NONVIOLENZA

Ora tocca a noi

Le numerose campagne in corso e le possibili scelte di impegno in prima persona.
Riccardo Troisi (Controlarms)

La riduzione delle spese militari
L’investimento mondiale in armi è in continua crescita, nonostante qualche segno di crisi inizi a intravedersi anche in questo ambito. Le stime più attendibili sulle spese militari mondiali dimostrano come nel 2010 si siano superati per la prima volta i 1.600 miliardi di dollari complessivi: una crescita in termini reali dell’1,3% rispetto al 2008 e del 50% nel decennio iniziato con il 2001. L’impegno dei governi per eserciti e armamenti ammonta al 2,6% del Prodotto Interno Lordo del pianeta, con una spesa media di circa 240 dollari a persona. Tutto questo mentre continuano a diminuire gli investimenti per la ricerca scientifica e a ristagnare i fondi effettivamente spesi (non solo dichiarati) per la lotta alla povertà impiegati principalmente per rispondere a emergenze e non per attuare una strategia concreta di sviluppo e superamento dell’emarginazione. La Rete Disarmo è da tempo impegnata nel sottolineare l’inutile e continuo spreco di risorse che i governi compiono con il sostegno alle spese militari, anche in riferimento al nostro Paese.

controlArms
La campagna “ControlArms” sollecita un’azione urgente e coordinata, a livello locale e internazionale, per impedire la proliferazione e l’uso indebito delle armi. Le richieste della campagna sono:
• a livello internazionale, i governi devono sostenere l’adozione di un Trattato Internazionale sul Commercio delle Armi che impedisca l’esportazione di armamenti verso destinazioni dove è probabile che siano utilizzati per compiere gravi violazioni dei diritti umani;
• a livello regionale, i governi devono rafforzare accordi regionali sul controllo delle armi, in modo da garantire il rispetto dei diritti umani e gli standard del diritto umanitario internazionale;
• a livello nazionale, i governi devono accrescere la propria capacità e responsabilità giuridica di controllare i trasferimenti di armi e proteggere i cittadini dalla violenza;
• a livello locale, la società civile e le amministrazioni locali devono assumere iniziative efficaci per migliorare la sicurezza, riducendo la disponibilità e la richiesta di armi.
Nell’ottobre 2008, le Nazioni Unite hanno dato avvio ai lavori per approvare il Trattato Internazionale sui Trasferimenti di Armi. Il Trattato (conosciuto in sigla come ATT) dovrà avere “i più alti standard diffusi” per poter controllare il commercio e il trasporto delle armi convenzionali nel mondo. È un successo importantissimo per tutto il movimento mondiale del disarmo, ottenuto grazie al voto favorevole di 153 governi (tra cui Italia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Germania), all’astensione di 19 Paesi (tra cui Russia, Cina, India, Egitto, Cuba, Iran, Libia) e a un solo voto contrario: quello dello Zimbabwe. Va notato il deciso cambiamento di rotta degli Stati Uniti (il maggior produttore ed esportatore di armi) che hanno votato a favore della risoluzione adottata, che avrà come risultato la conclusione del Trattato entro il mese di luglio 2012.
Info: www.controlarms.it

La difesa della legge 185/90
È la legge che regola l’import-export militare italiano. Non ci può essere un vero disarmo se non c’è controllo nella diffusione degli armamenti prodotti. Il nostro Paese è tra i maggiori esportatori mondiali, soprattutto di armi leggere, e gli armamenti “made in Italy” spesso finiscono nelle mani di dittatori e nelle aree di maggior conflitto (lo ricordano anche i dati recentemente diffusi da un rapporto di Amnesty International). La legge 185/90, tra le più severe a livello mondiale, è nata su pressione e richiesta della società civile, per opera di associazioni e movimenti civili e religiosi che durante gli anni Ottanta lanciarono la “campagna contro i mercanti di morte”. Il rischio, oggi, è che questa legge sia smantellata perché il recepimento di una norma europea – che il governo vuole gestire con una delega e senza un’approfondita discussione – potrebbe comportare delle modifiche pesanti e problematiche. Pur modificata nel 2003, l’attuale legge che regola l’export miliare italiano è nata, di fatto, come una legge di iniziativa popolare, fortemente richiesta e sostenuta da un ampio movimento della società civile e dell’associazionismo laico e cattolico.
Ci preoccupa che ora la sua riscrittura non avvenga con lo stesso grado di partecipazione e trasparenza. Per questo motivo, abbiamo da mesi mobilitato l’attenzione dell’opinione pubblica.
Continueremo nel nostro sforzo di vigilanza a riguardo!
Info: www.disarmo.org/appello185

