DONNE

Quella violenza senza fine

Dalle famiglie agli Stati, la violenza sulle donne è un'autentica emergenza mondiale. Causata dalla discriminazione e favorita dall'impunità.
E. Bernacchi, S. Giurgola, D. Stasi

Il corpo senza vita di Lilia Alejandra Garcia, una ragazza di soli 17 anni, fu ritrovato il 21 febbraio 2001, riverso in un campo nella periferia di Ciudad Juarez, Messico. Il corpo presentava segni di violenza fisica e sessuale. Sei giorni prima del ritrovamento, la madre aveva denunciato la sua scomparsa ma le autorità non avevano avviato alcuna procedura d'indagine.
La storia di Lilia non è isolata: da più di dieci anni giovani donne spariscono e vengono uccise nella Regione di Ciudad Juarez e Chihuahua, nel Messico settentrionale. Le indagini di Amnesty International hanno accertato che sono state assassinate più di 300 donne, molte delle quali sono state sequestrate, tenute in prigionia per diversi giorni e sottoposte a umiliazioni e torture prima di essere uccise. La maggior parte delle vittime erano operaie, cameriere, studentesse. Donne vulnerabili, spesso emigrate in cerca di lavoro. Gli abusi, i sequestri e gli omicidi si sono perpetuati nella totale indifferenza delle autorità, che si sono dimostrate assolutamente inadempienti nell'intraprendere le azioni adeguate per prevenire, indagare e punire i responsabili delle violenze. Per la maggior parte dei casi ancora non è stata fatta giustizia.
Il caso delle donne di Ciudad Juarez è uno dei casi più terribili di violenza contro le donne, un fenomeno che, se pure in forme e contesti diversi, colpisce milioni di donne e ragazze in tutto il mondo.
La violenza sulle donne è da sempre la violazione dei diritti umani più diffusa, la più pervasiva e strisciante. A dieci anni dalla conferenza di Pechino, nonostante l'enorme mobilitazione di moltissime organizzazioni di donne in tutto il mondo e i progressi legislativi ottenuti, la violenza contro le donne continua ad attraversare ogni società e ogni cultura coinvolgendo donne di ogni classe sociale, etnia, religione ed età.
Secondo uno studio basato su 50 ricerche svolte in tutto il mondo, almeno una donna su tre nella vita ha subito gravi forme di violenza, spesso da parte di un familiare o di un conoscente. Il Consiglio d'Europa ha dichiarato che la violenza domestica è la principale causa di morte e invalidità per le donne di età compresa tra 16 e 44 anni, con un'incidenza maggiore di quella provocata dal cancro o dagli incidenti automobilistici. Secondo uno studio di Amartya Sen, Premio Nobel per l'Economia 1998, in tutto il mondo oggi “mancano all'appello” più di 60 milioni di donne a causa degli aborti e infanticidi selettivi, mentre secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità almeno il 70% delle donne vittime di omicidio sono uccise dal partner.
La violenza sulle donne può assumere molteplici forme e avvenire in diversi contesti.

All'interno della famiglia
La violenza più diffusa, e forse la più sottovalutata, è quella all'interno della famiglia. Essa si manifesta in varie forme: abusi fisici e psicologici, atti di violenza o tortura, stupro coniugale, matrimoni forzati, delitti d'onore.
Negli Stati Uniti il governo stima che nel 2001 si sono verificati circa 700.000 casi di violenza domestica. In Gran Bretagna i servizi di pronto soccorso ricevono in media una chiamata al minuto per violenze sulle donne in ambito domestico. In India lo stesso governo ha stimato nel 1998 che più di 6.000 donne sono state uccise per questioni legate all'istituto della dote. In Pakistan, nel 1999, più di 1.000 donne sono state vittime di delitti d'onore. Sempre nel 1999 il governo russo ha stimato che 14.000 donne erano state uccise dal partner o da familiari.
Questo tipo di violenza è ampiamente sottostimato in quanto sono poche le donne che trovano il coraggio di denunciare i propri partner o familiari violenti sia per vergogna che per mancanza di mezzi economici. Inoltre solo per una percentuale scarsa dei casi denunciati si aprono procedimenti giudiziari e solo in casi ancora più limitati i processi si chiudono con una condanna dei colpevoli, mentre sono ancora 79 i Paesi che non hanno una legge sulla violenza domestica.
La violenza all'interno della famiglia comprende poi pratiche nocive inflitte alle donne per motivi di tradizione, come nel caso delle mutilazioni genitali femminili alle quali si stima che siano state sottoposte 135 milioni di donne nel mondo e che ogni anno nel mondo circa 2 milioni di bambine e ragazze rischiano di subire.
Anche le lavoratrici domestiche possono essere vittime di violenze all'interno della famiglia, costrette a subire maltrattamenti fisici e abusi sessuali e in alcuni casi segregate e ridotte in schiavitù dai loro padroni.

