DIRITTI

Una atto di guerra

Viaggio nella storia e nell’attualità della pratica della contenzione: legare le persone al letto una tortura. Eppure, negli Ospedali Psichiatrici Giudiziari italiani si fa ancora.
Lorenzo Toresini (Primario dei servizi di salute mentale di Merano)

La psichiatria nasce come prodotto e sequela dell’Illuminismo. Il Secolo dei Lumi aveva sancito il fatto che tutto il reale doveva poter essere inscrivibile nelle categorie della ragione. Non aveva pensato alla cosiddetta sragione, che, in tali categorie, evidentemente per definizione, non era inscrivibile.
La psichiatria nacque all’insegna di una prima utopia, quella della presa in carico della sragione da parte della ragione. E ciò all’interno della ragione degli ospedali. Durante la rivoluzione francese l’ala più radicale voleva abolire gli ospedali. Questo perché essi, ben lungi dall’essere in grado di curare, rappresentavano le istituzioni del controllo sociale. Si trattava naturalmente degli ospedali generali, in quanto quelli psichiatrici non erano ancora nati. Nel suo “Il malato immaginario”, Moliere non tratteggia tanto la figura dell’ipocondriaco, quanto la fascinazione e il potere medico sul malato. Il quale ultimo si sottoponeva di continuo agli unici rimedi che la medicina allora conosceva: clismi e salassi, fino a rimanerne spossato. Secondo la rivoluzione francese gli ospedali avrebbero dovuto essere sostituiti da alcuni ambulatori di quartiere. In tal modo, preconizzando la nascita di quelli che oggi prendono il nome di Centri di Salute Mentale, che fungono da alternativa all’ospedale psichiatrico, che non c’è più. Come ebbe ben da scrivere Robert Castel, la storia quella volta esitò (Robert Castel, L’ordine psichiatrico, ed. Feltrinelli). Poi prevalse la logica della restaurazione e del controllo della devianza.
L’assemblea nazionale affidò, quindi, la gestione della sragione alla medicina, nella figura del medico Philippe Pinel, che liberò i malati di mente dai ceppi e dalle catene delle segrete. In realtà, Pinel imprigionò la psichiatria istituzionale nel doppio binario di un’insanabile ambiguità. Da un lato, l’utopia della liberazione, dall’altro la realtà di una nuova emarginazione e di un nuovo stigma.
Nella pratica, si passò dai ceppi alle cinghie, le “moderne” cinghie di contenzione.
Il XIX secolo vide la nascita della scienza e della vision evoluzionistica. Darwin spiegò al mondo che, dentro ciascuno di noi sopravvivono le tracce dell’antico percorso evoluzionistico. Nel nostro cervello coesistono tuttora tre cortecce, che testimoniano l’evoluzione e che sono collocate in maniera gerarchica l’una sull’altra. Più sopra, il neopallio, la corteccia cerebrale che funge da substrato all’autocoscienza e alla ragione, al di sotto il paleopallio, il cervello dei rettili.
L’italiano Cesare Lombroso spiegò la follia come prevalere della coscienza inferiore su quella superiore. Ne dedusse una visione e un pregiudizio di inferiorità biologica del malato di mente. Un essere subumano, assomigliante di più al coccodrillo che al pitecantropo (ominide caratterizzato dalla posizione eretta vissuto circa 700.000 anni fa).
Da tale pregiudizio prese l’avvio nel 1939 il progetto di eutanasia (sterminio) dei malati di mente, definiti “vite non degne di essere vissute”, (Lebnsunwerte Leben).

