Anche da Londra un'altra Europa è possibile
È inutile fare confronti: il Social Forum è sempre un evento forte, partecipato e vario. Una varietà che sfuma dalla partecipazione tradizionale dei partiti di estrema sinistra e delle organizzazioni dei lavoratori, al mondo ormai sconfinato delle organizzazioni non governative, del commercio equo e solidale (Trade Fair) e della cooperazione. Altrettanto vasta la rappresentazione delle Campagne e delle attività dal disarmo ai boicottaggi, dall'ambientalismo in tutte le sue espressioni alla protesta radicale al sistema. I settecenteschi ambienti dell'Alexandra Palace di Londra forse non avevano mai ospitato prima d'ora una quantità tanto colorata e varia di ospiti. Per capirlo basta girare tra i banchi espositivi carichi di
pieghevoli, distintivi, dossier, libri, striscioni e poster… Bentrand Russel Peace Foundation; The peace cycle to Jerusalem; Hands off Cuba; Immigrants Advisory Service; Fraction Trotskyst; L'ecole emancipe; Not in my name not with my taxes; United Trasnational Republics…
E così è avvenuto anche per le decine di assemblee plenarie, seminari e workshop. La ripetizione annuale del Social Forum rischia di aprire a qualche aspetto piuttosto rituale… ed è un rischio dal quale vale la pena preservarsi. Gli slogan possono andar bene in un corteo di protesta dove la comunicazione è immediata e deve giungere a tutti, ma le tavole rotonde non possono finire per somigliare troppo a certi salotti televisivi in cui la frase a effetto prende più spazio ed efficacia dell'argomentare sulle proprie posizioni. Purtroppo questa edizione del Social Forum ha mostrato qualche segno di stanchezza proprio nell'esposizione durante le assemblee plenarie anche se non sono mancati momenti alti e forti come quello in cui un ufficiale dell'aviazione israeliana obiettore alle operazione ai danni delle popolazioni civili palestinesi, ha spiegato le ragioni del suo no e quello in cui un telefonino ha amplificato la voce di Morderai Vanunu, lo scienziato appena uscito da galera per essersi rifiutato di lavorare alla creazione dell'atomica israeliana. Il succo del Social Forum londinese si è avuto nella manifestazione dell'ultimo giorno che ha inondato Trafalgar Square e le strade del centro della capitale di più di centomila manifestanti e nei seminari che hanno toccato temi specifici andando al cuore dei problemi. Pax Christi, insieme ai missionari, a Noi siamo Chiesa e agli evangelici di Agape, ha proseguito il lavoro di riflessione sull'apporto delle grandi tradizioni religiose alla costruzione di una nuova Europa fondata sulla pace e sulla giustizia nei rapporti con gli altri popoli. Tariq Ramadan, Juan Josè Tamayo e Pat Gaffney hanno tracciato le linee guida per un dialogo senza pregiudizi e per un lavoro comune che – secondo i loro stessi auspici – possa approdare alla formulazione di una Teologia della Liberazione islamo-cristiana. Inshallah!