ISRAELE-PALESTINA

I volti della pace impossibile

Solidarietà con i più deboli. Riviste di informazione critica. Obiezione di coscienza. Azioni simboliche. Un mondo variegato e vitale si muove nella società civile israeliana. E comincia a far contare la sua voglia di pace.
Giulia Ceccuti

Grassroots crescono in Israele
Alhaq:
PO Box 1413
Ramallah, West Bank
Tel. +972-2-295.4646/9
Fax: +972-2-295.4903
http://www.alhaq.org

ADDAMEER (Prisoners Support and Human Rights Association):
P.O.Box 17338, Jerusalem / Ramallah Office: Al-Isra' Bldg., 7th floor, Al-Irsal St.
Tel: +972-2-2960446 Fax: +972-2-2960447
E-mail: addameer@planet.edu
http://www.addameer.org

Gaza community Mental Health Program:
Gaza (Palestine)
P.O. Box 1049
Tel: + 972-7-2865949
Fax: + 972-7-2824072
http://www.gcmhp.net

New profile:
E-mail: info@newprofile.org
voice-box: +972-3-5160119
http://www.newprofile.org

Hand in hand:
PO Box 52141
Jerusalem (ISRAEL)
Tel: 972-2-648-1447
Fax: 972-2-648-1449
E-mail: info@handinhand.org.li
http://www.handinhand12.org

Bat Shalom:
P.O. Box 8083, Jerusalem 91080 (Israel)
phone: +972-2-563-1477
fax: +972-2-561-7983
E-mail: info@batshalom.org
http://www.batshalom.org

Megiddo, Nazareth and the Valleys:
P.O. Box 2740, Afula 18126 Israel
phone +972-4-640-7011
fax +972-4-652-2540
E-mail: batshalomtzafon@hotmail.com
http://www.palestine-net.com

B’tselem:
8 HaTa'asiya St. (4th Floor),
Jerusalem (Israel)
Mailing address: P.O. Box 53132, Jerusalem 91531, Israel
Tel: 972-2-6735599, Fax: 972-2-6749111
E-Mail: mail@btselem.org
http://www.btselem.org

Yesh Gvul:
PO Box 6953, Jerusalem 91068, ISRAEL
Tel: + 972 2 6250271
Fax: + 972 2 6434171
E-mail: info@yesh-gvul.org
http://www.yesh-gvul.org

The Israeli Committee against House Demolitions:
PO Box 2030
Jerusalem 91020
Tel. 972 2 624 5560
Fax: 972 2 622 1530
E-mail: info@icahd.org
http://www.icahd.org

Windows, Channels for Communication:
35, Trumpeldor St. Tel-Aviv, Israel
P.O.Box 56096, Tel-Aviv 61560
Tel: (972) 3-6208324 Fax: (972) 3-6292570
E-mail: winpeace@win-peace.org
http://www.win-peace.org

The International Palestinian Youth League (IPYL):
Jaffa Street- Isra’a Bldg. 5th floor
P.O.Box 618, Hebron, West Bank
Palestine
Tel: +972-2-2229131
Fax: +972-2-2215586
E-mail: info@ipyl.net
http://www.ipyl.net

PalestineRemembered:
P.O. Box 97
Mount Prospect, IL 60056
U.S.A.
E-mail: info@PalestineRemembered.com
http://www.palestineremembered.com

Women’s Peace Palestine:
E-mail: iwps@palnet.com
in Hares: tel. (0972)-(0)9-2516644
http://www.womenspeacepalestine.org

Coalition Of Women For Peace:
E-mail: mail@coalitionofwomen4peace.org
http://www.coalitionofwomen4peace.org
“I palestinesi ci insegnano a ricominciare ogni giorno”. Con questa frase, l'equivalente di un sorriso, Rita, una piccola sorella che sta a Betlemme, ha risposto al nostro sgomento di fronte al muro di Sharon, a situazioni disperate, e a un sentimento della vita che, all'opposto, non può fare a meno di sgusciare fuori nonostante tutto… Le piccole sorelle sono uno dei tanti segni di speranza e di comunione che abitano questa terra. Tessono relazioni, legami d'amicizia, e, nello stile di una solidarietà silenziosa, con i più deboli condividono tutto.

