L'orrore non è errore
Leggere i Diritti dei bambini sanciti dalla comunità internazionale in caso di conflitto genera due sentimenti contrastanti. Da un lato speranza, perché siamo in presenza di una buona legislazione internazionale che permetterebbe, se applicata, di preservare i bambini da tanti orrori; dall'altra frustrazione, perché i quasi cinquanta conflitti aperti in tutto il mondo vedono i minori sfruttati, maltrattati, vittime di ingiustizie e atrocità.
Bambini vittime principali
I bambini continuano a essere le vittime innocenti nella spietata lotta per il potere. Le scuole non sono più luogo sicuro, ma vengono sistematicamente distrutte dagli eserciti o dai guerriglieri e gli insegnanti diventano obiettivo strategico nelle guerre etniche. Si proteggono i pozzi petroliferi e gli oleodotti, ma non si creano luoghi sicuri per i bambini. Gli ospedali diventano obiettivi importanti: in Mozambico fra il 1982 e il 1990 il 70% degli ospedali è stato distrutto, e a Sarajevo il principale ospedale della città durante il conflitto ha subito 180 bombardamenti. Gli aiuti umanitari finiscono spesso in mano alle bande armate o vengono riservati agli eserciti e così la fame e le malattie legate alla denutrizione uccidono molto più delle bombe. Con i campi seminati di mine o di ordigni inesplosi e i pozzi distrutti accade che l'unico modo che i ragazzi hanno per sopravvivere sia arruolarsi in un esercito – regolare o meno – dove trovano la famiglia che non hanno più, cibo e protezione. In Myanmar (l'ex Birmania) si sono registrati casi di genitori che hanno offerto i propri figli ai guerriglieri perché i ribelli potevano fornire due pasti al giorno e vestiti. Gli abusi sessuali diventano arma strategica nei conflitti etnici o negli arruolamenti forzati delle bambine; la prostituzione minorile si trasforma in una risposta alla necessità di sopravvivere e sono tristemente noti i casi di prostituzione di ragazze fra i 12 e i 18 anni in coincidenza dell'arrivo di truppe impegnate in operazioni di peace-keeping o nei campi profughi.
Un piano d'azione
Nel maggio 2002 l'ONU ha dedicato all'Infanzia una Sessione Straordinaria. Mai prima di allora tanti capi di Stato si erano riuniti ad ascoltare i bambini che chiedevano: “…la fine della guerra: i leader mondiali risolvano i conflitti con un dialogo pacifico invece di usare la forza. I bambini profughi e vittime di guerra siano protetti in ogni modo e abbiano le stesse opportunità di tutti gli altri bambini. Vogliamo il disarmo, l'eliminazione del commercio delle armi e la fine dell'impiego di bambini come soldati”. (Un mondo a misura di bambino, Documenti ONU: Sessione speciale sull'infanzia, New York 8-10 maggio 2002, p. 31)
Al termine della Sessione la comunità internazionale ha assunto nei confronti dei minori altri impegni, racchiusi nel “Piano d'azione” (Idem, pp. 23s. ): attuare misure efficaci di protezione dei bambini che vivono nelle regioni sotto occupazione straniera, porre fine al reclutamento e all'uso di bambini soldato, perseguire e porre fine all'impunità dei responsabili di genocidio, di crimini contro l'umanità e di crimini di guerra, adottare misure concrete contro ogni forma di terrorismo, porre un freno al traffico illecito di armi leggere e di piccolo calibro, proteggere i bambini dai pericoli delle mine e degli ordigni inesplosi, valutare e controllare con regolarità le conseguenze delle sanzioni sui bambini …
Riusciremo mai a trovare il modo per far sì che tante convenzioni, dichiarazioni e promesse si trasformino in atti concreti?
Allegati
- Guerre e bambini (17 Kb - Formato rtf)Alcuni paesi coinvolti in conflitti.