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Imprese: beneficenza o diritti?
a cura di Rosa Siciliano

Nuovi strumenti per rispettare diritti e ambiente o maschera sociale dietro cui nascondere una sempre maggiore corsa al profitto? C’è un bel dire che la responsabilità sociale di impresa, i codici di condotta e i marchi di qualità sono strumenti efficaci perché le imprese rispettino i diritti dei lavoratori e tutelino sicurezza delle persone…
Eppure in Cina, in Romania, in Vietnam si continuano a violare anche i più elementari diritti delle lavoratrici e dei lavoratori – spesso, peraltro, bambini sottratti violentemente ai giochi d’infanzia, per il nostro divertimento (e il profitto). Abbiamo voluto metterci il naso. Abbiamo voluto capire di più e proseguire la riflessione sulle connessioni esistenti tra etica ed economia, tra mercato e diritti.
Che il mercato globalizzato ponga al centro il profitto è realtà evidente; che sia necessaria una tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori/trici – incolumità fisica, salubrità dell’ambiente, sicurezza, orari di lavoro… – è conquista e valore indiscusso.
Ma in che modo garantire oggi i diritti umani tra i flussi commerciali e produttivi che viaggiano a velocità smisurata? Con quali mezzi garantire il rispetto delle regole nelle imprese, anche laddove esse siano allocate in Stati che non prevedono la medesima tutela? Ci siamo addentrati nei meandri di uno dei dibattiti più fiorenti oggi, sia per il proliferarsi di nuove norme giuridiche, sia per una accresciuta sensibilità dell’opinione pubblica sulla difesa dei più deboli e sulla promozione dei diritti umani. L’Onu ha voluto farsi carico del problema e ha emanato una apposita normativa per le imprese in relazione ai diritti umani, per garantire – a prescindere dalle singole legislazioni statuali – i diritti dei lavoratori, la non discriminazione sul posto di lavoro, la protezione dei consumatori, i diritti delle popolazioni indigene.
Una legislazione importante, che punta all’uguaglianza e alla dignità di ogni persona e che si affianca al dibattito sulle SA8000 e sulla certificazione etica. Ma dietro tutti gli strumenti di responsabilità sociale si annida il pericolo che siano solo mezzi di ricostruzione dell’immagine aziendale.
“Meno beneficenza più diritti” è lo slogan della Campagna promossa da Manitese e che ben sintetizza il timore che dietro questo nuovo quadro di regole si celi una pericolosa operazione di “greenwashing”. Una grandiosa operazione di marketing. Per produrre di più. Per vendere. E perché i consumatori possano tacere e lasciare indisturbate le tasche dei grandi imprenditori. E noi, invece, vogliamo partire proprio dai consum-attori, come è solito definirli efficacemente Francesco Gesualdi del Centro Nuovo Modello di Sviluppo.
E se auspichiamo, da un lato, il rispetto delle regole per tutti, speriamo nel contempo che il potere dei consumatori divenga sempre più consapevole, collettivo ed efficace sul piano politico, finanziario ed economico.

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