Passaporti diversi
Insieme a loro sono in tanti a voler ricominciare ogni giorno nella pace. La speranza, infatti, in Israele ha volti e passaporti diversi. Palestinesi sono, ad esempio, le organizzazioni non governative di avvocati che si occupano di tutelare e monitorare i diritti umani di prigionieri, rifugiati e di coloro che vivono nei Territori occupati (es. Al-Haq; Addameer), le associazioni di medici e psicologi (es. Gaza Community Mental Health Program) che aiutano famiglie e comunità intere a rapportarsi con violenze sistematiche di ogni tipo – tra la popolazione palestinese, ci dicevano, è in forte aumento la percentuale di malati di cuore –, e ancora le associazioni che promuovono centri culturali e d'aggregazione per giovani. Ebrei, invece, sono gruppi e movimenti che sentono in primo luogo l'urgenza di cambiare l'opinione pubblica israeliana indicando concrete alternative di pace: New Profile si oppone alla leva obbligatoria; Yesh Gvul (There's a Limit!), fondato nel 1982 in risposta all'invasione israeliana del Libano, aiuta e mette in contatto i refuseniks; B'Tselem (“a immagine di”, espressione tratta dalla Genesi e sinonimo della dignità umana), centro israeliano per i diritti umani nei Territori occupati, cerca di mostrare ai propri connazionali come si vive dall'altra parte del muro. L'informazione, si sa, è indispensabile per compiere delle scelte e agire di conseguenza, e coloro che leggono le pubblicazioni di B'Tselem “possono decidere di non fare nulla, ma non possono dire ‘Noi non sapevamo'”. Fondato nel 1989 da accademici, giornalisti, procuratori e membri della Knesset, B'Tselem è una realtà indipendente, finanziata da contributi israeliani, europei e nordamericani. Non opera distinzioni tra vittime palestinesi e israeliane, tra violazioni commesse dall'Autorità palestinese o israeliana. Tra le sue attività ci sono anche frequenti pressioni ai rappresentanti della Knesset sulle ingiustizie e le violazioni dei diritti umani nei Territori occupati e azioni pubbliche di sensibilizzazione (stand, manifestazioni di protesta). Qualcosa di simile, con tratti più marcatamente “di base”, è portato avanti dall'ICAHD (Israeli Committee against House Demolitions), un comitato di azione diretta e nonviolenta i cui membri bloccano pacificamente i bulldozer mandati a demolire le case palestinesi e mobilitano centinaia di israeliani e palestinesi nella loro ricostruzione.

Crepe ma anche finestre
Crepe nel muro, dicevamo, e insieme finestre. Finestre per guardare fuori, all'altro. Finestre per conoscersi e cercare di capirsi. E Windows (“finestre”, appunto) è il nome di un magazine in arabo ed ebraico quasi interamente realizzato da bambini, palestinesi e ebrei, della zona di Jaffa e Tel Aviv. Un magazine bilingue, il primo, fatto da e per bambini. Nata e cresciuta – tra mille difficoltà – durante la seconda Intifada, questa iniziativa editoriale ha messo in contatto e fatto incontrare, negli anni, bambini di Gaza e del West Bank con bambini di Tel Aviv e di altre città. Li ha fatti studiare insieme giornalismo, ascoltare musica, disegnare. Tra i componenti di “Windows”, l'associazione che dà il nome al giornale, non tutti la pensano allo stesso modo. Ci sono sionisti e antisionisti, ci sono tante, diverse opinioni sul futuro: per tutti l'obiettivo non è quello di raggiungere un accordo, è piuttosto un atteggiamento di ascolto attivo e un sincero tentativo di comprendere le ragioni dell'altro. Mi tornano in mente altri bambini arabi e ebrei che studiano e giocano insieme. Tra i loro disegni può capitare di vedere la bandiera palestinese e quella israeliana una accanto all'altra sullo stesso foglio. Sono i bambini di Hand in Hand, una scuola elementare pubblica, bilingue, in cui le tre appartenenze storiche e religiose – ebraica, musulmana, cristiana – hanno pari dignità e importanza. Nelle classi di Hand in Hand (si contano già tre scuole su questo modello in Israele) di maestre ce ne sono sempre due: una ebrea e una araba, e non esiste traduzione. Nel comunicare ai bambini, infatti, le due maestre si integrano a vicenda, nella convinzione che se, nell'ascolto, si aspetta il turno della propria lingua, difficilmente si farà lo sforzo di afferrare la lingua dell'altro. Centrale, nella stessa ottica, è il lavoro sull'identità: “L'importante è che i bambini non perdano nulla di ciò che sono”, ci spiegava il vice-direttore, perché “solo se prima conosco me stesso potrò poi comprendere l'altro”.

Due parole chiave
Identità, memoria. Due parole-chiave da queste parti, dove città intere sorgono in meno di due anni e case e villaggi da un giorno all'altro scompaiono dalle cartine. Molte sono le iniziative, private e pubbliche, che si propongono di conservare e organizzare un patrimonio collettivo di informazioni, una storia e una geografia che hanno lo stesso valore di alberi e persone e che, come loro, stanno rischiando, pian piano, di non lasciare traccia. Ne cito soltanto due, facilmente consultabili su internet: Palestine-net e Palestine Remembered. Anche questi sono percorsi di giustizia. Tanti, infine, i modi al femminile di credere nel dialogo, in una pace giusta, (Coalition of Women for Peace; International Women's Peace Service) e di lottare, da una parte all'altra del muro che ferisce la città Santa, per uguali diritti tra donne arabe e ebree all'interno della società israeliana (Batshalom).
Infine, un gesto simbolico di solidarietà in preparazione in questi mesi: da numerosi Paesi stanno arrivando in Palestina coloratissime bandiere di protesta che, cucite insieme, andranno a formare un'unica bandiera che sarà appesa a coprire il muro in costruzione. “Flag Project”, lanciato solo grazie al passaparola dall'associazione IPYL (International Palestinian Youth League), si concluderà così, all'inizio del 2005, con un evento mediatico di risonanza mondiale.

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