Dossier
Precari per forza
A cura di Anna Scalori
Precari sono coloro che debbono pregare qualcuno per ottenere un lavoro, o per conservarlo… Dopotutto il termine precarius possedeva in origine la duplice accezione di qualcosa che si pratica soltanto in base a un’autorizzazione revocabile, e che è stato ottenuto non già per diritto, bensì per mezzo di una preghiera. Forse non sapevano, quei lontani giuristi, di anticipare quella che sarebbe stata definita l’essenza della modernità (L. Gallino, Italia in frantumi, 2007).
Essenza dunque. Non sfumatura o accessorio, ma parte fondante di una condizione tutt’altro che transitoria.
Ciò che a fatica nel tempo è divenuto diritto oggi sembra tornare prepotentemente ad essere concessione, favore o casualità, con una ricaduta capillare nella vita delle persone: dalla capacità economica agli aspetti relazionali, dalla possibilità di progettare il proprio futuro al vivere alla giornata, dall’idea di sé al modo di guardare il mondo.
Bauman ne traccia un disegno nitido quando afferma che “l’ingrediente cruciale del cambiamento è la nuova mentalità ‘a breve termine’ che si è sostituita a quella a lungo termine”…
Lo slogan del momento è “flessibilità” che applicato al mercato del lavoro significa la fine del lavoro “come lo conosciamo”, significa contratti a breve termine, contratti rinnovabili o lavori senza contratto, posizioni prive di sicurezza intrinseca ma regolate dalla clausole del “fino a nuovo avviso”… Si potrebbe affermare, naturalmente, che questa situazione ha ben poco di sorprendente, che la vita lavorativa da tempo immemorabile è fortemente caratterizzata dall’incertezza; tuttavia l’incertezza di oggi è di un genere straordinariamente nuovo. I disastri paventati, che possono sconvolgere la vita e le prospettive di una persona, non sono del tipo che si può evitare o quanto meno contrastare o ammorbidire unendo le forze, prendendo una posizione comune, discutendo, concordando e applicando correttivi… L’incertezza odierna è un potente fattore di individualizzazione, essa divide anziché unire e, poiché non è possibile dire chi si sveglierà in questo o in quello scompartimento, l’idea di “interessi comuni” diventa sempre più nebulosa e in definitiva incomprensibile. Paure, ansie e risentimenti sono fatti in modo tale da essere sopportati in solitudine; non si sommano, non si coagulano in una “causa comune”… (La società individualizzata, Z. Bauman, Il Mulino 2002).
In questo tempo in cui la globalizzazione irrompe nell’organizzazione e nelle connessioni sociali diventa allora importante non solo avvertire ma tentare di comprendere l’enorme portata della precarietà che ci circonda nelle sue varie sfaccettature.
Quanta ingiustizia e quanta violenza c’è in questo sistema? Nella precarietà di un permesso di soggiorno o di un lavoro interinale che si trascina di trimestre in trimestre senza mai tramutarsi in contratto a tempo indeterminato?
Quanta ingiustizia e quanta violenza c’è nella possibilità di accesso a servizi sociali e sanitari che varia enormemente a seconda della regione in cui si risiede? Nell’arretramento delle condizioni di lavoro di milioni di persone e delle condizioni di vita e del tessuto civile della nostra società?
Gli articoli che seguono si soffermano su quattro delle possibili declinazioni della precarietà: il lavoro, la cittadinanza, le relazioni, il welfare, in modo che possano esserne comprese (o almeno percepite, data la necessaria sintesi richiesta dagli articoli di una rivista) le importanti ricadute nelle varie dimensioni della vita e dell’esperienza umana.
Sommario:
Una vita in bilico
L’ insicurezza del lavoro e del reddito invade tutte le sfere della vita. E la precarietà diventa un status di vita che condiziona scelte e relazioni.Luciano GallinoDall’assistenza allo stato
Cosa sta accadendo ai nostri diritti sociali essenziali come la casa, i servizi o la pensione? Una lettura di parte di quanto accade nel nostro Paese.
Dalla parte dei poveri.Paolo FerreroAmori a ritmo produttivo
Precarietà e relazioni sociali: dalla sicurezza all’instabilità, dal dono alla negoziazione, dalla reciprocità alla contrattazione. Anche nell’amore.Paola Di NicolaIl punto di non ritorno
A chi giova la negazione dei diritti? Immigrati, rom, cittadini e stranieri, sotto la lente di ingrandimento della carità. E dei diritti umani.Roberto Davanzo
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