Fratello della strada chiamato a stare in piedi
Marco 10, 49: Allora Gesù si fermò e disse: “Chiamatelo!”. E chiamarono il cieco dicendogli: “Coraggio! Alzati, ti chiama!” (Mc).
Prima ancora che la struttura dei racconti di miracoli, la storia evangelica di Bartimeo sembra avere tutte le caratteristiche del genere letterario delle chiamate (vocazioni). Gesù che si avvicina (ovvero si fa prossimo…), stabilisce una relazione con il destinatario della chiamata, rivolge l'invito, generalmente si imbatte in una difficoltà oppostagli dall'interlocutore che, infine, compie un atto di rinuncia radicale nei confronti del passato e aderisce con entusiasmo ponendosi alla sequela. È questa la scansione della chiamata dei pescatori sul lago, di Matteo al banco delle imposte, di Maria di fronte all'Angelo… Ma anche Abramo, Mosè, Geremia… rispondono donando senza riserve la propria vita, dopo aver ascoltato una chiamata particolare e aver opposto una difficoltà che viene superata con un atto di fede nella grandezza di Jahvè. Nel caso di Bartimeo lo stile della chiamata è reso ancora più esplicito dal verbo utilizzato: “Chiamatelo!”. Il prosieguo del racconto ci darà ragione di queste considerazioni perché la risposta di Bartimeo ha evidentemente tutte le tonalità tipiche del racconto di chiamata.
Una chiamata rivolta a tutti
Manca soltanto l'esplicitazione della difficoltà opposta dal vocato, ma nel nostro caso essa è talmente evidente da non richiedere nemmeno un'esplicitazione più visibile. Siamo di fronte a un “accattone” privato del bene della vista, che siede
lungo la strada, la cui dignità viene calpestata dall'indifferenza della gente… Quali difficoltà ancora cerchiamo? Semmai è il primo caso in cui la chiamata non è diretta ma richiede una intermediazione proprio perché Bartimeo non potrebbe nemmeno rispondere all'invito se non ci fosse l'aiuto di qualcun altro. Ha bisogno di qualcuno che lo aiuti ad alzarsi, a raggiungere il “Figlio di David”, a sentirne la voce oltre che la presenza. In questo senso la folla o gli accompagnatori di Gesù, che prima si erano mostrati un ostacolo per l'incontro tra Bartimeo e il Nazareno, ora diventano i primi collaboratori e i facilitatori di questa prossimità.
La pedagogia con cui Gesù accompagna i suoi gesti investe tutti, è diffusiva, libera le nostre grettezze, scardina gli steccati della logica… e arriva a trasformare forse proprio coloro che prima sgridavano Bartimeo per la sua struggente supplica in collaboratori attivi per la liberazione integrale del cieco mendicante: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”.
Ma anche qui i termini utilizzati sono quanto mai importanti. C'è innanzitutto un invito a irrobustire lo spirito prima ancora che le gambe. Si tratta di dare forza all'anima, di non accasciarsi e di intravedere possibilità nuove di superamento delle difficoltà. Infine i due verbi di resurrezione e di vocazione. Sembrerebbe quasi di poterli scambiare finalizzandoli l'uno all'altro: alzati perché ti chiama oppure: ti chiama ad alzarti! Insomma indica che il movimento ascendente della resurrezione è praticabile soltanto a coloro che accolgono la chiamata. È bellissimo pensare che resuscitiamo nel momento in cui accettiamo la sfida che ci viene rivolta da Dio a vivere pienamente e senza riserve. Quante volte il silenzio della nostra preghiera è squarciato da quella parola che non è solo consolatoria, ma dona nuova speranza, infonde fiducia, riabilita alla vita.