Banche Armate
La campagna di pressione sulle banche armate nasce nel dicembre 1999, su iniziativa delle riviste “Missione Oggi” dei missionari saveriani, “Nigrizia” dei missionari comboniani e “Mosaico di Pace” rivista promossa da Pax Christi, e si batte per favorire un controllo attivo dei cittadini sulle operazioni di finanziamento/appoggio delle banche al commercio delle armi e un ripensamento dei criteri di gestione dei risparmi. La campagna esercita una pressione sulle banche, monitorando in particolare la normativa italiana che regola l’esportazione di armi (legge 185/90). Secondo tale normativa, il Presidente del Consiglio è tenuto a presentare al Parlamento una relazione dettagliata sulle operazioni di vendita di armamenti italiani all’estero specificando il numero e il tipo di autorizzazioni governative, i Paesi destinatari, il contenuto, l’ammontare della fornitura e istituzioni bancarie attive in operazioni di esportazioni di sistemi d’arma. La legge 185 per alcuni anni è stata applicata con un certo rigore e ha svolto un effetto inibitorio sui mercanti d’armi nostrani.
La campagna agisce in difesa della legge 185 e chiede un controllo sulle operazioni di sostegno, da parte degli istituti finanziari all’import-export di armi. E, facilmente intuibile, le banche hanno “buoni motivi” per accettare un ruolo nel mercato delle armi: è un mercato dove sono spesso coinvolti gli Stati, dove gli operatori privati che svolgono funzioni-chiave sono “clienti importanti”, produttori e mediatori/commercianti dai conti di grossa entità. Proprio perché fungono da tramite per la compravendita – per la quale ricevono tra l’altro un adeguato “compenso di mediazione” – gli istituti bancari conoscono i destinatari e il tipo di operazioni con apposita autorizzazione dal ministero.
La Campagna di pressione sulle banche armate intende, perciò, far sentire la voce di cittadini, associazioni e istituzioni che chiedono “responsabilità etica e sociale” alle proprie banche. La campagna invita i cittadini a prendere coscienza che i soldi, anche se depositati in banca, sono propri e, quindi, possono chiedere alle banche di uscire dal mercato delle armi. Invita, inoltre, le organizzazioni, i gruppi e tutte le associate a non chiedere finanziamenti alle “banche armate”.
Info: www.banchearmate.it, oppure nelle apposite sezioni “Banche Armate” nei siti delle tre riviste promotrici.
Vizi capitali
Dove vanno i soldi che affidiamo alla banca? Per conoscere la destinazione finale dei risparmi che depositiamo in banca, 13 organizzazioni della società civile, tra cui anche “Mosaico di Pace”, hanno raccolto tutti i dati disponibili e li hanno messi in rete su www.vizicapitali.org. Qui si potranno scorrere tutti i “vizi” ai quali le nostre banche non sanno rinunciare: armamenti, opere dannose per l’ambiente e la società, paradisi fiscali, danni ai risparmiatori, privatizzazione dell’acqua e investimenti nell’energia nucleare. La campagna si propone di fare pressione sulla banche per promuovere un mondo più umano, meno inquinato e conflittuale.
Nel sito di Mosaico di pace, nella rubrica mosaiconline, si può leggere una presentazione di questa nuova campagna, a cura del suo coordinatore Roberto Cuda.

Campagna “Tesorerie Disarmate”
Nasce come “estensione” dell’idea fondante della campagna di pressione sulle banche armate, e propone un’analoga modalità di pressione verso gli enti locali. L’idea di fondo è chiedere a Comuni, Province e Regioni di inserire nei propri bandi per la definizione della Tesoreria dell’Ente specifiche clausole che escludano o penalizzino istituti ufficialmente coinvolti nel commercio di armamenti.
La campagna “Tesorerie Disarmate” è rivolta, in particolare, a quegli Enti locali che compiono azioni di sostegno della pace e chiede l’inserimento nei prossimi bandi per le gare d’appalto per le tesorerie degli Enti locali di una voce relativa al finanziamento del commercio di armi.
Info: www.disarmo.org