Progetto T4 del III Reich
La storia spiega che le Chiese cattolica e protestante del III Raich, da Amburgo all’Alpenvorland (BZ), insorsero predicando contro questo progetto irrispettoso della vita umana. Il papa tedesco Johannes Ratzinger conosce bene questo capitolo e sostiene e valorizza la figura del cardinale di Muenster, von Galen, che diede l’avvio a questo controprogetto di protesta pubblica organizzata. Nel 1940, Hitler fu costretto a chiudere il T4 (da Tiergartenstrasse 4, a Berlino, dove venne collocato l’ufficio del progetto T4). Oggi al suo posto sorge la Filarmonica, nda). Le Chiese cristiane del III Reich non inscenarono, tuttavia, la stessa protesta nei confronti degli ebrei, dimostrando che si trattava sempre, in fondo, di un pregiudizio razziale.
Si tratta, comunque, di un pregiudizio duro a morire. Su tale pregiudizio si fonda tuttora l’esistenza dei cosiddetti OPG (Ospedali Psichiatrici Giudiziari), la cui esistenza e funzione si basa sul concetto dell’“incapacità totale di intendere e di volere” (art.88 del c.p.). Va da sé che il coccodrillo morde, è pericoloso e non è cosciente delle sue azioni, quindi non può essere punito. La base dello stesso pregiudizio giustifica tuttora l’atto del legare. Legare le persone significa negarne dignità e diritti. Il diritto elementare di muoversi. Un atto, come si vede, di negazione della soggettività e un atto di guerra.

L’abolizione dei manicomi
Nel 1978 il CARM del partito radicale organizzò una raccolta di firme per indire un referendum sull’abolizione dei manicomi. Il 13 maggio di quell’anno, quattro giorni dopo l’assassinio di Aldo Moro, veniva varata in Parlamento la legge 180. Gli Ospedali Psichiatrici Provinciali (non gli OPG) vennero gradualmente smantellati e sostituiti dalle alternative territoriali (Centri di Salute Mentale e residenze variamente protette). La legge 180 doveva rappresentare una cesura con il passato nelle culture e nelle pratiche.
Alcune di esse comunque oltrepassarono questa cesura. Una di queste pratiche, che è passata attraverso la barriera della legge 180-833, è la contenzione.
Se questo è un uomo. Basaglia chiosò Primo Levi. Domandiamoci oggi se questo uomo legato e immobilizzato per ore, giorni e settimane può essere considerato veramente un uomo. Se si trattasse di un animale insorgerebbero gli animalisti e l’ENPAM.
La contenzione è in realtà una malpractice medica, un maltrattamento e una tortura.
L’individuo umano, talora, ha certamente bisogno di contenimento. Contenimento, però, non è contenzione. Il contenimento è dato dalla relazione. Gli psicofarmaci possono certamente, ma non necessita certamente farne abuso.
La relazione si colloca nelle pratiche quotidiane come atto di pace. I fatti dimostrano che si può. La ricerca ministeriale Progress del 2002 – 2004 ha dimostrato che nel 30% degli SPDC (Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura , nda) d’Italia non si lega. È nato anche un “club”. Il Club degli SPDC “no restraint”, dove non si lega e si opera con le porte aperte.
Si dovrebbe addivenire a sancire la pratica del “no restraint” un criterio di qualità a cui collegare la parte variabile dello stipendio del personale e dei medici. Nessun direttore generale lo ha ancora mai proposto.
Dobbiamo sempre e di nuovo superare la separatezza dei servizi e se ne deve riappropriare la società civile. Ciò è quanto mancò al progetto T4 nel III Reich.
La società civile deve riappropriarsi dello scandalo di questo atto di guerra contro l’umanità che avviene quotidianamente nelle nostre città, nei nostri ospedali civili e nelle nostre case di riposo. Questo atto di guerra della ragione contro la sragione. Ma la sragione non esiste in quanto tale. Esiste solo la ragione di ciascuno. La ragione di ciascuno di noi e la ragione degli altri. Contenere un corpo che dissenta dalla ragione “comune” o del potere significa silenziarne la lingua. Chi lo fa non sa che cosa perde. Nel DNA della psichiatria c’è sempre una particella di nazismo, e la psichiatria va controllata. Come le case di riposo.

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