Perù, la verità per non dimenticare
Sono già passati sette mesi dalla presentazione del rapporto finale della Commissione della Verità e Riconciliazione (in seguito CVR) sui 20 anni di violazioni dei diritti umani in Perù. Il documento rivolge accuse alla guerriglia maonista “Sendero Luminoso”, il movimento guerrigliero “Tupac Amaru” MRTA, l'esercito governativo, ma indica anche la responsabilità politica degli ex Presidenti Fernando Belaúnde (1980-1985) e Alan García (1985-1990) e la responsabilitá penale di Alberto Fujimori (1990-2000), profugo in Giappone.
Un'analisi di violenze che, nel Paese andino, stima ben 69.280 morti o desaparecidos, vittime del terrorismo politico e della repressione statale. Molte delle atrocità commesse andrebbero attribuite alla guerriglia. Le forze di sicurezza dello Stato sarebbero però responsabili della sparizione di almeno settemila persone. Enormi anche le perdite economiche provocate dai due decenni di guerra interna, stimate in circa 25 milioni di dollari.
Una guerra contro il popolo
La commissione – composta da 12 membri e presieduta da Salomón Lerner Febres (preside della Pontificia Università Católica di Lima) e integrata, tra gli altri, da padre Gastón Garatea e dal pastore evangelico Humberto Lay Sun, oltre che da mons. Luis Bambarén Gastelumendi, vescovo di Chimbote, in qualità di osservatore, – ha raccolto le testimonianze di diciassettemila persone durante ventidue mesi di indagine e si é avvalsa della collaborazione di una squadra di investigatori.
Rispetto alle dimensioni del conflitto interno, le stime delle vittime indicate dalla CVR superano tre volte la cifra che finora si presumeva. Quest'orribile saldo é maggiore delle stime indipendenti di trentamila morti e desaparecidos della dittatura militare in Argentina (1976-1983) e risulta essere il secondo più grave dell'America Latina dopo le duecentomila vittime (in maggioranza maya) della repressione della guerra civile in Guatemala (1960 1996). La maggioranza delle vittime viveva nelle zone rurali (79%), tre su quattro parlavano quechua, il 68% aveva conseguito un'educazione primaria. Inoltre la CVR ha constatato che nel dipartimento andino sud-occidentale di Ayacucho, dove si iniziò la guerra, si é concentrato il 40% dei morti e desaparecidos, proporzione che sale all'85% se si sommano i casi registrati a Huanuco, San Martin, Huancavelica e Apurimac, nel sud.
Il rapporto finale CVR è molto critico nei confronti del governo Fujimori: il golpe di Stato del 1992 ha rappresentato un “collasso dello Stato di diritto”. Appare sulla scena, in questo periodo, lo squadrone della morte, conosciuto come gruppo Colina, vincolato all'ex capo dei servizi segreti di Fujimori, Vladimiro Montesinos,
sotto processo per decine di imputazioni.
Rispetto alle azioni delle Forze Armate – accusate del 31% di morti, la CVR conclude che “nel primo periodo si applicò la strategia della repressione indiscriminata contro la popolazione civile, sospettata di appartenere a Sendero Luminoso”. In una seconda tappa “questa strategia diventa più selettiva, continuando a violare i diritti umani”. In alcuni momenti del conflitto, secondo la CVR, non si é trattato solo di eccessi individuali, bensì di “pratiche generalizzate e/o sistematica violazione dei diritti umani”. Sarà il potere giudiziario a incaricarsi di stabilire il grado di responsabilità penale degli ufficiali coinvolti che hanno diretto la strategia antiguerriglia nelle varie zone di emergenza – afferma la Commissione della Verità.
Responsabilità della Chiesa
Anche la Chiesa cattolica è stata oggetto dell'analisi della Commissione della Verità CVR. Secondo il rapporto finale della CVR “la difesa dei diritti umani da parte dell'Arcivescovo di Ayacucho (attualmente cardinale di Lima, mons. Luis Cipriani) non è stata ferma e decisa durante la maggior parte del conflitto armato”. Il documento segnala che l'attuale esponente latinoamericano dell'Opus Dei “durante la maggior parte del conflitto armato ha ostacolato il lavoro delle organizzazioni ecclesiali impegnate nella difesa dei diritti umani, fino al punto da negare la violazione dei diritti umani in corso”.
Va però detto che il rapporto finale della CVR riconosce nella Chiesa cattolica un'istituzione che ha talora espresso il suo rifiuto della violenza terrorista, come, per esempio, nel caso delle attività della Commissione Episcopale per l'Azione Sociale, CEAS (www.ceas.org.pe).
In questo senso, la CVR rende omaggio a sacerdoti, religiose, fedeli cattolici ed evangelici che hanno pagato con la propria vita la difesa dei diritti umani. Tuttavia si deplora l'irresponsabilità di alcune autorità ecclesiastiche di Ayacucho, Huancavelica e Apurimac per non aver profuso il proprio impegno pastorale in favore della pace e della giustizia. Il direttore esecutivo del Coordinamento Nazionale dei Diritti Umani CNDDHH Francisco Soberon, commenta: “Coloro che hanno seguito la congiuntura nazionale, fin dagli anni ‘80, hanno osservato come Cipriani ha volto le spalle ai familiari dei desaparecidos e a tutti coloro che hanno sofferto le violazioni dei diritti umani in Ayacucho”.
