Il principio etico della sostenibilità
La globalizzazione della finanza e dei mercati rappresenta probabilmente uno degli aspetti più vistosi dell'epoca nella quale viviamo. Forse un solo altro carattere di questo nostro tempo sembra essere altrettanto pervasivo, quello, per usare l'espressione di Giuliano Pontara, della “globalizzazione della violenza e della violenza della globalizzazione”. Al punto che ormai sono in molti a vedere proprio nel rapporto stretto fra la “planetarizzazione” della finanza e quella della violenza la faccia più oscura della globalizzazione.
Al primo di questi due aspetti è dedicato il breve saggio di Elvio Bonalumi.
Nell'approccio dell'autore, la “globalizzazione” nasconde una realtà complessa, poiché “nella globalizzazione l'uomo è implicato sia come destinatario sia come soggetto attivo, cioè come persona nella sua libertà, il cui concreto esercizio conduce al bene e al male”. Assumendo la centralità del soggetto umano, la globalizzazione non diviene ineluttabile, ma il frutto di precise scelte nelle quali si esercitano responsabilità personali.
Le ambiguità non si limitano alla presenza di aspetti disumanizzanti nei processi sociali ed economici della globalizzazione, ma anche al contrasto insanabile fra tendenze alla globalizzazione e alla localizzazione, fra affermazione della libertà globale dei mercati e tentazioni protezioniste, fra universalità dichiarata e interessi locali, fra accesso di alcuni e esclusione di altri.
La matrice comune della globalizzazione economica va ricercata nel “capitalismo competitivo”, vero “codice genetico della globalizzazione”. L'esplosione conseguente dei fenomeni di mondializzazione economica appare legata a fattori, come la caduta del blocco comunista, l'emergere di mezzi di comunicazione e trasporto, la liberalizzazione della circolazione internazionale del capitale, le politiche anti-inflazionistiche dei Paesi ricchi, la concorrenza sul piano dei prezzi, il modello del capitalismo americano, il consumismo come cultura dominante mondiale, l'espansione del diritto di proprietà intellettuale, le politiche protezioniste.
Ad aggravare tale situazione contribuisce una finanza che ha perso il contatto con i luoghi tradizionali di produzione della ricchezza e che appare sempre più anarchica e legata a una massimizzazione dei guadagni a scadenze sempre più brevi. La separazione fra finanza ed economia reale è evidente se si tiene conto, spiega Bonalumi, che è mutato radicalmente il luogo degli scambi: “Il mercato finanziario globale può essere descritto come una struttura unica, al cui interno si svolge ogni pensabile attività economica: essa non è localizzabile a Tokio o a Londra o a New York, ma sussiste nel cyberspazio”.
Di fronte a questa situazione il testo fornisce alcuni principi guida per l'elaborazione (l'espressione è di Hans Küng ma è stata recentemente fatta propria anche da Leonardo Boff) di un'ethos mondiale. Qui, accanto ai principi sociali tradizionali (centralità della persona umana, solidarietà e sussidiarietà, principi essenziali per la costruzione del bene comune), Bonalumi aggiunge il “principio di sostenibilità”. È questo un aspetto fra i più interessanti del volume, che propone di integrare nell'etica cattolica tale principio. Il principio di sostenibilità non ha solo un risvolto ecologico (la limitazione dei consumi e la scelta di stili di vita più essenziali), ma soprattutto sociale. Perché la sostenibilità è un valore che si realizza solo nella pluralità, “in rete” tanto con i nostri contemporanei quanto con le generazioni future, alle quali dovremo restituire il mondo che ci hanno lasciato in prestito.
Note
[[Img4807]]Elvio BonalumiFinanza e mercato nella globalizzazione. Una riflessione etica
EDB, Bologna 2004, pp. 87