15 MAGGIO

L'obiezione ai tempi della guerra

L'annuale giornata internazionale dell'obiezione di coscienza trova ancora molti Paesi contrari al diritto di obiettare.
Diego Cipriani

Il 21 aprile scorso il tribunale di Colonia ha accolto il ricorso di Christian Pohlmann, un ragazzo di 21 anni che contestava la cartolina precetto per il servizio di leva, che in Germania è ancora obbligatorio. La Corte ha sostanzialmente dichiarato incompatibile con la Costituzione il sistema di reclutamento militare che dal luglio dell'anno scorso ha introdotto nuove regole. Esultano i Grünen che da tempo sostengono l'abolizione della leva obbligatoria, al pari di gran parte dell'Europa. L'episodio è solo un pretesto per riaccendere in Germania il dibattito sull'abolizione della leva che trova un forte ostacolo… da parte degli obiettori, o meglio degli enti (quasi tutti pubblici) che impiegano migliaia di obiettori e che entrerebbero in crisi se venisse meno il loro apporto.
Ovviamente, al dibattito partecipano anche coloro che ritengono che l'abolizione della leva “risolverebbe” il problema dell'obiezione di coscienza che evidentemente costituisce ancora un problema per molti. In realtà, come dimostrano anche le vicende di quei paesi in cui il servizio militare è volontario, la “coscienza dell'obiezione”, per dirla con Tonino Bello, non resta narcotizzata da una legge che abolisca la leva. Per esempio… Il sergente Camilo Mejia, 28 anni, della Guardia Nazionale degli Stati Uniti, è attualmente detenuto al Fort Stewart, in Georgia, con l'accusa di diserzione. Mejia ha combattuto in Iraq, con un'unità che ha attraversato il paese subito dopo l'invasione e per cinque mesi ha operato nel cosiddetto “triangolo sannita”. Lì era in prima fila, ha ucciso gente, ha catturato prigionieri e collaborato a torture. Rientrato in patria per un periodo di riposo, ha cambiato idea sulla guerra ed è diventato obiettore di coscienza. Lo ha dichiarato dopo un periodo di fuga e ora attende il verdetto che può prevedere una pena fino a un anno in prigione.
Il caso di Mejia non è isolato: dall'inizio della guerra in Iraq, sono decine i soldati che hanno obiettato anche a questa “sporca guerra”, così come erano stati in centinaia nel 1991, in occasione della prima guerra del Golfo. Non solo nelle Forze Armate degli Stati Uniti. Purtroppo, queste notizie vengono tenute sotto stretto riserbo da parte dei ministeri della difesa e vengono diffuse solo dalla stampa “alternativa” o dalle associazioni pacifiste e antimilitariste.
Forse non saranno obiettori, anche se il loro gesto è stato presentato come atto di disobbedienza e rischiano comunque una pena compresa tra i sei mesi e i tre anni di carcere, i quattro elicotteristi dell'esercito italiano che, stando alle notizie apparse sui giornali agli inizi di marzo, sono stati accusati di ammutinamento per essersi rifiutati di partecipare alla missione “Antica Babilonia” per la scarsa sicurezza in cui avrebbero dovuto operare.
Nei mesi scorsi si è conquistata la prima pagina dei giornali di tutto il mondo la lettera che 27 piloti riservisti israeliani hanno firmato dichiarando di rifiutarsi di prendere parte ad attacchi aerei contro la popolazione palestinese dei Territori. Quella di Israele (sulla quale più volte Mosaico di pace è ritornata,

15 maggio
Come ogni anno, la War Resisters' International anima le celebrazioni del 15 maggio in tutto il mondo.
Nel 2002 organizzò un'azione diretta nonviolenta alla sede della NATO a Bruxelles a sostegno dei movimenti degli obiettori nei Balcani. L’anno scorso è toccato alle manifestazioni a Tel Aviv, in Israele.
Quest’anno la scelta è caduta sull’America Latina e sul Cile in particolare.
Anche lì… ci sono obiettori di coscienza.
ndr) è una situazione “incandescente” per quanto attiene a tutto ciò che si muove intorno al “no” al conflitto israeliano-palestinese, soprattutto a ridosso delle Forze Armate con la stella di David che contano già oltre 1.300 soldati che hanno obiettato. Clamoroso, inoltre, il caso di cinque obiettori israeliani che una sentenza di qualche settimana fa ha condannato a un altro anno di prigione, oltre ai circa 500 giorni di carcere che ognuno di loro ha già scontato. Sempre in Israele, si attende la decisione finale sul caso dell'obiettore Jonathan Ben-Artzi che è stato “scaricato” dall'esercito non perché sia stato riconosciuto il suo caso di coscienza, ma perché ritenuto inadatto all'ambiente militare, e comunque punibile per il suo atteggiamento.
Infine, la Grecia, “pecora nera” dell'Unione Europea in tema di obiezione di coscienza. Con una sentenza storica, lo scorso 19 febbraio, la Corte marziale di Salonicco ha stabilito la propria incompetenza a giudicare il caso dell'obiettore Lazaros Petromelidis che adesso dovrà dunque essere giudicato da un tribunale civile. Una decisione attesa da 18 anni e che tuttavia non solleva la Grecia dalle responsabilità cui è richiamata da anni dal Parlamento Europeo e dal Consiglio d'Europa perché il servizio civile non rivesta quel carattere punitivo che attualmente ha (maggior durata, lontananza dalla residenza, paga da fame, ecc.).

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