Quel che vuol dire coraggio
A noi succede di prostrarci davanti all'Altissimo dopo aver dato fondo a tutte le altre nostre risorse intellettive nella speranza di trovare una via d'uscita alla situazione incerta, drammatica, pericolosa, condannata alla sconfitta… e ascoltiamo quella voce, dolce e autorevole, sussurrarci: “Coraggio!” Come vorremmo sussurrare la stessa speranza a tutti coloro che si sentono confitti sulla croce della malattia: “Coraggio! Alzati, ti chiama!” o a quelli delusi dalla vita: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”; a coloro che masticano il pane amaro del tradimento: “Coraggio! Alzati, ti chiama!” o a chi vede franare i sogni in cui ha investito senza rispiamarsi alcun sacrificio: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”. Cristo è sempre il volto di un Dio disposto all'incontro, allo sguardo amorevole che perdona, infonde calore, racconta la vita, riversa energia, contagia di futuro…
Caro Bartimeo, fratello e maestro nostro, tu che conosci bene che sapore ha la polvere della sconfitta di chi è lasciato indietro, aiutaci a liberarci dalla tentazione strisciante di questa mentalità vincente a cui pare difficile sottrarsi. In questo momento le nostre società, radicate nel credo della concorrenza e adoranti davanti agli dei della competizione, generano pietre di scarto che vengono lasciate sul lastrico della vita senza scampo.
Affollano gli studi degli psicoterapeuti e vagano, con lo sguardo perso nel vuoto, lungo le stesse vie in cui altri passi frettolosi inseguono il prossimo appuntamento d'affari. Ai primi ripeti le parole di incoraggiamento che hai ascoltato dal maestro di Nazareth e nei secondi insinua il dubbio di una vita migliore, che non conosca solo le coordinate dell'andamento della borsa. Mi piace immaginarti come un cantastorie che, fermo al centro di una piazzetta di paese, racconta di lacrime amare in occhi spenti e di un pianto di gioia inatteso per sguardi nuovi pieni di luce.
Come sarebbe bello se la prima pagina del giornale di domani rinunciasse ad amareggiarci il mattino con l'ennesima strage della follia e ti dedicasse quattro colonne e caratteri cubitali per raccontare il miracolo della vita, quella vera! Come mi piacerebbe vedere il tuo volto affacciarsi dalle televisioni che propongono il veleno quotidiano delle pubblicità luccicanti per dire l'inautenticità di una vita che insegue profumi sintetici, gare di velocità, fast food e amori a pagamento! Quanto renderebbe all'umanità l'incontro del tuo sguardo nuovo di zecca con quello liftato di chi insegue il potere a ogni costo! Ma ti saprebbero ascoltare? E noi saremmo ancora in grado di decifrare la tua proposta, la tua supplica, il tuo percorso verso una liberazione integrale? Sì, Bartimeo, forse è il caso che tu continui a parlare a coloro che, come te, siedono lungo la via.
Per ciascuno di loro sarai anche tu eco di quelle parole: “Coraggio! Alzati, ti chiama!”. Ora che puoi vederli, non ti accorgi di quelli che subiscono le guerre senza averle scelte? Anch'essi sembrano rassegnati alla condanna che li vuole inchiodati alla miseria della violenza. Prima ancora che qualcuno che li rialzi rompendo la spirale di morte, attendono chi dica loro: “Coraggio!”. Allora ripetiglielo alle sorelle e ai fratelli della tua terra di Palestina schiacciati in questa morsa disperante di violenze e vendette, insegnalo a chi stenta ancora a credere che la pace è chiamata che viene dall'alto, vocazione sulle labbra di Dio, spirito donato dall'Altissimo che passa per le strade degli uomini e delle donne di oggi come ieri.
Contagiaci di quel coraggio che ti diede la spinta a rialzarti perché anche noi abbandoniamo il letargo delle coscienze e respiriamo un vento di solidarietà che faccia nuovi i nostri mattini.
Bartimeo, fratello della strada, cieco ma attento all'ascolto di colui che ti chiama, rendi il nostro orecchio meno sordo alla vita vera, alla Parola che incalza, al sussurro del vento leggero. Il frastuono non ci sovrasti, il clamore non ci anneghi nel suo vortice, il rumore non zittisca il sale delle parole e saremo finalmente felici come te, con te, di rialzarci dalla nostra polvere di strada.