete trovato una miniera che risolverà i vostri problemi. Lamiere per il tetto, lame affilate da usare come coltelli, bacinelle di plastica e quant’altro. Torniamo a noi, nel nostro mondo consumistico e distratto: non è un caso che alcuni attenti osservatori scientifici abbiano predetto che le future miniere di materie in via di esaurimento… saranno proprio le discariche.
Sentiamo cosa ha da dire a riguardo Maurizio Melandri, vicepresidente del Comitato Malagrotta e presidente dell’Osservatorio Ambientale Partecipato di Valle Galeria, area dove si trova la discarica di Malagrotta. Se non lo sapete, quella di Malagrotta, vicino a Roma, è la più grande discarica a cielo aperto d’Europa.

Maurizio, che impressione ti fa vivere a qualche centinaia di metri da una futura miniera di materiale prezioso perché in via d’esaurimento?
Detta così sembra anche una bella cosa. Ma proviamo, invece, a riformulare la domanda in: che impressione mi fa vivere vicino non a una futura miniera, ma a un’attuale, e criminale, dimostrazione di sperpero di risorse, che costringerà i nostri figli e nipoti ad andare a raccattare nelle discariche una parte residuale delle risorse da noi dilapidate in un modo tanto stupido e irresponsabile? E messa così, l’impressione che ne ho è sintetizzata dalla domanda del grande oncologo Lorenzo Tomatis: “Che diranno le generazioni future del mondo che abbiamo lasciato loro?”.

Sono già disponibili indagini epidemiologiche che riguardano l’area?
È in corso dal febbraio 2009 una valutazione epidemiologica dello stato di salute della popolazione esposta a processi di raccolta, trasformazione e smaltimento dei rifiuti urbani nella regione Lazio, della quale ancora non si hanno risultati per quanto riguarda Malagrotta. So di uno studio fatto su dati dal 1985 al 2005 dei casi di tumore in un’area compresa in un raggio di tre KM dall’area industriale di Malagrotta, i cui risultati sembrerebbero “significativi”; però, malgrado richieste specifiche, ancora non abbiamo avuto modo di visionarlo.

Puoi descrivere un poco la discarica di Malagrotta e in quale area si colloca?
Alcuni numeri: la discarica di Malagrotta si estende su un’area che è quattro volte e mezza Città del Vaticano; ha un’altezza di poco meno di 50 metri, tanto da essere stata recentemente definita “l’ottavo colle di Roma”; e non è un impianto isolato anzi, a fargli “buona” compagnia ci sono la raffineria di Roma, l’inceneritore dei rifiuti ospedalieri, vari depositi di gas e di carburante, diverse cave e l’ultimo nato, del quale proprio non si sentiva la mancanza, il gassificatore dei rifiuti urbani. Considerando che tutti questi impianti sono serviti da un traffico di mezzi pesanti valutabile in alcune migliaia al giorno – solo per la discarica se ne calcolano circa 1300 – si può immaginare una situazione ambientale non proprio idilliaca. Malgrado ciò, il comune di Roma ha destinato, nel nuovo piano regolatore, un milione e trecentomila m3 di cemento a ridosso di questa area.

Quindi, ancora cementificazione residenziale. Ma, secondo te, quelli che comprano queste nuove case, sono consapevoli di cosa significherà vivere nella Valle Galeria ?
No. Perlomeno non tutti; ormai conosco diverse persone che hanno comprato nei dintorni, e che si sono rese conto solo dopo della situazione: i depliant illustrativi parlavano di villette nel verde, a cinque minuti dal centro di Roma…

Tipicamente, la stampa dominante descrive i comitati ambientali come NYMBI – Not in My Back Yard, non nel mio cortile. È questo il caso del comitato Malagrotta ?
Certamente no per quanto riguarda il comitato Malagrotta; ma anche in generale, nei movimenti è ormai maturata la convinzione che le soluzioni ambientali non si trovano spostando il problema da un’altra parte. Anche sul problema dei rifiuti, a Malagrotta come a Napoli o a Palermo, la soluzione può avvenire solo con una modifica degli stili di vita che consenta di produrre meno rifiuti e di recuperarne e riciclarne la massima parte; tendenzialmente il tutto.

Puoi spiegarci un po’ meglio cosa significa questa cosa del “modificare gli stili di vita”?
Per dirlo in modo estremamente sintetico, userò le parole di Annie Leonard nell’imperdibile video “La storia delle cose”, (si trova su You Tube) “dovremo trasformare l’attuale in un sistema che non butta via risorse; ciò che dovremo buttare via è questa mentalità usa-e-getta; c’è una nuova scuola di pensiero basata su sostenibilità e giustizia, chimica verde, zero rifiuti, produzione a circolo chiuso, energie rinnovabili, economie locali”.

Secondo te, le parrocchie potrebbero svolgere un ruolo positivo nel contribuire al cambiamento degli stili di vita che ci hai descritto ?
Penso che sarebbe molto importante che nelle parrocchie si aprissero momenti di riflessione e discussione su questo tema; incontri con esperti, proiezioni di video, un programma di formazione/informazione sul tipo del Progetto Scuola dell’Osservatorio Ambientale. Senza dover stravolgere il proprio modo di essere, si possono cambiare alcune abitudini con un impegno minore di quanto si possa temere. Attenzione ai consumi di acqua, gas ed energia elettrica, uso del mezzo pubblico, acquisti responsabili, autoproduzione; sia io che alcuni amici autoproduciamo alcuni prodotti come il pane e lo yogurt, detersivo per i piatti, dentifricio, c’è anche chi si fa la birra. Niente di eccezionale e molto più semplice di quanto si pensi.

Puoi dirci qualcosa sull’Osservatorio Ambientale Partecipato di Valle Galeria?
L’Osservatorio è una consulta partecipata del XVI Municipio di Roma, che ha raccolto intorno allo stesso tavolo tre categorie di soggetti: i comitati territoriali; le aziende industriali della Valle Galeria; le Istituzioni, Municipio, Comune, Provincia, Regione, ARPA e ASL, nel tentativo di far conciliare gli interessi delle aziende con gli insopprimibili, e purtroppo finora non considerati, diritti dei cittadini e dei lavoratori coinvolti dalla situazione di inquinamento della Valle.
Un’utopia? Una scommessa? O una presa in giro e un modo di prendere (perdere) altro tempo? Difficile al momento dare una risposta.

Spesso si sente parlare di strategia rifiuti zero o, in inglese, zero waste strategy. Ci sono anche polemiche e fraintendimenti rispetto a queste parole.
Polemiche e fraintendimenti che sono un problema di semantica e di mala fede. Le associazioni ambientaliste intendono il termine rifiuti zero come un obiettivo che elimini il concetto stesso di rifiuto identificato con questo termine, che viene sostituito con il più appropriato Materiale Post Consumo (MPC). Alcuni “consulenti” filo inceneritoristi teorizzano invece, in perfetta malafede, che solo l’incenerimento porti al risultato rifiuti zero, non considerando evidentemente le ceneri e i fumi come rifiuti. Di qui, il dibattito interno all’ambientalismo che, in nome di un’efficacia comunicativa, ritiene necessario sostituire il termine “rifiuti zero” con il meno manipolabile “riciclo totale”.

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