L'angolo della morte
Paradossalmente il rapporto finale della Commissione CVR viene presentato alla cittadinanza il 29 agosto ad Ayacucho mentre lo Stato ha decretato lo stato d'emergenza per evitare disordini. Ayacucho, l'angolo della morte in quechua (per le mattanze durante l'epoca dei conquistadores spagnoli), teatro di crimini e violazioni orrende, diventa lo scenario della debolezza democratica dello Stato.
Alla luce della pubblicazione del rapporto della Commissione della Verità e della Riconciliazione e di un panorama sociale in fibrillazione – marce, scioperi, blocchi stradali contro una politica economica essenzialmente recessiva, ma fondamentalmente contro uno stile di governo poco in sintonia con i sentimenti quotidiani della popolazione – la nostalgia autoritaria fa capolino in molti settori conservatori.
La fragilità della “democrazia” toledista viene spesso confrontata con la stabilità della “dittatura” fujimorista. Il rapporto finale della Commissione CVR ha acceso un vespaio di dichiarazioni contrastanti, evidenziando una profonda rottura tra la società civile e i poteri forti che da vari mesi portano avanti una Campagna di dura opposizione e discredito contro la Commissione CVR.
Padre Gustavo Gutierrez, fondatore della Teologia della Liberazione, evidenzia la preparazione e la professionalità dei membri della Commissione: “Sono personalità riconosciute per il loro spessore morale e intellettuale non solo in Perù, e, quando parlano di atrocità, si riferiscono a cose accadute realmente che non si possono più occultare”. Il religioso dominicano afferma che l'obiettivo ideale per una soluzione profonda va ricercato nel perdono, però “è chiaro che la società deve raggiungere la giustizia anche attraverso le sanzioni; (...) sono comprensibili i nervosismi ma bisogna evitare relazioni e collaborazioni delle istituzioni con coloro che violarono la legge e i diritti umani”. Anche la Conferenza Episcopale Peruviana ha espresso ufficialmente il proprio sostegno al lavoro della Commissione della Verità, manifestando il desiderio che il rapporto finale contribuisca “a stabilire la verità di fatti dolorosi al fine di purificare la memoria collettiva della storia passata”.
Sulla stessa linea d'onda è il presidente di Aprodeh – Asociación Pro Derechos Humanos (storica ONG che ha promosso il Coordinamento Nazionale dei Diritti Umani – www.aprodeh.org.pe), Miguel Jugo: “Crediamo si debba dare continuità alle parole del presidente Toledo per lavorare in favore della giustizia, della riparazione e del rafforzamento dei diritti umani (...)”.
A livello internazionale, Human Rights Watch (http://www.hrw.org) di New York, WOLA – Ufficio di Washington per questioni Latinoamericane (http://www.wola.org), Amnesty International di Londra (http://www.amnesty.org) e la Federazione Internazionale Diritti Umani FIDH (http://www.fidh.org) di Parigi hanno espresso il loro appoggio alla Commissione della Verità. In particolare WOLA – Ufficio di Washington per questioni latinoamericane ha qualificato come un “grande avanzamento” la consegna del rapporto finale della CVR: “Il governo USA deve riconoscere lo sforzo del governo peruviano nella ricerca della verità durante il periodo della violenza politica e deve dargli il suo appoggio politico e simbolico”, enfatizza Kimberly Stanton, direttrice di WOLA.
Lotta per la giustizia
Di fronte a una campagna diffamatoria orchestrata da poteri occulti, con l'appoggio di politici e mass-media che tentano di bloccare il processo democratico del Perù, la società civile e i movimenti popolari del Paese andino si stanno mobilitando per costruire un nuovo patto sociale fondato sulla giustizia e sulla riconciliazione.
In prima linea si sono attivate varie organizzazioni (tra cui il Coordinamento Nazionale dei Diritti Umani Cnddhh, l'Associazione Peruviana Pro Diritti Umani Aprodeh, il Centro ecclesiale “Bartolomeo de las Casas”, la Rete Giubileo 2000, la Conferenza dei Religiosi del Perù) per la difesa dei diritti umani calpestati durante un ventennio di violenza politica fomentato dalla guerriglia Sendero Luminoso, ma anche dalla polizia e dall'esercito governativo. Il 20 agosto scorso sono state presentate al presidente del Perù Alejandro Toledo ventiduemila firme raccolte dal movimento cittadino “Para que no se repita” (“Affinché non si ripeta”) in appoggio alla Commissione della Verità. Una mobilitazione che non si limita solo al Perù.
Note
Giornalista e operatore di reti internazionali, fondatore dell'Osservatorio Indipendente sulla regione Andina SELVAS, http://www.selvas.orgI nove volumi del rapporto possono essere visionati sul sito:
http://www.cverdad.org.pe