Dentro la comunità
In molti casi è la comunità di appartenenza a tollerare o favorire la violenza sulle donne, oppure gli abusi sono commessi in nome della cultura o della tradizione. Ne sono esempi, oltre che le mutilazioni genitali femminili, i delitti d'onore, le morti legate all'istituto della dote e tutti gli abusi subiti dalle donne che hanno trasgredito rigidi codici di comportamento imposti da leggi e consuetudini discriminatorie.
Tuttavia organizzazioni di donne in tutto il mondo hanno alzato la loro voce per affermare con forza che la cultura e la tradizione non possono costituire una giustificazione per la violenza nei loro confronti ed è grazie al loro impegno e determinazione che durante la Conferenza ONU di Vienna del 1993 è stata approvata una Dichiarazione che sancisce che i diritti della donna sono “una parte inalienabile, integrale e indivisibile dei diritti umani universali” e che “nessuna motivazione di carattere culturale, religioso o collegata alla tradizione può essere invocata per giustificare la violenza contro le donne”.
Un'altra tra le peggiori forme di violazione dei diritti umani delle donne è rappresentata dalla tratta a scopo di prostituzione o lavoro forzato. In Europa sono 500.000 le donne vittime di tratta, mentre negli Stati Uniti ogni anno vengono vendute tra 45.000 e 50.000 donne e bambine.
La situazione delle vittime di tratta configura in molti casi una forma moderna di schiavitù e le donne vittime di tratta subiscono spesso maltrattamenti che equivalgono a tortura.
Le violazioni possono includere l'uso della violenza fisica, lo stupro, le minacce psicologiche, la reclusione, il sequestro del passaporto e del denaro. Le donne subiscono, quindi, violazioni del diritto all'integrità fisica e mentale, alla libertà di movimento, alla salute e ai diritti riproduttivi.

Gli Stati e la violenza
La violenza per motivi di genere può essere perpetrata o consentita anche dallo Stato attraverso gli stupri commessi da forze governative nei conflitti armati, le sterilizzazioni forzate, la tortura e le violenze in stato di custodia inflitte dai poliziotti e gli abusi subiti dalle donne rifugiate per mano di agenti dello Stato.
In situazioni di guerra e di conflitto interni le donne non soffrono soltanto a causa degli attacchi indiscriminati da parte delle forze armate militari o paramilitari. Lo stupro diviene spesso un'arma di guerra, uno strumento di genocidio, un mezzo utilizzato per annientare le comunità.
Durante la guerra di Bosnia si stima che siano state violentate 20.000 donne; durante la guerra civile in Sierra Leone quasi tutte le migliaia di donne e bambine sequestrate dalle forze ribelli nel corso di quel conflitto furono stuprate e costrette a prostituirsi. La causa principale della violenza sulle donne è la discriminazione che impedisce alle donne di godere dei propri diritti in modo paritario rispetto agli uomini. La violenza è radicata nella discriminazione e al tempo stesso costituisce uno dei principali meccanismi che costringe le donne a rimanere in una situazione di inferiorità.
Spesso povertà ed emarginazione aumentano la possibilità di una donna di subire violenza. È infatti estremamente difficile per le donne che vivono sotto la soglia di povertà riuscire a sfuggire a situazioni di abuso, ricercare protezione e giustizia.
Sempre di più la violenza sulle donne è usata inoltre come strumento di repressione in situazioni di conflitto. Stupri, mutilazioni e omicidi di donne e ragazze sono diventati a tutti gli effetti armi di guerra.
La violenza contro le donne trova poi radici anche nel controllo della sessualità femminile. Ciò molto spesso avviene in quanto le donne sono considerate portatrici dell'onore della famiglia e della comunità secondo un concetto di onore che è strettamente legato a ben precisi codici di comportamento sessuale che la donna non può trasgredire senza temere per la propria incolumità e per la stessa vita.
Se la discriminazione è la causa della violenza, l'impunità è la ragione per cui la violenza si protrae. Gli Stati hanno il dovere di esercitare la responsabilità dovuta per prevenire, indagare e perseguire gli atti di violenza contro le donne, sia che tali atti siano perpetrati da attori statali che da soggetti privati.
Gli Stati hanno il dovere di perseguire e punire i responsabili degli abusi e delle violenze.

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