No F35
Questa campagna è rivolta a fermare uno dei programmi di armamento più scellerati: l’acquisto dei cacciabombardieri F-35 Joint Strike Fighter. Anche se il governo tiene bloccata dalla fine del 2009 la decisione definitiva, l’Italia a breve potrebbe perfezionare l’acquisto di oltre 130 cacciabombardieri d’attacco Joint Strike Fighter F-35: un programma che, a oggi, ci è costato già 1,5 miliardi di euro ne costerà almeno altri 15, solo per l’acquisto dei velivoli, arrivando a un impatto di 20 miliardi nei prossimi anni. Senza contare il mantenimento successivo. Il tutto per partecipare a un progetto di aereo militare “faraonico” (il più costoso della storia) di cui non si conoscono ancora i costi complessivi (cresciuti al momento almeno del 50% rispetto alle previsioni iniziali) e che ha già registrato forti critiche in altri Paesi partner (Norvegia, Paesi Bassi) e addirittura ipotesi di cancellazione di acquisti da parte della Gran Bretagna. Con i 15 miliardi che si potrebbero risparmiare cancellando l’acquisizione degli F-35 JSF si potrebbero, ad esempio, costruire duemila nuovi asili nido pubblici, mettere in sicurezza le oltre diecimila scuole pubbliche che non rispettano la legge 626 e le normative antincendio, garantire un’indennità di disoccupazione di 700 euro per sei mesi ai lavoratori parasubordinati che perdono il posto di lavoro…
Info: www.disarmo.org/nof35

Il disarmo nucleare
Per molti decenni l’umanità è vissuta sull’orlo della distruzione totale a causa del continuo proliferare degli arsenali nucleari, che da soli avrebbero potuto cancellare il mondo per numerose volte. Nonostante la fine della guerra fredda e l’evidente inutilità dell’equilibrio “del terrore”, molte sono ancora le testate di questo tipo di armi ancora a disposizione delle potenze nucleari. Con il rischio ulteriore di materiale fissile per la produzione di bombe “sporche”. Rete Italiana per il Disarmo ha lanciato la campagna internazionale ICAN, un movimento globale di base a favore del disarmo nucleare totale attraverso una Convenzione sulle Armi Nucleari, legalmente vincolante e sottoponibile a verifica. Scopo della Convenzione è mettere al bando la produzione, i test, l’utilizzo e il possesso di armi nucleari entro un determinato termine per la loro eliminazione totale.
Info: www.disarmo.org/ican - www.alittlemoreaction.org

Obiezione fiscale alle spese militari
La campagna chiede di versare il corrispettivo delle spese militari per la Difesa Popolare Nonviolenta, in attesa di riconoscimento del diritto di opzione fiscale. Le finalità della campagna, nata nel 1982, si sono concretizzate dal 1985 su quattro obiettivi:
1) riforma della legge 772/72, in modo che preveda la possibilità, per gli obiettori, di formazione e istruzione sulla Difesa Popolare Nonviolenta (D.P.N.). Obiettivo raggiunto con l’approvazione della legge 230/1998;
2) una prima istituzione statale di D.P.N., come inizio di una difesa nazionale alternativa; la prima istituzione statale di D.P.N. può essere individuata nell’Ufficio Nazionale del Servizio Civile (U.N.S.C.), nato con la legge 230/1998, alle dipendenze dirette della Presidenza del Consiglio;
3) opzione fiscale, in modo da instaurare la libertà di finanziare solo la difesa non armata.
4) la riduzione delle spese militari in favore delle spese sociali e dei servizi al cittadino.
Così pure può essere considerato parzialmente raggiunto il secondo obiettivo:
Per partecipare alla “campagna di Obiezione di Coscienza alle spese militari per la Difesa Popolare Nonviolenta” occorre versare il proprio contributo come opzione o obiezione alle spese militari in vista del riconoscimento del diritto di opzione fiscale.
Info: Centro Nazionale Campagna O.S.M. x D.P.N. c/o Lega Obiettori di Coscienza (L.O.C.) - Via M. Pichi 1 - 20143 Milano, tel/fax 02/58101226- locosm@tin.it . - www.osmdpn.it

Un futuro senza atomiche
La Campagna mira all’approvazione di una proposta di legge di iniziativa popolare che dichiari l’Italia “Zona Libera da Armi Nucleari”. A livello internazionale stanno aumentando ricerca e produzione di nuovi tipi di bombe atomiche e diverse potenze finanziano l’ammodernamento dei propri arsenali nucleari. Aumentano i Paesi che vogliono entrarne in possesso per acquistare peso sulla scena mondiale. In Italia abbiamo 90 testate atomiche (che non dovrebbero esserci!). Nel 1975 l’Italia ha ratificato il Trattato di Non Proliferazione nucleare impegnandosi (art. 2) a non produrre né ad accettare mai sul proprio territorio armi nucleari. Secondo il diritto internazionale, l’Italia le deve rifiutare. Per Alleanza (NATO), invece, le accetta. È stata lanciata una raccolta di firme per una legge d’iniziativa popolare. Affinché si dichiari l’Italia “Paese Libero da Armi Nucleari”. Diventeremo, come l’Austria, uno dei 106 Stati del mondo dove le bombe atomiche non hanno diritto di cittadinanza?
Il primo passo, con il referendum, è stato fatto ed è stato importante. Ora dobbiamo proseguire nel cammino verso un futuro senza atomiche.
La proposta di legge di iniziativa popolare è pubblicata in www.mosaicodipace.it (nella rubrica mosaiconline).
Info: www.unfuturosenzatomiche.org

Al Bando le Mine
La campagna per la messa al bando delle mine antipersona, nata in Italia nel 1993, ha permesso nel 1997 l’approvazione della legge che vieta la produzione di mine antipersona e ne proibisce l’uso, il commercio e lo stoccaggio. Nel dicembre 1997, 122 Stati hanno aderito alla Convenzione a Ottawa, in Canada (152 al dicembre 2004), con i Paesi firmatari si sono impegnano a ratificare la messa al bando delle mine. La campagna internazionale, nel 1997, ha ricevuto il Nobel per la pace. Oggi la campagna punta a sensibilizzare l’opinione pubblica sul dramma provocato dalle mine antipersona e fa pressione sul parlamento e sul Governo per ottenere una legge che ne metta al bando definitivamente la produzione, il commercio e l’uso. Il lavoro prosegue anche in vista della ratifica del Trattato di Ottawa, per un maggior impegno italiano per lo sminamento e per l’assistenza verso le vittime delle mine e, infine, per un’azione di monitoraggio sull’attuazione degli impegni presi dal nostro Paese con la normativa nazionale.
Tra i prossimi obiettivi, oltre all’eliminazione dell’impatto delle mine terrestri sulla popolazione civile, vi sono:
• favorire accordi nazionali e internazionali per la messa al bando delle mine terrestri e per la riabilitazione e reinserimento socio-economico delle vittime (mine action);
• promuovere direttamente programmi di mine action;
• verificare l’attuazione delle normative nazionali e internazionali in materia;
• favorire la ricerca di efficaci sistemi di mine action.
Info: www.campagnamine.org

Campagna per la messa al bando
delle bombe a grappolo
Le bombe a grappolo (cluster bombs) sono armi da guerra che uccidono e feriscono migliaia di civili innocenti, sia al momento del loro utilizzo che negli anni successivi, a causa della contaminazione che gli ordigni inesplosi lasciano dietro di sé. Per i loro effetti indiscriminati, una volta rimaste inesplose sul terreno, le sub-munizioni rilasciate dalle cluster bombs sono assimilabili alle mine antipersona.
La campagna italiana contro le mine persegue l’obiettivo della messa al bando di queste armi attraverso i seguenti strumenti:
1) in ambito internazionale, partecipando alla mobilitazione per la promulgazione di un Trattato Internazionale per la Messa al bando delle Cluster bombs in seno alla coalizione internazionale Cluster Munition Coalition (CMC), formata da più di 151 ONG impegnate nella difesa dei diritti umani.
2) In ambito europeo, si promuovono azioni mirate al pronunciamento del Parlamento Europeo sul controllo ed eliminazione di alcuni tipi di armamenti (cluster bomb, armi biologiche e tossiniche, bombe a grappolo)
3) In ambito nazionale, la campagna chiede l’approvazione del disegno di legge per la modifica della normativa di messa al bando le mine antipersona (374/97) affinché estenda le restrizioni previste anche alle sub-munizioni delle cluster bombs. La campagna chiede al governo italiano anche la ratifica del V Protocollo della Convenzione sull’uso delle Armi Convenzionali (CCW) che riguarda gli ordigni inesplosi e la bonifica dei siti contaminati e che vieta l’uso di armi considerate motivo di sofferenza “ingiustificabile o non necessaria”, soprattutto verso la popolazione civile. L’Italia, pur avendo aderito alla Convenzione sulle armi inumane, non ha ancora ratificato il protocollo V sugli ordigni inesplosi in quanto la legge di ratifica è rimasta bloccata, in attesa dei pareri del ministero della Difesa e del ministero delle Attività Produttive.
Dei 100 Stati che hanno ratificato la Convenzione, soltanto 23 hanno firmato il protocollo aggiuntivo.
Info: www.campagnamine.org

No Dal Molin
Da diversi anni , uomini e donne della città di Vicenza stanno lottando contro la costruzione di una nuova, immensa struttura militare statunitense. Una lotta che vede accomunate persone di diversi orientamenti politici, con culture, linguaggi e storie diverse tra loro. Questa battaglia affonda le sue radici nella difesa della terra e nel “no” alla guerra, fonte di lutti e tragedie, nella richiesta di pace. Si è costituito, a Vicenza, un movimento di cittadini, autonomo e indipendente da schieramenti politici, che riesce a coniugare la necessità della salvaguardia del proprio territorio e dei beni comuni, con il NO alla guerra e alle servitù militari. L’Assemblea Permanente dei cittadini per il NO al Dal Molin unisce comitati, associazioni e singoli cittadini.
Info: www.nodalmolin.it

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